Continua la polemica attorno al The Joe Rogan Experience, uno dei podcast più ascoltati al mondo
“Stiamo lavorando per aggiungere un avviso di contenuto a ogni episodio podcast che include una discussione sul COVID-19. Questo avviso indirizzerà gli ascoltatori al nostro COVID-19 Hub dedicato, una risorsa che fornisce un facile accesso a fatti basati su dati, informazioni aggiornate condivise da scienziati, medici, accademici e autorità sanitarie pubbliche di tutto il mondo, nonché collegamenti a fonti affidabili”. Alla fine Spotify ha preso una posizione in merito al dibattito sulla propria piattaforma. Vi riassumiamo in breve cosa è successo nelle scorse settimane (qui trovate la spiegazione più lunga): a metà gennaio un gruppo di scienziati e ricercatori ha chiesto alla piattaforma di streaming di prendere provvedimenti contro Joe Rogan, tra i podcaster più noti e ascoltati, che pochi giorni prima aveva ospitato un discusso medico e con lui aveva parlato di vaccini e coronavirus; nei giorni scorsi si è aggiunta la protesta del cantante Neil Young, che ha chiesto al proprio staff di rimuovere l’intera libreria di suoi brani da Spotify. In sintesi questa la richiesta all’azienda: o tenete Rogan, o tenete Young, non entrambi.
Sono anni che attorno alle Big Tech – da Facebook e Twitter in giù – si è acceso uno scontro in merito al dibattito sui vaccini. In alcuni casi è evidente che le piattaforme hanno dato la possibilità a politici, content creator e influencer male informati (o in mala fede) di diffondere teorie errate sui vaccini e sul coronavirus. In merito al podcast show di Joe Rogan, che Spotify si è aggiudicato in esclusiva per 100 milioni di dollari, la questione si è complicata sempre di più. L’attenzione è aumentata soprattutto dopo le puntate in cui sono stati ospitati Robert Malone e Peter McCullough. Come si legge sulla stampa, questo polverone sarebbe costato a Spotify 2 miliardi di dollari in perdita di valore di mercato.
Sempre dal sito ufficiale di Spotify l’amministratore delegato Daniel Ek si è espresso in merito alla vicenda. “Sulla base del feedback delle ultime settimane – ha scritto – mi è chiaro che abbiamo l’obbligo di fare di più per fornire equilibrio e accesso alle informazioni ampiamente accettate dalle comunità mediche e scientifiche che ci guidano in questo periodo senza precedenti”. Un avviso scritto su ciascun podcast che informa gli utenti in merito al contenuto non è certamente nulla di nuovo: sono anni che Facebook e le altre piattaforme operano in questa maniera.
Sulla questione è intervenuto anche lo stesso Joe Rogan con un video di dieci minuti pubblicato su Instagram. «Questi podcast – ha detto – sono molto strani perché sono solo conversazioni. E spesso non ho idea di cosa sto per discutere finché non mi siedo e parlo con le persone. Ed è per questo che alcune delle mie idee non sono così preparate o elaborate […], ma faccio del mio meglio e sono solo conversazioni, e penso che questo sia anche il fascino dello show. È una delle cose che lo rende interessante. Quindi voglio ringraziare Spotify per essere stato così di supporto durante questo periodo, e mi dispiace molto che questo stia succedendo a loro e che ci stiano prendendo così tanto». Nel frattempo Neil Young non sembra essere l’unico ad aver preso una decisione drastica per abbandonare Spotify.