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È quanto emerge dall’ultimo rapporto annuale Assobiotec-Federchimica ed ENEA, che aggiorna il quadro del comparto biotech a livello nazionale
Quasi 800 imprese, 13mila addetti, oltre 10 miliardi di fatturato. È la fotografia scattata dal rapporto annuale Assobiotec-Federchimica ed ENEA, “Le imprese di biotecnologie in Italia”, che offre un quadro dettagliato e approfondito del settore biotech nell’ultimo biennio. Ad emergere è un comparto vivo e vitale, caratterizzato da una forte intensità di ricerca e sviluppo, che ha saputo reggere bene all’impatto della crisi pandemica.
“Forse non tutti lo sanno, ma le biotecnologie sono state alla base di tutte le risposte alla crisi pandemica: dal sequenziamento del genoma del virus alla diagnostica molecolare, dai vaccini agli anticorpi monoclonali e agli antivirali, tutto è basato sul biotech”, sottolinea Elena Sgaravatti, vicepresidente Assobiotec-Federchimica. “E anche oggi le biotecnologie possono giocare ancora una volta un ruolo cruciale di fronte a nuove, urgenti, drammatiche necessità: crescita economica sostenibile, diversificazione e ampliamento delle fonti energetiche, ma anche capacità di approvvigionamento di materie prime per l’alimentazione umana e animale”, continua Sgaravatti.
“Grazie al PNRR, l’Italia ha una straordinaria occasione per ripartire e non può permettersi adesso di sbagliare. Scegliere di avviare riforme e investire le risorse del Next Generation EU sull’innovazione significa traghettare il Paese verso un futuro migliore e il biotech è certamente una tecnologia che, in questa prospettiva, non può essere trascurata”.
I numeri delle imprese biotech
Dopo una lieve flessione a fine 2020, il numero di imprese è tornato a crescere nel 2021, superando con 790 aziende il livello raggiunto a fine 2019. La crescita ha interessato tutti gli ambiti di applicazione delle biotecnologie, soprattutto le imprese dedicate alla R&S biotech – ovvero quelle che investono almeno il 75% del proprio budget dedicato a R&S nella ricerca biotecnologica – a controllo italiano, trainate da quelle con applicazione prevalente nelle biotecnologie industriali. Anche nel 2021 la quota maggioritaria delle imprese biotech nazionali è rappresentata da microimprese, seguita dalle piccole, arrivando a raggiungere poco più dell’82% del totale.
Fonte: BioInItaly Report 2022
Guardando ai settori di applicazione, a fare la parte del leone sono sempre le imprese attive nell’ambito della salute umana. Tuttavia, si conferma la progressiva e continua crescita della quota di imprese che hanno come applicazione prevalente le biotecnologie industriali, con un aumento del 29% fra il 2014 e il 2021 e, soprattutto nell’ultimo periodo, di quelle per agricoltura e zootecnia, che segnano un incremento del 35% nello stesso arco temporale.
Fonte: BioInItaly Report 2022
Rispetto alla diffusione geografica delle imprese, negli ultimi anni si registra una progressiva diffusione su tutto il territorio nazionale del tessuto produttivo del biotech, con una crescita delle regioni del Mezzogiorno e del Nord Est, particolarmente presenti nel settore delle biotecnologie industriali. La Lombardia e, in generale, le regioni del Nord, si confermano polo di primaria importanza per produzione e fatturato biotech.
Fonte: BioInItaly Report 2022
Il fatturato delle imprese biotech
Il fatturato nel 2020, anno in cui è stato massimo l’impatto dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19, ha mostrato una sostanziale tenuta, registrando rispetto al 2019 un calo del 5%, pari a meno della metà di quanto registrato dal fatturato dell’industria italiana nel suo complesso, con una contrazione del 12%. Significativa, in tal senso, è la forte e continua crescita che ha invece contraddistinto il fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech a controllo nazionale, che ha fatto registrare un aumento del 30%.
Fonte: BioInItaly Report 2022
Guardando al totale delle imprese, circa tre quarti del fatturato è generato dal settore della salute, ma un considerevole 17% è prodotto da quello dell’industria e dell’ambiente. Le applicazioni industriali, all’agricoltura e alla zootecnia sono più recenti rispetto a quelle per la salute umana, ma stanno ricevendo una sempre maggiore attenzione anche in relazione alle grandi sfide del presente: dalla sostenibilità delle attività umane all’approvvigionamento di risorse strategiche per i nostri sistemi produttivi.
Fonte: BioInItaly Report 2022
La quota maggioritaria del fatturato delle imprese biotech è concentrata in Lombardia, Lazio, Toscana e Piemonte, superando anche nel 2020 il 90% del totale, con la Lombardia in prima posizione, grazie a un valore che supera il 51%. Un primato, però, che viene intaccato se andiamo a guardare alle biotecnologie industriali, per le quali si registra una continua crescita del peso delle regioni del Nord Est: il fatturato delle imprese legato a questo tipo di produzioni è infatti è cresciuto di oltre il 68% fra il 2014 e il 2020, portando la relativa quota dal 9% al 14%. Nel Nord Ovest, nel Lazio e in Toscana, invece, si concentra circa il 93% del fatturato generato nell’ambito della salute umana.
Fonte: BioInItaly Report 2022
Gli investimenti in ricerca e sviluppo
Per quanto riguarda gli investimenti in ricerca e sviluppo, le imprese del comparto “dedicate” hanno mostrato un’accelerazione nel 2020 rispetto agli anni immediatamente precedenti, con un incremento del 7% sul 2019 trainato dalle imprese con applicazioni nella salute umana e nell’industria. Anche per gli investimenti in R&S biotech la crescita registrata dalle imprese dedicate alla R&S biotecnologica è stata maggiore rispetto a quella media del comparto, con un aumento del 15% nel 2020 rispetto al 2019.
Fonte: BioInItaly Report 2022
La maggior parte degli investimenti intra-muros in R&S biotech – ovvero quelli svolti dalle aziende con proprio personale e con proprie attrezzature – si concentra nell’ambito della salute umana, sfiorando nelle prime 4 regioni (Lombardia, Lazio, Toscana, Piemonte) l’85% del totale nel 2020, con la Lombardia (36%) seguita da Lazio (24%) e Toscana (circa il 19%).
D’altro canto, il Mezzogiorno e il Nord Est si caratterizzano per una forte specializzazione nelle aree della bioeconomia anche per quanto riguarda gli sforzi di ricerca. La loro quota congiunta sul totale degli investimenti in R&S è per le biotecnologie industriali di quasi il 23%, mentre per le biotecnologie “verdi” supera il 58% nel 2020.
Fonte: BioInItaly Report 2022
“I nuovi dati del rapporto non solo confermano la tenuta del settore delle biotecnologie in Italia nel 2020, l’anno più duro della crisi pandemica legata al COVID-19, ma ne evidenziano un ulteriore incremento degli investimenti in R&S”, commenta Gaetano Coletta, responsabile ENEA “Offerta e Valorizzazione Servizi di Innovazione”.
“Prosegue, inoltre, la crescita delle biotecnologie per l’industria, l’ambiente, l’agricoltura e la zootecnia, accanto al nucleo centrale delle biotecnologie per la salute umana, aprendo interessanti opportunità di innovazione e cambiamento strutturale per il nostro sistema produttivo”, continua Coletta. “Questo settore si conferma, quindi, come un volano dell’innovazione nazionale, sempre più cruciale per rispondere alle nuove sfide che la nostra società si trova a fronteggiare, come l’emergenza sanitaria, la sostenibilità ambientale e la dipendenza energetica”.
Startup e PMI innovative
Le giovani società innovative costituiscono un ponte importante fra la ricerca di base e dei centri di ricerca e le imprese più consolidate. Queste realtà svolgono, inoltre, un ruolo attivo nello sviluppo di nuovi prodotti e processi non solo nella filiera farmaceutica, ma anche nel biotech industriale e nell’agro-zootecnia, consentendo ad aziende già affermate sul mercato di acquisire nuove competenze e tecnologie avanzate e, quindi, di entrare in nuovi mercati attraverso operazioni di M&A.
Da rilevare che nel 2020 i nuovi posti di lavoro nelle biotecnologie sono attribuibili alle startup innovative per il 65%, anche se queste nello stesso anno rappresentano una quota di solo il 6% dell’occupazione biotech totale, contribuendo a sostenere soprattutto la crescita del personale addetto alla R&S nel settore.
Fonte: BioInItaly Report 2022
La maggior parte delle startup e PMI innovative anche in questo caso opera nell’ambito della salute umana (48%), seguita dalle imprese impegnate in ambito bio-industriale (30%) e quelle del settore agro e GPTA – Genomica, Proteomica e Tecnologie Abilitanti – con una percentuale simile, rispettivamente del 13% e 12%.
Fonte: BioInItaly Report 2022
Le fonti di finanziamento
Quali sono le fonti di finanziamento a cui le realtà biotech presenti sul territorio nazionale hanno fatto ricorso per sostenere i propri investimenti? Secondo quanto rilevato dai questionari inviati alle imprese, la raccolta del capitale necessario proviene prevalentemente dalle risorse messe a disposizione dalla proprietà: sotto forma di utili non distribuiti e di conferimenti di capitale da parte dei soci. Dai dati raccolti fra il 2017 e il 2020 si registra poi una crescita di società finanziate da venture capital – private equity e business angel.
Fonte: BioInItaly Report 2022
Grande rilevanza anche per il capitale da prestito, costituito in primo luogo da crediti bancari, seguiti dal ricorso al leasing, rispettivamente circa il 30% e il 10%. Entrambi gli strumenti vengono impiegati maggiormente dalle imprese di medie dimensioni. Resta molto importante il ruolo delle sovvenzioni e dei contributi a fondo perduto, di cui beneficiano sempre più imprese (nel 2020 oltre il 30%), in prevalenza di dimensioni medio grandi e attive nelle applicazioni per la salute umana.
Fonte: BioInItaly Report 2022
Il venture capital nel biotech
Mettendo a confronto il numero di operazioni di finanziamento per Francia e Germania con quello relativo all’Italia, il quadro è desolante: il nostro Paese, infatti, ne esce con le ossa rotte, con un taglio medio degli investimenti per il 2021 di 5 milioni di euro, che seppure raddoppiato rispetto a quanto visto per il 2020, risulta comunque quasi dimezzato rispetto all’equivalente tedesco e pari a meno di un terzo rispetto a quanto avviene in Francia.
Fonte: BioInItaly Report 2022
Scendendo nel dettaglio, nel 2021 in Italia sono state registrate 22 operazioni di finanziamento in ambito biotecnologico, per un totale di circa 112 milioni di euro. La maggioranza delle operazioni, 16 su 22, corrispondenti al 73%, è avvenuta a favore di imprese biotech considerate high-tech, posizionando il settore come tra quelli a più alta tecnologia. In particolare, il taglio medio per investimento nel biotech, che si attesta intorno ai 5 milioni di euro, risulta inferiore al taglio medio per un investimento nel high tech biotech, che ha superato nel 2021 i 6 milioni di euro.
Fonte: BioInItaly Report 2022