Nata ad aprile a Milano, ha già finalizzato una importante iniezione di capitale. Il suo business? La consegna a domicilio di casse d’acqua (e non solo). StartupItalia ha intervistato l’Ad
Quante volte ci sarà capitato di dover accollarci le casse d’acqua da portare a casa? Un problema quotidiano ancora fin troppo diffuso non solo in Italia ma in tutta Europa. Bevi, startup fondata a Milano il mese scorso da un’intuizione di Federica Lettieri e Hendrik Wawers, nasce proprio con questo scopo: risolvere il problema quotidiano del trasporto di casse dell’acqua garantendo un servizio di consegna a domicilio di carichi pesanti di prodotti beverage rivolto a privati e piccoli uffici, in modo veloce, ecologico e a costi competitivi.
La startup ha appena chiuso un round di finanziamento di 2 milioni di dollari guidato da FoodLabs, investitore leader in Europa nell’Early Stage FoodTech e al suo primo investimento in Italia. Al round hanno partecipato anche business angels italiani come Matteo Pichi (fondatore di Pokehouse) e Vincenzo Ferrieri (fondatore di Cioccolati Italiani & Bun Burger).
La giovane startup punta a diventare leader nel mercato europeo, un progetto che inizia in Italia, ma che ambisce a oltrepassare i confini nazionali entrando nel mercato europeo, con un giro d’affari stimato di oltre 375 miliardi di euro.
La storia Federica Lettieri e Hendrik Wawers
Il progetto nasce dall’idea di due giovani imprenditori, Federica Lettieri e Hendrik Wawers, coppia italo-tedesca nel lavoro e nella vita, con un background lavorativo all’interno di società di consulting a Berlino, che si impegnano per risolvere il problema quotidiano di dover trasportare a casa pesanti casse d’acqua dal supermercato attraverso un servizio a domicilio, rapido (le consegne avvengono entro 3 ore dall’ordine), senza costi aggiuntivi e con il vuoto a rendere.
I due si incontrano a Barcellona ancora studenti, vivono tre anni a Berlino e decidono di fare ritorno in Italia, dove si rendono conto della mancanza di un servizio di consegna delle bevande a domicilio, rapido e conveniente. Nonostante l’aumento dei supermercati con diverse opzioni di delivery, permane un gap riguardante le bevande e i prodotti ingombranti. Così in seguito a un sondaggio, con un riscontro positivo da parte degli intervistati, Federica e Hendrik decidono di rivolgersi a un fondo di investimento per far partire il progetto.
Intervista a Federica Lettieri
Federica, napoletana, classe 1993, si trasferisce a Londra per studiare Business Management al King’s College. Al conseguimento della laurea triennale torna a Milano per uno stage in EY, seguito da un Master in International Management alla Bocconi e uno all’università di Esade di Barcellona dove incontra Hendrik. In seguito al Master entra nuovamente in EY, dove lavora in ambito corporate finance, principalmente nel team M&A. A maggio 2020 decide di trasferirsi a Berlino per lavorare in Urban Sports Club, a dicembre 2021 (in piena pandemia) inizia a dedicarsi al progetto di Bevy.
Perché Bevy? Il mercato è pieno di e-commerce e di delivery
“Bevy nasce da un’esigenza come cliente prima che da un’ambizione imprenditoriale. Gli e-commerce e delivery esistenti impongono limiti di peso sulle bevande ed in generale sui prodotti ingombranti come le casse d’acqua. I fornitori più tradizionali che offrono il servizio senza limite di peso hanno spesso costi di consegna elevati, prezzi inaccessibili e soprattutto sono lenti con poca flessibilità nella scelta dell’orario di consegna. Abbiamo voluto combinare la mentalità del “delivery” ad un lavoro antico come quello dell’”acquaiolo”. Molti hanno detto che non siamo una “vera” startup perché facciamo un’attività che esiste da sempre, ma per innovare non bisogna necessariamente reinventare la ruota, a volte basta ri-adattarla”.
L’80% degli italiani compra acqua in bottiglie di plastica monouso. Come intendete affrontare questa cattiva abitudine?
“Bevy fa il possibile per abbattere le differenze economiche e logistiche tra vetro e PET che normalmente sono a carico del consumatore: consegna gratuita alla porta, prezzi competitivi anche sul vetro e minimo d’ordine basso (per le case con poco spazio a disposizione). Con questo approccio, i nostri utenti sono più aperti a provare il vetro.
Per ora la nostra economia circolare si è incentrata sul vetro, perché il vuoto a rendere su questo materiale è tradizionalmente più diffuso. L’obiettivo a medio termine è estendere il vuoto a rendere ad altre tipologie di imballaggi (es. PET) e categorie di prodotti (come bibite, birra). Abbiamo già avviato confronti con esperti del settore per capire quali possano essere gli step da seguire per realizzare questa visione nel più breve tempo possibile. Siamo appena partiti, la strada è lunga ma noi siamo ottimisti”.
Un progetto non solo efficiente ma anche sostenibile in un Paese, l’Italia, con il più alto numero di consumo di bevande in PET di tutta Europa. Bevy punta dunque a uno stile di vita sempre più green educando il consumatore all’acquisto e alla restituzione di bottiglie in vetro riciclabili con prezzi agevolati, diventando la principale alternativa alle bottiglie di plastica. A enfatizzare l’aspetto sostenibile del progetto sono anche le consegne con veicoli elettrici, con il risultato di diminuire le emissioni di anidride carbonica nell’ambiente.
Siete stati stati destinatari del primo finanziamento in Italia di FoodLabs
“Mission altrettanto importante per Bevy è quella di diventare un modello su scala nazionale, dimostrando ai fondi europei che l’Italia è un mercato attrattivo per il venture capital al pari della Germania e della Francia. Crediamo molto nel potenziale italiano e su Milano come un hub in tal senso. Abbiamo ricevuto manifestazioni di interesse da parte di molte fondi di investimento. Alla fine siamo stati selezionati da FoodLabs, per cui siamo stati i destinatari del loro primo finanziamento in Italia. Speriamo quindi di poter fare da apripista per tutte le altre startup innovative”.
Prossimi passi?
“Stiamo lavorando su più fronti, ma il focus principale ora è quello di costruire un team tecnico interno per migliorare l’esperienza digitale dell’utente ed al tempo stesso automatizzare ancor di più la nostra logistica interna per assicurare eccellenza del servizio e scalabilità”.
Un commento da giovane donna imprenditrice
“Ho iniziato da troppo poco per poter avere una idea chiara su cosa significhi essere donna e imprenditore. Ciò nonostante ho notato, e non solo da imprenditore ma più in generale in ambito lavorativo, che devi fare più fatica per essere presa sul serio se sei donna. È un punto su cui in Italia si può e si deve fare ancora molto. Spero di poter dare il mio contributo in questo ambito e la sfida non mi spaventa. Sono estremamente fortunata perché nella mia famiglia le donne hanno sempre avuto ruoli lavorativi cruciali, mia madre Maria e mia sorella Anna Laura mi hanno dimostrato che non si deve scegliere tra famiglia e vita professionale e sono da sempre il mio più grande esempio di una vita al femminile completa “.