“Quando è stata fondata, Knobs aveva un capitale sociale di 900 euro”. È il 2014 e tre ricercatori del Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano, Vincenzo Rana, Francesco Bruschi e Alessio Pagani, decidono di fondare una software house per aiutare le aziende a realizzare progetti basati su tecnologie all’avanguardia. “La nostra realtà nasce specializzata in prototipazione rapida, progettazione e sviluppo di progetti software e hardware complessi, anche in ambito IoT”, racconta Rana, attuale ceo, a StartupItalia.
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Uno dei segreti di Knobs sta nella capacità del team, che tra dipendenti e collaboratori conta oggi oltre 50 ragazzi, con un’età media di 26 anni, di poter offrire consulenza in ogni fase dei progetti seguiti. “Siamo un team distribuito, che lavora in contatto costante da molte sedi diverse, tra l’Italia e l’Europa occidentale. Abbiamo competenze full-stack per integrare le tecnologie e i linguaggi più avanzati, anche in ambito IoT”, spiega Rana. “Tra le tecnologie più promettenti approfondite fin dall’inizio da Knobs c’è anche blockchain. Soprattutto a partire dalla comparsa e diffusione di Ethereum, tra il 2015 e il 2016, che ha reso possibile la messa a terra dei primi casi d’uso concreti”.
Dal 2019 l’azienda inizia a sperimentare sistemi basati sui non-fungible token. L’anno seguente, Knobs inaugura una piattaforma per la distribuzione di nft tramite Qr-code. Il portale, lanciato in collaborazione con l’Osservatorio blockchain & distributed ledger del Politecnico di Milano, fa da apripista a una crescita costante della società. “Fino all’anno scorso non abbiamo mai fatto ricorso né a finanziamenti, né a round”, sottolinea il ceo. Fondi diventati necessari quando i soci decidono di ampliare il personale della società, insieme a Smart Capital, realtà specializzata in investimenti di minoranza in aziende italiane d’eccellenza. “Il nostro fatturato è superiore di tre o quattro volte rispetto a quello dello scorso anno e si aggira tra i due e i tre milioni di euro“.
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StartupItalia: Insieme a Smart Capitals, lo scorso anno avete fondato anche Urania Tech. Di cosa si tratta?
Vincenzo Rana: «È una holding di partecipazione industriale che ha l’obiettivo di individuare e valorizzare startup e Pmi innovative attive nel mondo della tecnologia, con prevalenza in ambito blockchain. In questi giorni stiamo chiudendo il primo round di investimenti su Urania, che ci consentirà di finanziare e favorire la crescita di un maggior numero di realtà. In più, stiamo stringendo un accordo con BCode, una spin-off del Politecnico di Milano che offre alle aziende prodotti e soluzioni blockchain pronti all’uso. Knobs la finanzierà acquisendo una quota di minoranza».
SI: Anche l’Italia, seppure in ritardo, si sta aprendo alle nuove tecnologie, sia dal punto di vista accademico, sia imprenditoriale.
VR: «Come ricercatore e docente al Politecnico di Milano, al Mip, e in altre realtà nazionali e internazionali, sono impegnato in prima linea nella formazione dei futuri specialisti del settore sui temi legati alla tecnologia blockchain. È un momento di grande fermento su tutto il territorio nazionale, con la nascita di corsi e master e una richiesta sempre più forte di educazione tecnologica, che a volte proviene proprio dai ragazzi. C’è ancora molto da fare, ma sono fiducioso che presto saremo in grado di soddisfare la spinta positiva di avvicinamento a blockchain e saranno proprio i giovani i migliori ambasciatori dell’opportunità da cogliere in un futuro ormai alle porte».
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VR: «Abbiamo già vissuto diverse fasi simili a quella attuale, si pensi al crypto winter del 2018. Eppure, la tecnologia blockchain ne è sempre uscita rafforzata, almeno finora. In ogni caso, le potenzialità e le prospettive della tecnologia blockchain rimangono inalterate. Anzi, da un certo punto di vista, la rapida diminuzione di alcuni di questi asset digitali, come alcuni criptovalute e token, anche nft, consente di allontanare gli speculatori e far crollare i progetti meno solidi. Lasciando invece spazio alla nascita e all’evoluzione di progetti di valore».

SI: Di nft, Knobs si occupa da diverso tempo. In quali ambiti avranno maggiore possibilità di sviluppo?
VR: «Il concetto alla base degli nft può trovare applicazione potenzialmente in qualsiasi settore professionale e creativo. Ad esempio, lo scorso anno abbiamo ideato un sistema di distribuzione di token nft tramite una lotteria verificabile e con un’esperienza utente molto semplice, anche per non addetti ai lavori. Le declinazioni di questo strumento sono ancora tutte da scoprire, ma ne vediamo già alcune. Dal mondo del gaming e dei digital collectibles, alla gestione dei dati sanitari e delle cartelle cliniche. Dall’arte digitale e il mondo dell’intrattenimento, al marketing e alla tracciabilità di filiera, fino alla certificazione di documenti e dati».
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SI: Oltre alle trasformazioni che un uso più diffuso di blockchain potrebbe portare.
VR: «L’impiego di blockchain può portare, nel suo complesso, ai più profondi cambiamenti. Parliamo di nuovi modelli di gestione delle identità e dei dati personali, come i paradigmi di self-sovereign identity, e della possibilità di restituire trasparenza a tutti i processi resi opachi dall’automazione dei procedimenti e dell’elaborazione dei dati. Immaginiamo l’impatto che potrebbe avere sulle attività della pubblica amministrazione. Bisogna poi citare il connubio blockchain e IoT. Una combinazione dalle incredibili potenzialità, che potrebbe avere effetti sostanziali, se non rivoluzionare molti dei modelli di business tradizionali».
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SI: È importante arrivare al grande pubblico. Come raccontare all’opinione pubblica le novità di una tecnologia così dirompente nella vita di tutti i giorni?
VR: «Siamo ancora in una fase embrionale, in cui il numero di persone che parlano di blockchain e padroneggiano l’argomento è ridotto. C’è diffidenza, come sempre avviene quando una nuova tecnologia si affaccia sul mercato. Basti pensare alla famosa reazione di David Letterman quando Bill Gates raccontò Internet nel 1995! È una questione di tempo: le persone inizieranno a interiorizzare la blockchain, a percepirla come uno strumento per migliorare il proprio stile di vita e rinnovare i modelli di business delle loro attività. Ma è necessario che i professionisti del settore si impegnino ad essere proattivi e diffondere conoscenza e fiducia. Per diffondere informazione sulle potenzialità di questa tecnologia, il nostro team organizza e partecipa a webinar, eventi, corsi universitari e di formazione aziendale».
SI: Dalla politica state ricevendo segnali positivi su questo fronte?
VR: «Affinché la blockchain diventi una tecnologia ad alta diffusione e alla portata di tutti, è importante che le istituzioni conoscano le sue potenzialità. Abbiamo avuto l’opportunità di parlarne con il ministro Colao durante un convegno al Senato. È fondamentale raccontare e spiegare la tecnologia, renderla comprensibile e alla portata di tutti, perché cominci finalmente a essere percepita non più come un azzardo o una minaccia, ma come una grande opportunità per il futuro».