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Ied Moda, dagli studenti una collezione di accessori inclusivi

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I futuri stilisti hanno lavorato a un progetto di ‘inclusive and adaptive design’ in quattro ambiti: disabilità, etnia, genere ed età. Un esempio? Etichette degli abiti scritte in codice braille e scarpe e occhiali con Gps incorporato che dà indicazioni stradali in cuffia agli ipovedenti

I futuri stilisti hanno lavorato a un progetto di ‘inclusive and adaptive design’ in quattro ambiti: disabilità, etnia, genere ed età. Un esempio? Etichette degli abiti scritte in codice braille e scarpe e occhiali con Gps incorporato che dà indicazioni stradali in cuffia agli ipovedenti

LIFESTYLE
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Maria Carla Rota
1 apr 2021

“La moda non è solo una questione estetica o personale, ma è un modo per raccontare la realtà che ci sta intorno, i cambiamenti di pensiero, le ingiustizie sociali: così allo Ied Moda Milano abbiamo pensato a un progetto di ‘inclusive and adaptive design’, una novità nei percorsi di formazione dei futuri stilisti”. Alon Siman-tov è il coordinatore della specializzazione in Shoes & Accessories del corso triennale in Fashion Design: gli studenti in questi mesi hanno disegnato una collezione di accessori inclusivi e adattivi, in grado di soddisfare le esigenze di tutti, andando oltre le etichette di genere, disabilità, etnia ed età. “Il sistema moda, come lo conosciamo, va rivisto. Come docente non posso più trasmettere gli stessi input che ho ricevuto io trent’anni fa, seppure dai grandi maestri. Oggi ci sono le infinite sfaccettature sociali da raccontare: le diversità di genere, i diritti delle minoranze e le disabilità hanno modificato il nostro modo di pensare e impattano sulle nostre scelte quotidiane e personali, ancor più nell’ultimo anno di pandemia”.

Si parte dalla raccolta delle testimonianze

Primo step per gli studenti: incontrare persone direttamente coinvolte nelle tematiche trattate e protagonisti del mondo del fashion sensibili a questi argomenti, che hanno vissuto anch’essi in prima persona situazioni legate al bisogno di inclusività. Dal designer siriano Assaad Kalhaf alla stilista Egy Cutolo, dalla giornalista e fashion stylist MiIva Gigli all’agenzie di modelle con disabilità Iulia Barton. Dopo la raccolta delle diverse testimonianze, le collezioni hanno iniziato a prendere forma. “Per tutte c’è stata anche una grande attenzione nella ricerca di materiali e processi produttivi sostenibili, ormai un must per tutte le aziende del settore”.

4 linee di accessori con 4 messaggi

Il risultato? Quattro diverse linee di accessori, ognuna con un messaggio da promuovere. Per l’inclusione etnica sono stati scelti materiali naturali al di sopra di ogni tradizione culturale, oppure provenienti dal riutilizzo di scarti industriali, e i prodotti sono stati dotati di un codice che consentirà a ogni acquirente di avere un’idea di chi e in quale parte del mondo ha acquistato un prodotto simile, in una simbolica unione tra esseri umani di diverse culture. Sul fronte dell’inclusività di genere è nato un mix di capi e accessori personalizzabili in base alla personalità, senza distinzione tra uomo e donna: zaini, borse e scarpe si fondono su qualsiasi corpo grazie a materiali termorestringenti e a un’elasticità performante, mentre ogni modello di calzatura è previsto in ampie numerazioni, dal 35 al 45. Per la moda senza età,  ecco una linea di accessori che si rifà ai giochi dell’infanzia, con scarpe dal tacco relativamente basso per adattarsi a ogni camminata.

Un brand per chiunque si senta sbagliato

E’ però soprattutto di fronte alla disabilità che i futuri stilisti hanno potuto andare incontro alle esigenze concrete dei potenziali acquirenti: così hanno creato “JFMP – Joy for mistaken people”, brand “per chiunque si senta sbagliato o non interamente rappresentato”, lavorando nello specifico sulla cecità e l’ipovedenza con la collezione By my eyes. L’idea è sfruttare gli altri sensi, oltre la vista, utilizzando materiali dalla superficie irregolare e dettagli in rilievo, in grado di comunicare e far percepire la bellezza anche attraverso il tatto. Le indicazioni sui tessuti e i rispettivi colori sono scritte in codice braille, mentre a ogni tinta è associata un’essenza aromatizzata che consente di comprendere facilmente l’abbinamento cromatico che si indossa: per esempio, l’azzurro profuma di menta, il grigio di timo, il rosa di pesca.

Prezioso inoltre il supporto della tecnologia digitale: lo stivale Chelse è realizzato con materiali di differenti texture per ogni sua parte, in modo da farne percepire il design al solo tatto, e ha incorporato un Gps removibile e intercambiabile, che comunica direttamente con un’app: questa a sua volta trasmette in cuffia alla persona che indossa la calzatura indicazioni sulla strada da percorrere e avvertimenti di fronte a eventuali ostacoli, per tranquilli spostamenti in città. La tecnologia Gps e i suggerimenti di percorso tramite auricolari si ritrovano nella linea di occhiali, in grado anche di leggere libri ed etichette di prodotti tramite una telecamera anteriore, che trasmette il contenuto via audio direttamente alle orecchie di chi li porta.

“Il progetto legato alla disabilità sta già andando avanti con nuovi accessori, questa volta pensati per chi ha problemi motori: ci saranno borse da legare alla sedia a rotelle, alla mano o al braccio e calzature senza cuciture realizzate in materiali tecnologici e sostenibili, adatte al piede di chi ha difficoltà nei movimenti. Chi meglio dei giovani designer di oggi può imparare a trasmettere un messaggio che superi quegli stereotipi sociali a cui eravamo legati nel passato?”, conclude Alon Siman-tov.

 

Tags: #DESIGN #FASHION #IED
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