Le analogie tra quanto accade oltre vent’anni fa e quello che vediamo oggi sono evidenti. Il settore Tech si trova ad affrontare una grave crisi generata da eccessiva fiducia ed eccessiva spesa. E conto più alto, come allora, lo pagano i lavoratori
Molto probabilmente non scomparirà niente di tutto quello di cui stiamo per parlare, ma è sintomatico che quanto stiamo per vedere accada proprio in questo momento. Già, il perché tutto accada attualmente è la domanda a cui si dovrebbe rispondere, ma in realtà è una domanda molto complessa, perché le risposte che ne verrebbero fuori sarebbero tante e svariate. Intanto, quello che possiamo fare è raccontare quello che sta avvenendo, volgendo lo sguardo un po’ più indietro, per capire meglio i fatti.
“Solo nel 2022 Meta, che prima era Facebook, ha perso il 70% del proprio valore e qualche settimana fa le contrattazioni del titolo a Wall Street sono scese sotto i 100 dollari, non accadeva dal 2016”
Del resto, come insegnava Tucidide, storico e letterato greco, “Bisogna conoscere il passato per comprendere il presente e orientare il futuro”. Solo che ogni tanto ce lo dimentichiamo. Di fronte ai continui licenziamenti che stanno riguardando le aziende Big Tech, molti si chiedono se si stia avvicinando la fine di un’Era, oppure se non ci si trovi di nuovo di fronte ad una situazione analoga a quella di inizio 2000, conosciuta come la “bolla delle dot-com”.
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Le analogie con quel momento di oltre vent’anni fa sono diverse. Il mercato Tech del 2000, come pure quello di oggi, venne colpito da un forte inasprimento dei tassi di interesse da parte della Fed, dopo un periodo di politiche monetarie facilitate e caratterizzate da bassi interessi. Una pratica che nel 2000 venne adottata per proteggersi dai problemi del millennium bug, come molti ricorderanno. E sempre nel 2000, nel mese di novembre, come oggi, gli Usa erano alle prese con elezioni interne molto combattute. In quell’anno, il 2000, molti dirigenti delle aziende coinvolte erano consapevoli che stava finendo un’era, ma non erano assolutamente a conoscenza di trovarsi al ridosso di un baratro che avrebbe investito il settore in maniera piuttosto pesante e che sarebbero poi dovuti servire degli anni per ripartire.
Se guardassimo, brevemente, la storia economico-finanziaria degli ultimi vent’anni, ci renderemmo conto che i titoli Tech e le aziende tecnologiche sono state sempre un rifugio in cui ripararsi. Ma adesso lo scenario è cambiato. Anche in questa fase odierna si è assistito ad un inasprimento dei tassi di interesse per proteggersi da una inflazione galoppante. Situazione che ha finito per coinvolgere anche il settore Tech con conseguenze pesanti. Nell’ordine dei licenziamenti, spesso giustificati da grandi operazioni di riorganizzazione, non c’è solo Twitter, di cui si parla molto in questi giorni dopo che altri 1.200 lavoratori hanno lasciato l’azienda già decimata in seguito al licenziamento di 3.500 persone con l’arrivo del nuovo proprietario Elon Musk, ma ci sono anche altre aziende.
“Si stima che i 20 grandi imprenditori del settore Tech abbiano già perso qualcosa come 500 miliardi di dollari”
Oltre a Twitter, in ordine di tempo, ci sono da segnalare gli 11 mila licenziati da Meta, una scelta che era nell’aria ma che ha sorpreso tutti nella sua entità. Un vasto programma di licenziamenti che colpisce vari reparti, compreso il Reality Labs, il reparto preposto per lo sviluppo del programma per il Metaverso su cui l’azienda di Zuckerberg ha investito oltre 15 miliardi di dollari. Ma ci sono anche gli oltre 10 mila licenziamenti di Amazon, altra grande sorpresa, l’azienda dei pagamenti digitali Stripe, l’azienda di servizi software Salesforce, Lyft che è la diretta competitor di Uber, e un elenco crescente di piccole aziende che hanno portato avanti progetti di licenziamenti a due cifre. E la lista è destinata a proseguire. Si stima che ad oggi siano, nel 2022, oltre 120 mila le persone che hanno perso il posto di lavoro nel mondo Tech, ai quali bisogna aggiungere quelli di Microsoft e Netflix. Da questo quadro emerge che ciò che sembrava sicuro e in crescita, oggi non lo è più. Tutto quello che avrebbe dovuto garantire e consolidare quanto fatto in precedenza, viene oggi abbattuto da una crisi economica e finanziaria che, per altro, era anche prevedibile.
Un eccesso di ottimismo negli investimenti ha determinato una crescita veloce che ha finito per abbattersi contro il muro di una delle crisi più drammatiche degli ultimi anni. I due anni della pandemia avevano generato un aumento dell’utilizzo del digitale a tutti i livelli. Il digitale non era più come strumento, ma veniva elevato ad asset attraverso cui governare la crescita. E così, quella enorme quantità di ricchezza creata in questi ultimi anni, sembra ormai un sogno che volge al tramonto in mezzo alla Silicon Valley. E sono in tanti ad evocare una situazione simile a quella già vissuta ad inizio degli anni 2000, quando le errate previsioni e una eccessiva fiducia nel quadro Tech portò allo scoppio della “bolla delle dot-com”.
Solo nel 2022 Meta, che prima era Facebook, ha perso il 70% del proprio valore e qualche settimana fa le contrattazioni del titolo a Wall Street sono scese sotto i 100 dollari, non accadeva dal 2016. Quello che doveva essere la svolta si è trasformata in una grande opportunità persa. Come dicevamo, la pandemia avrebbe dovuto realizzare delle condizioni di mercato più solide per il settore Tech. Le aziende Tech sono cresciute molto rapidamente, negli ultimi due anni, per il fatto che le persone hanno trascorso sempre più tempo online. Un comportamento che si è riflesso in un grande aumento degli acquisti online. Buona parte degli utenti ha spostato gran parte dei loro acquisti dai rivenditori in negozio all’e-commerce. Una situazione per cui le aziende del settore non hanno voluto sprecare l’occasione, approfittando di questo cambiamento, investendo miliardi di dollari nell’assunzione di nuovi lavoratori e nella costruzione di nuovi centri dati per trarre vantaggio da quello che è stato visto come un cambiamento epocale.
Ma, non appena le restrizioni relative alla pandemia si sono attenuate e la maggior parte delle persone è tornata alle abitudini precedenti, la scommessa che tutto sarebbe cambiato in modo permanente è svanita. Si è sciolta, portando con sé tutto quello che era stato fatto prima. Sempre negli ultimi due anni, sono aumentate in maniera esorbitante e spese per le assunzioni e per i servizi in cloud, dall’altro lato sono calate le ricerche di programmatori, facendo segnare –29% nelle ricerche. La situazione attuale vede uno scenario negativo che ancora deve sviluppare tutto il suo potenziale. Al momento è difficile fare previsioni su quanto tempo durerà.
A questo va aggiunto anche che tra i grandi sconfitti ci sono i proprietari miliardari, quasi tutti, delle grandi aziende Tech. Si stima che i 20 grandi imprenditori del settore Tech abbiano già perso qualcosa come 500 miliardi di dollari. Solo per citare Mark Zuckerberg, negli ultimi giorni ha perso oltre 11 miliardi di dollari e negli ultimi due mesi ha perso 100 miliardi di dollari. E poi, Elon Musk, fresco proprietario di Twitter, ha perso 57 miliardi di dollari negli ultimi giorni. In un contesto come questo, appare difficile una soluzione a breve termine. Se poi aggiungiamo delle difficoltà delle piattaforme social media, di proprietà proprio delle grandi aziende Tech, a generare profitti viste il calo delle spese in advertising. Come abbiamo cercato di illustrare, le analogie di questo periodo con quanto successe oltre vent’anni fa sono evidenti.
Grande fiducia in un boom che aveva le caratteristiche di essere effimero, che ha generato grande fiducia e grandi spese, e grande costo pagato per lo più dai lavoratori del settore. Quell’alone di sicurezza che ammantava tutto il settore oggi è sempre più labile. Di certo, come spesso accade in casi come questi, passerà un po’ di tempo prima che il settore sappia di nuovo ricostruire le basi su cui ripartire. E sarebbe il caso di non ripetere più gli stessi errori e di non ritrovarsi, tra altri vent’anni ad affrontare gli stessi medesimi problemi.