Il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo: “Cyber-reati in crescita”. Pedopornografia, cyberbullismo, sextortion, adescamento, truffe e financial crime, le insidie in Rete aumentano. Angelo Parente (centro operativo per la Sicurezza Cibernetica Polizia Postale): “Attenti anche alle amicizie nate in chat”. Daniele Catozzella, Save The Children: “Insidiose pure le nuove forme di intelligenza artificiale”
I crimini che avvengono in rete sono, purtroppo, in crescita. E la maggior parte di questi hanno a che fare con i minori. Secondo le ricerche condotte da Telefono Azzurro, nel mondo del web sono presenti cinque miliardi di persone, delle quali un terzo sono bambini. E secondo il rapporto 2023 sempre stilato da Telefono Azzurro, più del 70% degli adolescenti teme l’uso improprio dei propri account e contenuti social. Le minacce nel web non escludono nessuno e a pagare il prezzo più caro sono, spesso, proprio i minori. “I reati commessi attraverso la rete che coinvolgono i minori sono in aumento esponenziale – dichiara a StartupItalia il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo – Oggi i giovani non sono più soltanto vittime ma crescono anche i casi in cui sono proprio gli adolescenti a compiere un cybercrime, come la sextortion e il cyberbullismo; che possono essere particolarmente gravi se non affrontati in modo adeguato e soprattutto preventivamente. Ci sono, poi, i reati legati alle truffe finanziare. Anche in questo caso, i ragazzi sono vittime e carnefici”. Nel giorno della 20esima edizione del Safer Internet Day, la ricorrenza istituita dall’Unione Europea per sensibilizzare giovani e famiglie a un uso più consapevole di Internet, abbiamo provato a fare un quadro della situazione sul tema.
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I cybercrime più diffusi
I dati, purtroppo, parlano chiaro: i cybercrime sono in crescita. Secondo l’ultimo report diffuso dalla Polizia Postale, con la fine dell’emergenza sanitaria, il materiale pedopornografico su circuiti internazionali è diminuito ma sono aumentati i soggetti che hanno commesso violazioni connesse ad abusi in danno a minori. Su 4.542 casi trattati, il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online ha registrato 149 arresti, per un aumento dell’8% nel 2022 rispetto al 2021 e su 25.696 siti visionati, 2.622 sono stati inseriti in black list e oscurati perché presentavano contenuti pedopornografici. I casi di adescamento online registrati nel 2022 sono stati 424 e hanno coinvolto principalmente la fascia dei preadolescenti (età 10-13 anni). Continua a preoccupare il lento incremento dei casi relativi a bambini adescati di età inferiore ai 9 anni; trend che è diventato più consistente a partire dalla pandemia. Social network e videogiochi online sono i luoghi di contatto tra minori e adulti più frequentemente teatro delle interazioni nocive. I casi di cyberbullismo registrati nel 2022 sono diminuiti rispetto al 2021 ma sono, invece, aumentati i minori denunciati per tale reato. Anche le sextortion stanno interessando sempre più spesso vittime minorenni, con effetti lesivi potenziati: la vergogna che i ragazzi provano impedisce loro di chiedere aiuto ai genitori o ai coetanei di fronte ai quali si sentono colpevoli di aver ceduto e di essersi fidati di sconosciuti. La sensazione di sentirsi in trappola che sperimentano le vittime è amplificata, spesso, dalla difficoltà che hanno nel pagare le somme di denaro richieste. Ci sono, poi, le cosiddette “truffe sentimentali“. “Le truffe sentimentali non riguardano solo i più giovani ma, spesso, hanno a che fare con donne sulla 50ina che vengono adescate online – spiega a StartupItalia il direttore tecnico superiore Angelo Parente del centro operativo per la Sicurezza Cibernetica Polizia Postale e delle Comunicazioni della Lombardia – Così, da un’amicizia nata in chat si crea un rapporto più intimo con l’avanzamento di richieste di denaro che vanno via via aumentando esponenzialmente”.
Anche le truffe online e il financial cybercrime sono in costante crescita, segnando, rispettivamente un +58% e un +16% di somme sottratte nel 2022 rispetto al 2021. “Il reato di falso trading online, con investimenti che sono spesso su cryptovalute, è in netto aumento. Aumento legato anche al fatto che il numero di portali non autorizzati che propongono programmi speculativi sta crescendo. Si propongono come investimenti apparentemente redditizi e utilizzano tecniche molto sofisticate per contattare le vittime, attraverso canali social e anche call center. Si realizzano guadagni altissimi nell’arco di pochi giorni, poi quando la vittima prova ad incassare non risponde più nessuno e il conto di trading è vuoto. Si tratta di un fenomeno ancora molto sottovalutato”, dichiara il direttore Parente. In continuo e vertiginoso incremento anche i fenomeni legati al cyberterrorismo tramite piattaforme di comunicazione online, social network e di applicazioni di messaggistica istantanea diretti ad una platea pressoché illimitata, sia di matrice islamista (jihadista, ISIS, Al Qaeda, Al Shabaab ed altre articolazioni locali), sia di formazioni suprematiste di estrema destra (neonazismo, neofascismo, tifoserie strutturate), nonché di estrema sinistra (movimenti di lotta armata, anarco/insurrezionalisti, antagonisti).
Forze dell’Ordine sempre più tech
“Anzitutto abbiamo a disposizione un’anagrafica condivisa con le altre forze dell’Ordine. Molto spesso coloro che commettono reati online sono persone che hanno una carriera criminale alle spalle – dichiara il direttore Parente – Come polizia postale ci avvaliamo di strumenti tecnologici come i social e i canali web per compiere le indagini incrociando questi dati che emergono con quelli di cui disponiamo nelle nostre banche dati interne. Per quanto riguarda le truffe telematiche, su richiesta del pubblico ministero possiamo richiedere informazioni ai gestori telefonici e ai provider di connettività Internet per sapere, ad esempio, se un determinato indirizzo ip è legato a un’utenza domestica ed effettuare, quando previsto, attività di intercettazione telefonica o di traffico dati”. Ma chi deve sporgere una denuncia telematica a chi deve rivolgersi e in quale modalità? “Ricordiamo che questo tipo di denunce si possono effettuare in qualunque commissariato di Polizia o stazione dei Carabinieri oltre che alla Polizia Postale. Sarà poi il magistrato che prende in carico la denuncia a smistarla agli uffici di competenza”.
Cybercrime e minori: cosa dicono i dati
“Il cyberbullismo, la violenza di genere e la pedopornografia online restano i problemi principali che si presentano in una fascia di minore età connessa in rete – Reati che sono, purtroppo, in aumento dal momento in cui i più giovani hanno assunto un ruolo attivo e non più passivo nel mondo del web. In questa nuova dimensione onlife, ibridati tra reale e digitale, la rete diventa luogo non soltanto di rischi ma anche di opportunità. C’è da dire che in rete questo tipo di crimini è legato molto al contesto sociale in cui crescono, o sono cresciuti, i ragazzi stessi. Il cyberbullismo, ad esempio, spesso scaturisce da una profonda sensazione di solitudine. Per questo è molto importante che i genitori, oltre ad attivare gli strumenti a disposizione a tutela dei minori (ad esempio la funzione “Parental Control” , ndr), dialoghino con i propri figli della propria vita in rete, facendosi raccontare non soltanto come viene vissuta dai ragazzi ma come loro stessi la vivono”.
Daniele Catozzella, Save The Children
Ma di chi è la colpa? “Le nuove tecnologie, sicuramente, facilitano l’accesso a siti internet ma, allo stesso tempo, i sistemi sono sempre più complessi per poterli hackerare e studiare. Ci troviamo all’interno di uno scenario che richiede un aumento delle misure di contrasto che spesso non è veloce”, ci ha detto il presidente di Telefono Azzurro.
“Ci troviamo in uno scenario che richiede un aumento delle misure di contrasto”
Come prevenire i cybercrime
Sono tante le associazioni che portano avanti programmi di prevenzione e informazione sui cybercrime. Save The Chidren propone una serie di progetti didattici per la tutela dei minori connessi. “Supportiamo docenti e genitori cercando di sensibilizzarli su quanto sia importante che siano loro stessi, in primis, a fare alleanza. Sul nostro sito c’è un‘area dedicata alla povertà educativa digitale che propone percorsi didattici sviluppati dagli insegnanti oltre a portare avanti progetti per la produzione di podcast nelle scuole”, dichiara Catozzella. Tra gli strumenti forniti da Save The Children per tutelare bambini e bambine c’è il programma Stop-It, che permette di segnalare contenuti pedopornografici, avviato in collaborazione con la Polizia Postale. “Con le nuove forme di intelligenza artificiale, i rischi in rete sono aumentati – continua Catozzella – Incrociandosi, spesso tra loro. La violenza di genere, ad esempio, non di rado sfocia in forme di cyberbullismo. In questo senso, è necessario capire la direzione in cui le nuove tecnologie stanno andando. Per farlo nel modo migliore, Save The Children lavora su consapevolezza e competenza dei ragazzi stessi affinché possano essere loro stessi i primi a intervenire per evitare questo tipo di reati. In particolar modo, abbiamo sviluppato un progetto proprio sull’intelligenza artificiale che possa illustrare ed educare docenti e famiglie sia in termini di competenze ma anche sulla consapevolezza dei diritti e dei pregiudizi che le nuove tecnologie, come anche il metaverso, possono accentuare. Il nostro obiettivo è quello di poter raggiungere tutti e di indagare i rischi connessi alle nuove esperienze nella rete relazionandoci anche con le grandi piattaforme per tutelare i più piccoli”.
Anche Telefono Azzurro ha messo in pratica diversi strumenti per fronteggiare i cybercrime. “Condividiamo con le forze di polizia e la magistratura interventi che permettono di aiutare le vittime, oltre a fornire strumenti di contrasto. Organizziamo anche campagne nelle scuole, già con bambini molto piccoli, e portiamo avanti delle campagne di sensibilizzazione in ambienti sportivi. Vogliamo che la sicurezza diventi un tema da affrontare assieme ai coetanei e che i giovani ne parlino sempre di più, anche tra loro”. La stessa Polizia Postale ha organizzato diversi incontri in 614 istituti scolastici quest’anno, coinvolgendo oltre 55mila studenti. «Come forze dell’Ordine portiamo avanti una serie di progetti didattici e incontri con le scuole a scopo di prevenzione e informazione. “Una vita da Social” è una di queste. Nel fenomeno del cyberbullismo spesso i giovani non si rendono conto che si tratta di un gesto che rimarrà per sempre indelebile nella Rete – conclude il direttore Parente – Per questo dedichiamo parecchio tempo proprio a questo tema e ai rischi legati al web e ai social, sia con studenti e insegnanti che con i genitori. Gli strumenti tecnologici a disposizione, come il “parental control”, possono aiutare, di certo, i genitori a prevenire eventuali reati ma non bastano. Sono capitati dei casi in cui gli stessi genitori hanno chiesto se controllare il telefono del minorenne fosse un reato, tutt’altro: è un dovere. Invece spesso non conoscono la password del cellulare del figlio adolescente. I genitori dovrebbero, sin da subito, far capire ai propri figli che ci sono dei limiti nell’utilizzo di questi dispositivi da dover rispettare. Per la loro stessa tutela».