Fondata dalla docente della Sapienza Isabella Chiari, l’associazione Amal for Education opera a Kilis e Gaziantep, città della Turchia distrutte dal sisma, e ogni giorno offre pasti a 1500 sfollati. Sara Conte e Silvia Campitelli, studentesse in Erasmus nell’organizzazione, ci raccontano cosa sta accadendo e l’impegno italiano nel Paese
“Anche se ora non conta, vorrei dire una cosa sulla prof: tutto quello che ha fatto e sta facendo per i bambini siriani è stupendo”, racconta Sara Conte, tirocinante Erasmus dell’Università Statale di Milano, insieme a Silvia Campitelli, studentessa della Sapienza, nel centro Amal for Education di Kilis. “La biblioteca che ha fondato a Kilis è come suo figlio: ama la lettura e crede sia fondamentale che tutti abbiano la possibilità di leggere, in quante più lingue possibile. Ora sta aiutando le persone colpite dal terremoto. È una grande persona e voglio ringraziarla”.
La prof è Isabella Chiari, docente di linguistica alla facoltà di lettere e filosofia alla Sapienza di Roma, e la sua storia, prosegue Sara, è la migliore testimonianza del suo coraggio. “Partita nel 2009 per il suo primo viaggio in Siria, nel 2011, allo scoppio della guerra civile nel Paese, è tornata a dare il suo aiuto in alcuni campi profughi. Aveva capito che il conflitto non si sarebbe concluso in breve tempo e ha portato con sé libri e pennette usb piene di testi e materiale didattico. Tre anni dopo, nel 2014, ha fondato la prima sede di Amal a Kilis”.
Cosa fa Amal for Education
Oggi, Amal for Education ha tre sedi in Turchia, due a Kilis e una a Gaziantep, capoluogo dell’omonima provincia a Sud Est del Paese e la più grande città della regione dell’Anatolia Sud Orientale, con circa due milioni di abitanti. Fondata a Roma, collabora al confine turco-siriano con la Ong locale Ayid. Insieme, le due realtà hanno avviato dieci progetti, grazie allo sforzo di 22 volontari, e organizzato progetti formativi per quasi 1300 persone. “Vengono organizzate attività per bambini e ragazzi di diverse fasce d’età”, spiega Silvia.
Il primo centro Bayt Al Amal di Kilis, dalla sua apertura, nel 2014, ha ospitato oltre tremila profughi siriani in condizioni di estrema povertà. A Kilis, Amal ha aperto anche lo spazio Amal Genclik Merkezi, dove insegnavano le due studentesse italiane, e un laboratorio artistico e artigianale, Amal’art. Nel 2015, l’associazione ha lanciato un progetto chiamato la biblioteca del futuro. Si tratta della prima biblioteca della città, un punto di riferimento educativo e culturale dove i bambini siriani possono trovare centinaia di libri in arabo, turco e inglese, oltre a un catalogo e-book.
“Il governo di Ankara cerca di integrare i giovani siriani, insegnando il corano e la lingua turca, ma spesso le loro mamme, nella speranza di poter tornare presto a casa, si sono mostrate restie a iscrivere i figli alle lezioni. La professoressa Chiari ha bussato di porta in porta alle case abitate da famiglie siriane a Kilis, per convincere i genitori a far studiare i ragazzi e coinvolgendo 600 persone“, sottolineano Sara e Silvia.
Invece, nella sede di Gaziantep, il cui nome, Amal al Hayat Merkezi, tradotto in italiano significa “la speranza della vita”, l’associazione si occupa soprattutto di adolescenti. “Molti bambini e ragazzi hanno interrotto gli studi dopo aver lasciato il proprio Paese. Le famiglie pensavano fosse una situazione temporanea, non si aspettavano che la guerra durasse 12 anni. Grazie ad Amal, hanno potuto studiare turco, arabo e inglese”.
Dopo il devastante sisma del 6 febbraio, lo staff di Amal for Education si è subito messo a disposizione della popolazione, riconvertendo i propri spazi per far fronte alle necessità e iniziando a consegnare cibo e bevande nelle due città in cui opera. Il terremoto ha causato, secondo gli ultimi aggiornamenti del 13 febbraio, sta superando le 41mila vittime, con oltre 6.400 edifici distrutti in Turchia. Nelle aree colpite vivono più di quattro milioni di siriani e tra le maggiori comunità c’è proprio quella di Gaziantep, circa 463mila persone, altre 100mila risiedono a Kilis.
“Ogni giorno, Amal distribuisce oltre 500 pasti a Kilis e mille a Gaziantep”
La formazione ha quindi lasciato posto all’assistenza. Ogni giorno, l’organizzazione elargisce oltre 500 pasti a Kilis e mille a Gaziantep. Ad aggiornare sui servizi offerti dall’associazione è la stessa professoressa Isabella Chiari, rimasta a coordinare le attività nei centri turchi di Amal insieme al collega Zakaria Radwan e raggiunta da StartupItalia tramite le due studentesse, ancora in contatto con lei. “Oltre alla distribuzione dei pasti, ci stiamo adoperando per offrire accoglienza agli sfollati, attraverso l’apertura di un secondo spazio e una seconda cucina a Kilis”. Per questo, prosegue la docente, “avremo bisogno di sostegno per acquistare materassini, coperte, fornire riscaldamento ed effettuare alcuni lavori di adeguamento elettrico”.
La storia di Sara e Silvia
Proprio nella città di Kilis, a 20 chilometri dall’epicentro del sisma e 60 da Aleppo, si sono conosciute Sara Conte e Silvia Campitelli. Sara, milanese, ha 23 anni ed è arrivata in Turchia il 6 gennaio. Dopo aver ha trascorso dieci giorni a Gaziantep, ha incontrato Silvia, 25enne originaria di Civitanova Marche.
Insieme si sono trasferite in una delle due sedi di Amal for Education a Kilis, dove avrebbero dovuto svolgere delle attività di educazione per bambine e ragazze siriane previste nel loro progetto Erasmus. “Ci saremmo occupate delle lezioni di inglese per tre gruppi di persone, dai 15 ai 25 anni, e poi iniziare altri corsi di giornalismo e fotografia. Ma non c’è stato tempo”, dice Silvia. “Il terremoto ha azzerato tutto”.
Svegliate di soprassalto dalla prima scossa alle quattro del mattino di lunedì 6 febbraio, sono uscite di corsa, ritrovandosi per strada insieme al resto della popolazione della città. “Kilis è molto povera e abitata prevalentemente da siriani in fuga dalla guerra. Il terremoto è stato l’ennesimo colpo di grazia per una popolazione già sfinita da anni di violenza e sangue”, ricordano Sara e Silvia che, su consiglio dell’associazione, hanno cercato di mettersi in sicurezza e spostarsi verso Ankara, prima di essere state contattate alle nove del mattino locali dall’Unità di Crisi della Farnesina, per sapere le loro condizioni e chiedere se avessero notizie di altri italiani presenti nell’area.
“In mattinata, abbiamo preso il primo autobus disponibile per Gaziantep e siamo arrivate in autostazione piena di gente infreddolita e affamata. Non c’era più da mangiare”, racconta Silvia. “Avevo con me un simit, un pane tipico turco. Un signore mi ha implorato di dirgli se ce ne fosse ancora. Sembrava che stessi tenendo in mano la cosa più preziosa del mondo”. Dopo 13 ore di attesa nell’autostazione di Gaziantep, le studentesse hanno potuto prendere il pullman per Ankara, dove le aspettavano alcuni amici e hanno trascorso alcuni giorni insieme, prima di tornare in Italia.
Le raccolte fondi
Non tutti gli italiani che risiedono al confine turco-siriano hanno deciso di andarsene. “Abbiamo incontrato un ragazzo di Firenze con origini giordane, Samir Al-Omari, anche lui in Erasmus in un’associazione umanitaria. Ha deciso di rimanere e ha lanciato un crowdfunding sulla piattaforma gofundme”. La raccolta, arrivata a quasi diecimila euro, è impiegata per l’acquisto di pasti caldi da distribuire ai cittadini di Islahiye, una delle città turche più danneggiate dal sisma.
Nel frattempo, sono diversi i canali attivati per sostenere l’operato delle forze civili e di volontariato attive per aiutare i cittadini colpiti dal sisma. Ad esempio, oltre alla raccolta fondi di Amal for Education, le campagne iniziate dall’associazione internazionale GlobalGiving, attiva in più di 175 Paesi, per trovare risorse necessarie al reperimento di medicinali, materiali per la realizzazione di nuovi posti letto, acqua e cibo, dall’organizzazione umanitaria turca Ahbap e dall’associazione giordana Molham.
“Da quello che abbiamo potuto vedere, la situazione è critica”, evidenzia Silvia. “Le infrastrutture per arrivare nelle province turche colpite dal terremoto non sono in buone condizioni. Le strade sono dissestate e non è semplice far arrivare i mezzi a destinazione. Ma ricordiamoci che la condizione, nonostante sia catastrofica, è comunque migliore rispetto alle zone oltre il confine con la Siria, completamente abbandonate”.
Tra i primi Stati europei a inviare sostegno nel Paese c’è l’Italia: sabato 11 febbraio due aeroplani C-130 dell’Aeronautica con a bordo 14 medici, quattro ambulanze e farmaci sono atterrati a Beirut per muoversi verso le aree siriane distrutte dal sisma. Intanto, Dan Stoenescu, capo ad interim della delegazione Ue in Siria, ha specificato che altri aiuti provenienti dall’Unione Europea sarebbero in arrivo, per offrire supporto in quella che è una delle tragedie più gravi della storia recente.