Sulle prime colline della Valpolicella, l’azienda agricola produce e vende il suo olio dal ’68 e il prossimo anno metterà in commercio anche i vini. «La leadership femminile in questo settore è già una realtà, ma si deve migliorare»
Da qualche mese, StartupItalia viaggia lungo l’Italia alla scoperta delle imprese familiari, aziende molte volte tramandate di generazione in generazione, la cui gestione spesso può aver attraversato momenti di svolta e cambiamento. Negli ultimi capitoli, il nostro magazine ha intervistato Francesco Dal Negro, presidente dell’azienda trevigiana simbolo delle carte da gioco in Italia, Giovanni Clementoni, a capo della società marchigiana ideatrice del Sapientino e tra le maggiori in Italia nella produzione di giocattoli e Giuseppe Gattullo, proprietario della storica pasticceria milanese. In questa nuova tappa torniamo in Veneto per incontrare Elettra Gugole, a 24 anni alla guida, insieme a suo fratello Umberto, dell’azienda agricola San Dionigi, la cui storia ha inizio nel 1968.
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Le tre generazioni di San Dionigi
A Parona, una frazione a pochi chilometri da Verona, la piccola società agricola San Dionigi produce olio e dal prossimo anno inizierà a vendere i suoi vini. La storia dell’impresa, nata nel 1968 sulle prime colline della Valpolicella, è quella di un’attività familiare che ha attraversato due piccole rivoluzioni, dettate dai passaggi di testimone fra le generazioni in famiglia, ed è potuta continuare nel tempo proprio grazie alla scelte di vita dei suoi proprietari. Oggi, a guidare le scelte in azienda sono Elettra e Umberto Gugole. «All’epoca di mio nonno, fondatore di San Dionigi, l’impresa era affidata a un dipendente che gestiva la parte agricola senza particolare trasporto», racconta. L’amore di suo padre Mario per la propria terra d’origine lo ha portato a lasciare la professione di avvocato e a dedicarsi all’attività agricola insieme a sua moglie Maria Vittoria Valle, figlia del fondatore.
«Per loro è stato un cambio di vita drastico, mosso da una sua filosofia e dal bisogno di valorizzare l’immensa ricchezza rappresentata da vigne e ulivi. Lo ha fatto seguendo due direttrici: il biologico, quello vero, e il rispetto delle nostre varietà autoctone». I risultati con il tempo sono arrivati e l’olio di San Dionigi ha ricevuto la menzione di merito del Gambero Rosso e del concorso l’Oro d’Italia 2022.
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Una storia da rispettare rinnovando
Elettra Gugole ha ereditato la stessa passione di suo padre, di cui condivide l’amore viscerale per il territorio e tutto quello che ha da offrire. «Nelle varietà autoctone risiede la nostra più forte identità e il gesto più bello che possiamo fare è veicolarne le particolarità e le mille sfumature all’esterno». In sette ettari di terra, oltre ai suoi 250 ulivi, la società coltiva dieci varietà di vitigni locali, da sempre utilizzati per fornire realtà terze. La volontà dei giovani proprietari, terza generazione alla guida di San Dionigi, ha portato alla decisione di produrre e vendere vino. «Una piccola parte è stata destinata alla nostra prima vinificazione», spiega. «La maggioranza dei nostri vini necessitano di un invecchiamento prolungato nel tempo e i ricavi dalla loro vendita sarà quantificata dal 2024».
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Il passaggio generazionale sta riguardando anche le modalità di promozione e vendita dei prodotti, con scelte influenzate dai cambiamenti improvvisi causati dal Covid. «Le strategie multicanale hanno salvato il nostro settore, mostrando la capacità di resilienza delle imprese, in particolare le pmi, che si sono rivelate molto flessibili», sostiene Gugole. «Le piccole aziende hanno saputo resistere alla crisi perché si sono concentrate sulle loro forze interne e, nonostante abbiano accusato in modo drammatico la chiusura del canale horeca, hanno trovato un punto di svolta e salvezza investendo sul digitale».
Sostenibilità su tutta la filiera
Secondo la titolare di San Dionigi, a differenza di quello che si potrebbe pensare, il rapporto con il consumatore «è diventato sempre più importante» nell’ambito enogastronomico. «Ora si è proattivi nell’attirare la clientela direttamente in cantina, senza adattarsi soltanto alla passività delle vendite». Un secondo punto evidenziato da Gugole riguarda la qualità del prodotto, con i consumatori che, dice, «spendono di più per una bottiglia rispetto a prima della pandemia. Con una crescita esponenziale della domanda di vini biologici e per quelle realtà che si basano su un’agricoltura sostenibile». Inoltre, la crescita complessiva delle vendite nel comparto del vino, sostiene, ha contribuito ad «aumentare la competitività del settore nel suo insieme. Investire nel marketing digitale è essenziale anche per aziende piccole, che possono rivolgersi a certe nicchie di consumatori».
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Imparata la lezione, San Dionigi sta infatti muovendosi «in direzione del biodinamico. Il nostro focus attuale è il suolo, attraverso un progetto di valorizzazione e miglioramento del terreno, che è l’unico punto di partenza per avere un prodotto finale di qualità sul quale intervenire il meno possibile». L’azienda, assicura Gugole, sarà comunque sostenibile non soltanto nella produzione e promuoverà «una comunicazione consapevole e trasparente del valore del prodotto, attraverso il packaging ed eventi mirati alla sensibilizzazione sul tema, oltre a scelte accurate dei canali di vendita».
Un percorso difficile ed ambizioso, intrapreso sulle orme dei genitori. «La strada è tutta da farsi, c’è un filo rosso che da mio padre e mia madre arriva a noi e non si è mai interrotto. Abbiamo vedute e intenti comuni anche sull’innovazione e l’utilizzo della tecnologia che, nel nostro settore, riguardano il rapporto tra mercato, marche e l’utilizzo della tecnologia e-commerce, il sistema di pagamenti, l’impiego di software commerciali e la comunicazione».
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Le donne nel mondo del vino
Accanto alla responsabilità personale di guidare la transizione dell’impresa, la titolare parla del più ampio tema della guida femminile nel settore vitivinicolo. «San Dionigi ha lo stesso numero di uomini e donne nei componenti societari». Le donne hanno costituito «una parte marginale nel mondo del vino, ma negli ultimi 20 anni hanno iniziato a diventarne protagoniste. Le produttrici sono a capo del 28% delle aziende e, secondo Censis, questo ha portato a un aumento del valore medio all’interno delle aziende di quasi l’8%».
“La leadership femminile in questo settore è già una realtà, anche grazie ad associazioni come Le donne del vino”
La leadership femminile in questo ambito, dunque, «è già una realtà. Un fatto reso possibile anche grazie ad alcuni gruppi, come l’associazione Le donne del vino, nata nel 1988 e che oggi include oltre mille iscritte tra produttici, enologhe, sommelier, ristoratrici e giornaliste, che diventano portavoce di un unico scopo. Un modo per fare rete e un punto di partenza per continuare a migliorare».