Mentre Michelle Obama si fa ambasciatrice della cucina salutista la Food and drug administration mette al bando dalle ricette dei prodotti industriali gli oli parzialmente idrogenati
Mentre la first lady Michelle se ne va a zonzo per l’Italia, fra cene e cenacoli – ma è prevista una puntata anche a Vicenza, in visita ai militari Usa, con immancabile barbecue annesso, e Venezia – il marito in patria ammazza i grassi trans. La frase sembra appesa al nonsense ma è quello che sta avvenendo. Un elemento sul quale gli Stati Uniti rischiano di finire col proiettarsi più avanti dell’Europa: eliminare gli acidi grassi trans dai prodotti alimentari di origine industriale. Per farlo, le aziende avranno tre anni di tempo.
Non sono sicuri per la salute
Più che Brack Obama, la decisione è in capo alla Food and Drug Administration che ha annunciato come i grassi trans, frutto della parziale idrogenazione degli oli vegetali, cioè la saturazione di acidi insaturi, per portarli a diversi livelli di solidità, non possano più considerarsi come ingredienti sicuri per l’uso alimentare e dunque per l’assunzione da parte della popolazione.
Non è una novità, è vero: fin dal 2002 l’Accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti ne raccomanda la totale eliminazione. Ma è impresa notevole: questo genere di elementi si trova praticamente ovunque. Dalle merendine ai biscotti passando per grissini, snack, dolci, patatine, piatti pronti e prodotti da fast food. Servono a vari scopi: mantenere il prodotto commestibile più a lungo e aumentarne il tempo di conservazione così come preservarne compattezza e gradevolezza.
Ecco perché la decisione della Fda, dopo le continue avvertenze degli anni passati (dal 2006 è per esempio obbligatoria la dichiarazione del contenuto in etichetta, alcuni Stati come New York li hanno già messi al bando), ha una valenza storica. Sono lontani i tempi in cui la margarina veniva consigliata al posto del burro: decine di studi hanno provato la loro dannosità per la salute, accusando i grassi trans di far aumentare i livelli di colesterolo cattivo e trigliceridi, provocare altre patologie cardiovascolari (principale causa di morte negli Stati Uniti) e aumento di peso.
Servirà un permesso
Ora i prodotti preparati con oli parzialmente idrogenati (Phos), che l’agenzia americana ha piazzato sul banco dell’accusa come maggiore fonte di questo genere di acidi grassi, devono finire fuori dagli scaffali. O meglio: le aziende potranno continuare a utilizzarli ma solo chiedendo un permesso speciale e un’approvazione specifica. Insomma, si aprirà un bel mercimonio sul tema, bisognerà capire quando restrittiva sarà la concessione di questo tipo di autorizzazioni ma di base pare che ingredienti contenenti grassi trans saranno vietati.
“L’azione della Fda su questa importante fonte di grassi trans artificiali dimostra l’impegno dell’agenzia per la salute del cuore di tutti gli americani – ha dichiarato il commissario ad interim e medico Stephen Ostroff – questa azione dovrebbe ridurre l’incidenza delle malattie coronariche e prevenire migliaia di attacchi cardiaci fatali ogni anno”. Secondo un’indagine, la decisione potrebbe salvare 7mila vite l’anno e risparmiare loro circa 20mila infarti (al momento sono circa 230mila ogni anno).
E l’Europa?
L’aspetto divertente è che il sistema statunitense, spesso accusato non senza fondamento di essere di maglie estremamente più larghe rispetto a quello europeo, stavolta batte un colpo a suo favore. In Italia, per esempio, non è obbligatorio per le aziende indicare in etichetta i quantitativi precisi di grassi trans artificiali (come, appunto, si fa dal 2006 negli Usa con ottimi risultati e un abbattimento del 78% del loro consumo). È vero che molti Paesi del Vecchio continente, dalla Danimarca all’Austria passando per Ungheria, Islanda, Norvegia e Svizzera li hanno autonomamente vietati ricorrendo a dei limiti nelle normative statali ma è altrettanto vero che manca una normativa complessiva a livello centrale che ne vieti l’impiego. A sottolinearne la necessità è stato pochi mesi fa niente meno che l’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità.