Marco Quarta vive a Palo Alto dal 2008. Con Rubedo Life Sciences e Turn Bio investe sulla medicina della longevità. «La nostra idea è quella di trasformare gli attuali 80/90 anni nei nuovi 50»
L’idea dell’immortalità deriva dalla medicina. Ai tempi dell’antica Grecia si pensava che gli dei si cibassero di nettare e ambrosia. Oggi altri dei (della tecnologia) come Jeff Bezos stanno investendo miliardi di dollari per regalare all’umanità (ma forse per primi a se stessi) la possibilità di vivere più a lungo. L’ex Ceo di Amazon è tra gli investitori di Altos Labs. «Anche se hai tutti i soldi del mondo, alla fine sei comunque uguale agli altri per quanto riguarda il tempo che hai a disposizione». Marco Quarta, 47 anni, è il founder di due startup – Rubedo Life Sciences e Turn Bio – che in Silicon Valley stanno lavorando sulla cosiddetta medicina della longevità. Se è vero che non esistono domande stupide, ci buttiamo: è possibile ingannare la morte? Non morire? «Allo stato attuale della scienza la morte è inevitabile. La nostra idea è quella di trasformare gli attuali 80/90 anni nei nuovi 50».
Un mondo che invecchia
La nostra permanenza in Silicon Valley si sta prolungando con la rubrica Italiani dell’altro mondo. Nella scorsa puntata abbiamo parlato con Serena Perfetto di Pinterest, facendoci raccontare il lato umano di una terra molto spesso descritta come spietata e dura. Con Marco Quarta, che vive a Palo Alto dal 2008 quando è arrivato come visiting scholar a Stanford per poi rimanerci ed aprire il suo team di ricerca dopo un postdoc, parliamo invece di biotech, di lungo termine.
Originario di Bolzano, Quarta è una di quelle persone che ricorda la propria infanzia come un periodo nel quale molte cose erano già chiare. Crescendo e studiando il progetto di vita si è strutturato. «La Silicon Valley è sempre stata uno dei miei obiettivi. Volevo venire qua. Era la destinazione ideale dove poter sviluppare le mie idee». Si è imbarcato dopo aver collezionato parecchia esperienza nel campo della ricerca: la sua tesi di Laurea a Bologna è stata supervisionata dal Premio Nobel per la Medicina Rita Levi Montalcini. Poi ha concluso il dottorato a Padova in neuroscienze.
«Mi sono da subito incuriosito sulla biologia dell’invecchiamento». Longevità non è vita eterna, ma vita di qualità. «La medicina della longevità punta ad allungare la qualità della vita più che la durata della vita. Magari vivendo gli ultimi 10 anni non in un declino psicofisico provocato dalle malattie». Negli ultimi tempi in Italia si è parlato di crollo delle natalità. Questione epocale che, se ribaltata, svela un altro nodo da affrontare: l’invecchiamento generale della popolazione.
«In tutto il mondo le persone con più di 65 anni stanno aumentando». Stili di vita non sani, obesità, fumo e tanti altri fattori, inclusi il cambiamento climatico e le pandemie, sono spesso alla base di gravi problemi di salute cronici che pesano sulla carne viva delle persone, delle famiglie, ma anche sul bilancio economico dei Paesi. «Le proiezioni dimostrano che spostare di un solo anno in avanti l’incidenza di malattie legate all’invecchiamento avrebbe una ripercussione di 37 trilioni di dollari risparmiati in costi sanitari. E questo soltanto per gli Stati Uniti». La chiave di volta su cui lavorano le startup di Quarta sono le cellule. «Tumori e malattie neurodegenerative sono legati all’invecchiamento biologico, non cronologico delle cellule». L’evoluzione dei prossimi decenni, secondo questo italiano dell’altro mondo, ci porterà verso una medicina non più soltanto reattiva.
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Due startup complementari
Questo però è il contesto attuale. Com’è il futuro su cui sta investendo tempo e risorse Marco Quarta con le sue due startup? «Sono realtà complementari». Rubedo ha alle spalle un round seed da 12 milioni di dollari e ha completato il Serie A con cifre al momento riservate (lui ci parla di decine di milioni). «La startup sviluppa una terapia farmacologica per eliminare selettivamente le cellule cattive e maligne che causano l’invecchiamento biologico, come le cellule senescenti che stanno alla base dell’infiammazione cronica degenerativa nei tessuti. Stiamo sviluppando diversi farmaci come pillole, creme, ma anche tramite iniezioni».
Turn Bio è invece uno spin off universitario, cofondato insieme a un altro italiano, Vittorio Sebastiano. «Qui sviluppiamo una terapia basata sull’RNA. Non è un vaccino, ma viene usato per trasmettere dei fattori che riprogrammano la cellula a livello epigenetico, resettandola». Quarta ci ha fatto l’esempio di cellule del corpo come strumenti musicali all’interno di un’orchestra: col passare del tempo alcuni non producono più quella sinfonia chiara e pulita. Turn Bio punta ad aggiustare quel rumore di fondo.
Tempistiche per tutto questo? «Iniziamo il primo trial clinico con Rubedo tra sei mesi. In pochi anni puntiamo all’approvazione su specifici gruppi di pazienti, con determinate patologie, per poi espanderne l’uso a gruppi di pazienti più allargati. L’obiettivo ultimo è usare questi farmaci per prevenire malattie croniche legate all’invecchiamento». Lungo la strada verso la longevità l’auspicio è che la ricerca – sempre più spinta dalle startup come ci spiegano tanti VC pure in Italia – inciampi in terapie efficaci per trovare una cura alle malattie della nostra epoca, nella speranza che diventino presto guaribili come lo sono oggi quelle ritenute un tempo mortali.
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Vivere più a lungo per…
Con più anni di vita e con più qualità della vita a disposizione per se stessi e i propri cari, il futuro potrebbe apparire come positivo (chi non vorrebbe vivere più a lungo e in salute?). Ma quanto spazio e tempo si può dedicare al lavoro in una vita che supera i cent’anni? «Si svilupperà un rapporto diverso col lavoro. Si potranno ricominciare carriere da zero, senza una traiettoria definita».
Quarta risiede in quella Silicon Valley dove sempre più Ceo sembrano allarmati rispetto all’impatto dell’AI sull’umanità. «Ritengo che con le nuove tecnologie aumenterà la richiesta di lavoro intellettuale. E in tutto questo non andrà sprecata la fetta di popolazione più anziana, che continuerà a dare il proprio contributo in termini di saggezza ed esperienza». E, visto che si parla di futuro, cosa consiglia Marco Quarta a chi sogna la Silicon Valley? «Chi viene qui corre un rischio: quello di non tornare più indietro. Ti ritrovi in una realtà piena di opportunità. C’è una convergenza di menti, entità, infrastrutture. E se hai una buona idea vieni innestato in un tessuto a cui è poi difficile rinunciare».