Il presidente del Consiglio alla Camera Alta per la fiducia si sofferma a lungo sulla green economy e sulle sfide dei mutamenti climatici: “transizione ecologica sarà al centro del PNRR “
“Che mondo vivremo dopo la pandemia?” si chiede Draghi in Senato, introducendo la parte ecologica del proprio programma: innalzamento dei mari, consumo del territorio, riscaldamento globale vengono elencati dal neo presidente del Consiglio come possibili cause della pandemia stessa. Dunque il premier in cerca di fiducia cita Papa Francesco: “abbiamo rovinato il creato, l’opera del Signore”. E auspica: “un approccio nuovo” a tutela dell’ambiente, sottolineando come questa esigenza sia legata a doppio filo alla tecnologia.
Le sfide dell’ecologia e le opportunità del Next Generation Eu
“Il cambiamento climatico penalizza alcuni comparti senza espansioni corrispondenti altrove che possano fare da contrappeso”, evidenzia Draghi in Senato. Occorre facilitare perciò “l’accesso al credito” e agevolare gli investimenti nel green. “Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta”. Cruciale sarà l’opera del neo ministero alla Transizione Ecologica guidato da Roberto Cingolani.
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Infine, rispettoso di quanto deciso nei giorni passati in Europa, Draghi avvisa: niente più finanziamenti a pioggia. Bisognerà scegliere quali attività tutelare dalla crisi post pandemica. Altre invece dovranno inevitabilmente cambiare, trasformarsi o mutare totalmente. “Centrali le politiche attive” ma bisognerà anche “rafforzare i centri per l’impiego”.
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Centrale, nel piano green del nuovo governo, il Recovery Fund: “Il Next Generation Eu dovrà impattare più settori simultaneamente. Occorre imparare a prevenire piuttosto che riparare: ogni azione ha una conseguenza” dice parlando dei 209 miliardi che arriveranno nei prossimi 6 anni. “Dobbiamo approfondire e completare il PNRR predisposto dal Conte bis entro il 30 aprile” e sprona il Parlamento, che dovrà votarlo. “Non basterà elencare progetti: dobbiamo dire come intendiamo arrivare al 2026, al 2030 e al 2050, quando l’Ue vorrà arrivare al compimento dell’obbiettivo di zero emissioni di gas serra e gas clima alteranti”.