Le parole del presidente della Juventus, Andrea Agnelli, suonano come un avvertimento. Il calcio, oggi, compete coi videogiochi?
Pochi giorni di polemiche fino al brusco stop. Il progetto della Super League è stato mal digerito da moltissimi tifosi, contrari a una competizione in cui i team non gareggiano per merito ma perché si sono comprati una presenza di diritto. Ora che si sono sfilati i club inglesi, dopo che lo stesso Pep Guardiola, allenatore del Manchester City, si era opposto al disegno del calcio d’élite, la resa dei conti sembra soltanto spostata a data da definirsi. In un’intervista rilasciata oggi a Repubblica, il presidente della Juventus, Andrea Agnelli (la cui famiglia controlla il gruppo GEDI, società editrice del quotidiano), ha dato la sua versione, spiegando perché le società di calcio più ricche e importanti d’Europa dovrebbero lanciarsi su una strada simile. Secondo Agnelli la sfida è «fronteggiare la competizione di Fortnite o Call of Duty che sono i veri centri di attenzione dei ragazzi di oggi, che spenderanno domani».
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Calcio VS Fortnite
Il presidente della Juventus ha spiegato che il modello della Super League, con i team e i giocatori migliori al mondo che si sfidano sotto gli occhi di consumatori da tutto il pianeta, rispecchia quello che ha portato al successo degli esport. Grandi eventi internazionali, con show e talenti. «Un terzo dei tifosi mondiali segue due club che sono tra i fondatori della Superleague – ha detto Agnelli – il 10 per cento segue i grandi giocatori e non i club, due terzi seguono il calcio più per “il timore di perdere qualcosa” che non per altro, e il dato più allarmante è che il 40% per cento di coloro che hanno fra i 16 e 24 anni non ha interesse nel mondo del calcio». In altre parole, organizzare la Super League significa «creare una competizione che simuli ciò che (i giovani, ndr) fanno sulle piattaforme digitali».
Fornite e il mondo esport
Le dichiarazioni di Andrea Agnelli sembrano confermare uno scenario che fino a pochi anni fa non sarebbe stato nemmeno immaginabile. In futuro, è possibile che i fan degli esport e del mondo gaming superino il numero di tifosi che vanno allo stadio o pagano un abbonamento per vedere una partita di calcio? Ovviamente la distinzione non va intesa come netta: un appassionato del pallone può essere al tempo stesso un patito di Fortnite. Il punto, però, è che il calcio dei grandi si è accorto che da Twitch in giù è cambiato qualcosa nelle abitudini dei più giovani. E che, tra di loro, il calcio non è più l’unica passione possibile.