Un pool di ricercatori dell’Oxfordshire ha scoperto come raffreddare le alte temperature della reazione, portandole da 150 milioni a pochi gradi
Uno storico passo in avanti si è compiuto verso l’impiego della fusione nucleare per la produzione di energia pulita, un’opzione di cui si discute da anni e sulla quale sono state portate avanti numerose ricerche, l’ultima delle quali resa nota pochi giorni fa.
La scoperta: così la fusione potrebbe produrre energia pulita
Un gruppo di ricercatori del Culham Center for Fusion Energy, infatti, ha dichiarato di aver scoperto come abbassare le elevate temperature tipiche della fusione da 150 milioni a pochi gradi. Da tempo si lavora per impiegare la fusione nucleare nella produzione di energia pulita, ma fino ad ora non si era trovato il modo di smaltire l’enorme quantità di calore generato dalla reazione, che avrebbe richiesto di cambiare con regolarità i componenti della centrale.
La fusione nucleare è il procedimento che si verifica nelle stelle quando più nuclei si compattano per formarne uno più grande, rilasciando esplosioni di energia. Il combustibile è dato dal deuterio e dal litio, provenienti dal mare e dal terreno e quindi potenzialmente illimitati. Se confermato, questo esperimento (“MAST Upgrade”) dimostrerebbe anche l’efficacia del sistema di scarico, ideato per rendere commercialmente utili le centrali a fusione.
Fusione e fissione nucleare: che differenza c’è
A differenza dell’opposta fissione nucleare, quella che per esempio avveniva nella centrale di Chernobyl, il processo di fusione è sicuro, non produce scorie radioattive, è rispettoso dell’ambiente e, quando non alimentato, si arresta. In questo modo si eviterebbe il rischio di una ripresa incontrollata dei processi, come è accaduto di recente in Ucraina, dove i sensori hanno registrato una possibile ripartenza delle reazioni.
Nonostante ciò, permane tra l’opinione pubblica un generale scetticismo nei confronti del nucleare come fonte di energia pulita. Sull’argomento è stata interpellata anche la Commissione Europea, alla quale spetta di stabilire se l’energia nucleare possa essere a tutti gli effetti annoverata tra le fonti rinnovabili. Tuttavia, una distinzione è d’obbligo, soprattutto adesso che il più grande progetto di fusione nucleare al mondo, ITER, ha iniziato la fase di assemblaggio, che durerà cinque anni e che vede coinvolta anche l’Italia. Fino a questo momento, il disegno era promettente ma restava lo scoglio della gestione di un’imponente quantità di energia, il cui superamento sembra sempre più vicino.