Da questa settimana Tokyo limiterà 23 tipi di apparecchiature mentre gli USA prevedono restrizioni a partire da ottobre
L’imposizione di controlli da parte del Giappone sulle esportazioni di strumenti per la produzione di chip preoccupa Pechino. La mossa da parte del Paese nipponico, che prova ad allinearsi alle politiche statunitensi, limiterebbe, infatti, la capacità della Cina di produrre semiconduttori avanzati e ostacolerebbe il coordinamento con Pechino. Già a partire da questa settimana, il Giappone limiterà 23 tipi di apparecchiature per la produzione di chip.
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Semiconduttori: Giappone vs Cina?
Il ministro del commercio e dell’industria giapponese, a marzo aveva dichiarato che la Cina sarebbe stata solo uno dei 160 paesi e delle regioni soggette a controlli da parte del paese nipponico e che le regole imposte non avrebbero dovuto necessariamente seguire le politiche statunitensi. Ma Tokyo e Washington condividono le stesse preoccupazioni per la spinta della Cina verso tecnologie avanzate e, a maggio, hanno condiviso con le altre democrazie industriali del noto “Gruppo dei Sette” (di cui fanno parte Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti) l’intenzione di “ridurre i rischi” dalla potenziale coercizione economica cinese. Tuttavia, le differenze nei controlli delle apparecchiature per la produzione di chip potrebbero mettere alla prova tale unità o ottenere un vantaggio competitivo di un Paese rispetto all’altro. Questo scenario potrebbe anche scaturire altre tensioni che coinvolgono gli USA, i quali, a differenza di Giappone e Olanda, che attueranno i controlli a partire da settembre, non stanno limitando le restrizioni a strumenti specifici. A ottobre, l’amministrazione del presidente Biden dovrebbe aggiornare le regole sui chip, in parte per allinearsi alla più ampia lista di strumenti giapponesi.