Prosegue il nostro viaggio editoriale alla scoperta dell’ecosistema del Venture Capital italiano. Intervista a Riccardo D’Alessandri, managing partner di Scientifica, fondo VC specializzato in deeptech, AI e smart material. «Seguo due valori fondamentali: innovare e costruire»
«Negli ultimi anni ho parlato con moltissimi scienziati impegnati su progetti di ricerca per i quali cercavano investitori. A loro chiedevo: cosa vi manca? Che cosa vi spinge ad andare all’estero? Al netto delle risposte soggettive ho riscontrato due problemi: gli scienziati non si sentono capiti dai VC, hanno bisogno di interlocutori che capiscano la profondità di un progetto scientifico; e poi le strutture: si possono investire milioni di euro, ma senza i laboratori…». Per la nostra rubrica alla scoperta dell’ecosistema del Venture Capital italiano abbiamo incontrato Riccardo D’Alessandri, managing partner di Scientifica, fondo lanciato nel 2021 con l’obiettivo di diventare tra i punti di riferimento per gli investimenti in ricerca e innovazione tecnologica. In portfolio ha anche Relicta, startup sarda vincitrice a SIOS23 Sardinia, in cui ha investito mezzo milione di euro.
Due valori di partenza
Intervistando numerosi investitori e VC italiani abbiamo avuto di nuovo la conferma di quanto sia alto e qualificato il livello della ricerca in Italia. Il problema dell’ecosistema sta però in quello che potremmo definire l’ultimo miglio, il tech transfer. Ovvero la fase in cui un’idea di laboratorio (con un TRL adeguato) incontra investitori e corporate per affrontare la strada del mercato. Classe 1981 di Roma, Riccardo D’Alessandri non è nato venture capitalist. «Seguo due valori, per me fondamentali: il primo è l’innovazione, ne sono innamorato e ho potuto sperimentarlo nel campo dell’IT; l’altro è il costruire, riferito a qualsiasi progetto che si può evolvere». Da imprenditore nell’ambito digitale si è poi lanciato in un progetto che offre non soltanto capitale di rischio, ma anche 1400 metri quadrati di laboratorio presso di Tecnopolo d’Abruzzo, a L’Aquila, dove le startup di Scientifica hanno accesso per testare e sviluppare i propri prodotti.
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Riccardo D’Alessandri ha iniziato a frequentare il corso di laurea in informatica a Tor Vergata, a Roma, ma a 23 anni ha preferito concentrarsi sul lancio della sua prima azienda, specializzata nella mappatura degli spazi pubblici con calcoli predittivi utili soprattutto a scopi di ordine pubblico. Da qui è nata una partnership con Microsoft, con la quale ha collaborato per un progetto di homeland security negli Stati Uniti. Il software dell’azienda era inserito all’interno delle bodycam delle forze dell’ordine. Nel frattempo in Italia – si parla dei primi anni dopo la crisi del 2008 – il digitale era ancora agli esordi. «All’epoca l’informatica si riduceva perlopiù alla consulenza, mentre io volevo concentrarmi sui prodotti».
Come fare tech transfer
Nel settore digitale Riccardo D’Alessandri ha scelto di focalizzarsi nella nicchia del deeptech, comparto dove la ricerca scientifica – dal computing all’intelligenza artificiale fino agli smart material – garantisce un contributo in termini di competitività del Paese. Per questo nel 2016 ha deciso di fondare Ventiseidieci, un’azienda di ricerca, coordinamento e sviluppo sperimentale nel settore della scienza dei materiali, nanotecnologie, biotecnologie e AI. Scientifica, il fondo VC partecipato da Ventiseidieci, ha completato il cerchio, fornendo capitali a startup che nascono all’interno dei laboratori e che fanno innovazione proprio su quei verticali. «Investiamo sulla parte di technology transfer. E oltre al supporto finanziario offriamo anche competenze scientifiche: il team è composto da scienziati che hanno portato prodotti dal laboratorio al mercato. E fare un progetto con chi l’ha già fatto è un vantaggio enorme».
In media Scientifica partecipa agli aumenti di capitale con un ticket di mezzo milione di euro, supportando startup e spinoff. «Ci interessano progetti che partono da un TRL di 5/6. In tutto abbiamo sette startup in portfolio, ma presto chiuderemo altre operazioni». Secondo Riccardo D’Alessandri il tech transfer va inteso come qualcosa di molto concreto. «Significa che 18 mesi dopo l’investimento si deve riscontrare un’enorme evoluzione del progetto. E significa che il giorno dopo l’investimento il team ha a disposizione laboratori, guide esperte e corporate pronte a validare». Come in ogni settore dell’innovazione il rischio c’è. «Ma è fondamentale che il VC sia auto sostenibile». In un momento complesso per l’ecosistema, con investimenti in calo rispetto agli anni precedenti, abbiamo chiesto a Riccardo D’Alessandri un commento dall’osservatorio deeptech. «In Italia abbiamo la fortuna di aver una profondità scientifica di altissimo livello e anche a costi più bassi. Ecco perché non caleremo il volume di investimento».