Per la nostra rubrica Unstoppable Women l’intervista alla ricercatrice vincitrice del 21° Premio italiano L’Oréal-UNESCO “Per le Donne e la Scienza” al lavoro sul progetto dell’Einstein Telescope che potrebbe essere realizzato in Italia
Donne e scienza, un binomio spesso vincente che vanta diverse eccellenze nel nostro Paese. Lo scorso giugno è stato assegnato il 21° Premio L’Oréal – UNESCO “Per le Donne e la Scienza”: un prestigioso riconoscimento che è stato assegnato a sei scienziate italiane capaci di contraddistinguersi per l’alto potenziale delle proprie innovazioni. Tra queste, Arianna Renzini, che con il programma “Svelando il fondo di onde gravitazionali”, ha studiato un nuovo modo di misurare e caratterizzare i buchi neri binari.
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Arianna, da quanto ti occupi di ricerca?
Ho iniziato a fare ricerca scientifica durante il triennio in Fisica a Padova, con la mia tesi “Il momento angolare orbitale della luce”. Poi mi sono specializzata in Cosmologia e Relatività generale. Per inseguire questa passione prima mi sono trasferita a Londra, dove ho studiato all’Imperial College, e poi ho allargato i miei orizzonti fino a Los Angeles, nel California Institute of Technology. In particolare, mi sono sempre più appassionata alle onde gravitazionali, che si collocano perfettamente al crocevia tra astrofisica teorica ed osservativa, cosmologia, e fisica teorica delle alte energie, aprendo una finestra nuova e preziosissima sulla storia del nostro universo.
Come è nata questa passione?
Senza dubbio, dalla potenzialità di nuove e straordinarie scoperte scientifiche in questi ambiti, che si sono già materializzate con il Nobel nella Fisica del 2017, conferito a Rainer Weiss, Barry C. Barish e Kip S. per il loro contributo alla realizzazione dell’osservatorio statunitense LIGO, che ha permesso la prima rilevazione diretta delle onde gravitazionali a settembre 2015. La mia dedizione è poi stata alimentata dalla collaborazione con la comunità scientifica, che nutre le mie stesse speranze. Ho trovato la mia casa proprio nella dimensione delle collaborazioni internazionali, con esperimenti e sedi in ogni continente. Per me è come una grande azienda che non dorme mai.
In che cosa consiste il tuo progetto di ricerca?
Io mi occupo specificatamente del cosiddetto “fondo stocastico di onde gravitazionali”, che è costituito dall’insieme di infinite onde deboli provenienti da ogni angolo del nostro universo. Lavoro all’elaborazione di tecniche innovative che possano rivelare questo segnale minuscolo, che è molto al di sotto della soglia di misura dei nostri attuali esperimenti. Il mio nuovo metodo di misura sfrutta nuove caratteristiche del segnale che abbiamo imparato negli ultimi anni, con gli interferometri LIGO e Virgo (a Cascina, Italia).
Cosa ti ha spinto a partecipare alla call di L’ORÉAL-UNESCO?
Il mio futuro supervisore, il prof. Davide Gerosa, mi ha suggerito di partecipare all’iniziativa, e non ho esitato! Mi è sembrata una bellissima opportunità oltre che una bella iniziativa per promuovere la diversificazione del nostro campo, e sconfiggere i preconcetti che ancora regnano sovrani in molti dipartimenti. Andare oltre il gender gap è sempre un’ottima idea.
Che cosa ti porti a casa da questa vittoria?
Questa vittoria è senz’altro una bella soddisfazione, e la premiazione è stata molto emozionante. Si è creato anche un bel network con le altre vincitrici, con le quali sono in contatto. Contribuiremo ad allargare ancora di più la nostra comunità scientifica, trasversale e in via di espansione. Non so dire se me l’aspettassi oppure no; nel mio lavoro, si preparano moltissime application e si è sempre pronti alla sconfitta ma bisogna imparare a non associarla con il proprio valore personale. Il mio approccio è quello di preparare le domande essendo cosciente del fatto che, spesso, queste non andranno a buon fine, ma ce l’ho sempre messa tutta. Quando, poi, arriva la bella notizia è una grandissima sorpresa!
Quali sono i tuoi progetti in cantiere?
A Milano inizierò a lavorare a pieno regime alla nuova tecnica di misura per il fondo stocastico intermittente di onde gravitazionali. Dopo questo, continuerò a fare application per fondi europei, con la mission di portare avanti la mia ricerca. La mia comunità è sulla cresta dell’onda e ci sentiamo vicini alla scoperta, ma abbiamo bisogno di supporto per i nostri progetti più ambiziosi e anche di nuovi esperimenti per metterli in pratica. Ripongo grandi speranze nella nuova proposta di un detector europeo, Einstein Telescope, un’infrastruttura sotterranea proposta a ospitare un osservatorio di onde gravitazionali di terza generazione, che forse verrà realizzato in Italia, oltre che per la missione spaziale ESA, LISA (Laser Interferometer Space Antenna). Entrambi questi esperimenti avranno soglie di misura estremamente più competitive di quelli attuali, garantendo nuove scoperte e nuove sfide.