Già compagne universitarie, in piena pandemia danno vita a una media company che parla alla loro generazione. Così con Bianca Arrighini e Livia Viganò nasce Factanza. La nuova storia per la rubrica Venti di Futuro
«Sapere è una cosa bellissima, più sai più vuoi sapere». Anno 2019. Bianca e Livia sono due compagne di università, frequentano il terzo anno di economia, sono appassionate di giornalismo e informazione. Hanno 21 anni, guardano la loro generazione e si chiedono: ma perché nessuno legge i giornali? Iniziano a farsi domande, a cercare feedback, a chiedere perché. E trovano la risposta. «I più giovani non hanno disinteresse verso l’informazione. Non leggono giornali perché i giornali non parlano la loro lingua». Partono da qui e decidono di agire. Di inventare una soluzione. Cosi Bianca Arrighini e Livia Viganò creano una pagina Instagram, dove cercano di fare informazione di qualità con una grafica pulita e riconoscibile. Notizie dedicate ai più giovani, con il loro linguaggio e sui loro social. Poi capiscono che quella passione per grafica e giornalismo può diventare un lavoro. Durante la pandemia tutto il mondo è online e cerca informazione.
Difendere l’informazione social
Cosi le due ragazze decidono di dedicare tutto il tempo che hanno alla loro passione e nel 2020 fondano Factanza, una media company e startup innovativa. Sottotitolo: l’informazione che crea (in)dipendenza. «Factanza è quello stato in cui vive chi è dipendente da sostanze stupefacenti. La nostra startup si chiama così perché vuole rendere dipendenti dall’informazione i più giovani. Cosi da renderli indipendenti. Una popolazione informata è una popolazione in grado di fare scelte consapevoli».
Quando nasce Factanza, su Instagram non ci sono pagine simili. Gli inizi non sono facili. «La gente non capiva quello che facevamo. Non c’erano altre media company. C’erano i colossi che governano il mercato e le testate. Ci siamo trovate spesso a difendere l’informazione social e a far capire che non si tratta di un tipo di informazione di serie B, ma che anzi può essere molto più di qualità rispetto a certa informazione digitale e al clickbait». Ci credono e vanno avanti. Arrivano a 10mila, 20mila, 100mila follower e iniziano a interfacciarsi con gli stakeholder. Poi a Settembre 2020 entrano nel programma di accelerazione di Primo Ventures (ex Primomiglio). Raccolgono 200mila euro (qui l’intervista di StartupItalia dopo il primo round). Intanto si laureano in Economia Aziendale e Management all’Università Bocconi. Da Instagram passano a TikTok. E adattano i loro contenuti a ogni social. I numeri crescono e oggi conquistano in totale qualcosa come 1 milione di follower. Oggi in redazione sono in 15, hanno gli uffici nel cuore di Milano e un head of content. Fanno informazione generalista «Il più possibile apolitica e imparziale». Le abbiamo incontrate nei giorni scorsi alla 13esima edizione di Internet Festival di Pisa, dove hanno parlato di nuove traiettorie lavorative. «Inventarsi un lavoro è stato necessario, ma a guidarci è sempre stata la passione. E la curiosità. Abbiamo imparato tutto facendo impresa. Da 2 a 15 persone: gestire tanti dipendenti non è cosa semplice, ma abbiamo scelto di mettere al centro le persone. Non abbiamo avuto paura di buttarci. Sapevamo che sarebbe stato difficile e continua a esserlo. Ma l’esperienza è cosi bella e istruttiva che anche se dovesse andare male abbiamo imparato molto».
L’equilibrio è tutto
Nel 2021 i primi grandi riconoscimenti. Bianca e Livia, oggi 25enni, riconosciute tre le under 30 più influenti, hanno vinto il Premiolino, un antico e prestigioso riconoscimento dedicato in Italia al mondo dell’informazione. E a febbraio 2023 hanno chiuso un round di 500mila euro. Investitori: Primo Ventures, Prana Ventures, Angels4Women e privati. Qual è il vostro modello di business? «Facciamo brand content più content supply, ma accettiamo solo aziende che rispettano i nostri valori e quelli della nostra generazione. La sostenibilità ambientale e sociale, la salute mentale, le opportunità intergenerazionali, la diversità, l’inclusione, i diritti civili, il progresso e l’innovazione». C’è un errore che avete fatto facendo impresa? «Quello che abbiamo imparato nel nostro breve percorso è quanto sia rischioso sottostimare l’importanza dell’equilibrio tra vita e lavoro. Quando si lancia una startup, passione e entusiasmo possono portare a mettere in secondo piano la necessità di mantenere un equilibrio sano tra le esigenze professionali e quelle personali. Mettendo il lavoro sempre al primo posto. Ma amare il proprio lavoro a tal punto da non prendersi del tempo per staccare, può essere un campanello d’allarme da non sottovalutare».
Quest’anno Factanza ha pubblicato anche il libro “Capire il presente”, edito da Gribauldo. In copertina però non compaiono i nomi di Bianca e Livia. «Cerchiamo di non comparire mai, siamo una testata e come tale vogliamo essere riconosciute. Il nostro obiettivo è aiutare le persone ad avere uno sguardo critico sul mondo e su dove sta andando. Nelle nuove generazioni, c’è un forte sentimento di stanchezza e poca fiducia nel futuro. Questo porta al fenomeno conosciuto come “news avoidance”, per cui si evita di consumare notizie a causa dell’eccessivo carico di informazioni e della loro negatività. Tuttavia nelle nuove generazioni, c’è ancora tanta fame d’informazione, ma solo se comunicata nel modo giusto. La sfiducia è verso quelli che fino a poco tempo fa erano considerati i player più rilevanti». Prima di chiudere, chiedo a Bianca: tu che hai la passione per la grafica, come illustreresti la tua storia e quella di Factanza? «Come un grafico esponenziale: un ciclo di crescita personale e professionale che, in un mondo sempre più rapido, sembra accelerare ogni giorno di più. Sapere è davvero una cosa bellissima e più sai più vorresti saperne».