Torna il Salone dei Pagamenti con l’Agorà del futuro di StartupItalia. Euro digitale, AI, crypto e Millennials. Ne abbiamo parlato con Silvia Attanasio: «Si parte dai pagamenti per innovare, ma va aggiunto il lavoro pratico, di cacciavite e sperimentazione»
Pagare per ottenere un servizio che migliora le nostre vite è un gesto antichissimo e al tempo stesso nuovissimo, perché evolve continuamente, tra resistenze culturali e impulso al miglioramento.
Una dinamica che porta novità meritevoli di essere condivise e diffuse ogni anno, così il Salone dei Pagamenti, ideato da ABI e ABIEventi nel 2016, riepilogherà le principali novità del circuito dei pagamenti e divulgherà conoscenza. Tre giorni di lavori a Milano, il 22-23-24 novembre, presso il MiCo Milano Congress, dove si svolgerà l’evento nazionale di riferimento sui temi dell’innovazione nel settore finanziario.
Ma c’è di più e riguarda direttamente StartupItalia: il Salone, infatti, va inteso come una Agorà dell’innovazione, un laboratorio di storie aperto dalla nostra redazione, un’opportunità di ispirazione. Profili di startupper, accademici, programmatori, economisti, imprenditori e manager, persino filosofi che hanno a che fare con i pagamenti e con il mondo delle banche. Al Salone nello specifico si parlerà del futuro dei pagamenti digitali, dell’impatto delle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, delle monete digitali, degli attori del mercato, di sostenibilità e inclusione. Temi che ci sono stati anticipati da Silvia Attanasio, Responsabile Innovazione ABI e Presidente ABI Lab.
Destinazione Agorà del futuro
Dottoressa Attanasio, cosa ci possiamo aspettare dal Salone dei Pagamenti, quest’anno?
L’Euro digitale sarà al centro del prossimo Salone dei Pagamenti; avremo diverse sessioni dedicate, con rappresentanti della Commissione Europea e della Bce, oltre che di altre banche europee. Il Governing Council della Bce ha dichiarato conclusa la fase di investigazione sull’adozione dell’Euro digitale, durate la quale si è tenuto un dialogo allargato a tutte le componenti del mercato: banche, prestatori di servizi di pagamento, associazioni dei consumatori e rappresentanti del mondo delle imprese. Stiamo entrando in una nuova fase che durerà altri due anni, confidando che si possa non solo confermare, ma anche intensificare la collaborazione tra pubblico e privato di cui abbiamo bisogno per indirizzare correttamente le prossime attività, e precisare meglio le caratteristiche concrete dell’Euro digitale.
La trasformazione digitale dei pagamenti sembra sospesa tra resistenze culturali e materiali. Qual è la situazione?
Sì, ci sono ancora resistenze e alcune perplessità ma i pagamenti tradizionalmente sono stati un punto di partenza per l’innovazione nel mondo bancario, dal quale sviluppare e stringere il contatto tra banche e cittadini. I pagamenti sono cambiati nel momento in cui abbiamo potuto farli portando una semplice carta plastificata in tasca, evitando il rischio di furti e smarrimenti. Quindi si potrà nuovamente innovare nel mondo dei pagamenti quando saremo in grado di immaginare qualcosa di diverso che oggi non riusciamo ancora a fare. Abbiamo fatto questo esercizio insieme alle banche italiane, quando è apparsa all’orizzonte l’idea dell’Euro digitale, domandandoci che cosa possiamo fare concretamente per facilitare il loro lavoro.
Quali sono le priorità sulle quali le banche devono accelerare l’innovazione?
Gli studi che abbiamo a disposizione dicono che le banche ripongono grande attenzione su tre fattori: il primo riguarda la modalità di relazione digitale con il cliente. Digitalizzare i processi non significa installare i moduli dentro al computer, ma vuol dire pensare in un modo differente; finché continuiamo a mettere una stampante a monte, e uno scanner a valle, o semplicemente accumulare file all’interno di un pc, stiamo solo dematerializzando degli oggetti e delle procedure, ma non stiamo trasformando i nostri processi. Il secondo tema sul quale c’è grande attenzione è quello della cybersecurity che è il presupposto fondamentale per consolidare la fiducia nel mondo digitale, tra le banche e i loro clienti. Il terzo ambito sul quale gli istituti bancari stanno investendo riguarda i dati. Al di là delle tecnicalità e delle competenze verticali necessarie per gestire i grandi data set, i dati rappresentano la storia dei clienti perciò dobbiamo fare in modo che questa storia sia utilizzabile, trasformandola in servizi. Così facendo il cliente non si sentirà solo, sconosciuto, ma si sentirà protetto e seguito in tutte le dinamiche che lo riguardano.
Quali sono le nuove esigenze di pagamento per le generazioni connesse, come Millennials e Centennials?
Le generazioni native digitali dimostrano una predisposizione all’uso degli strumenti di pagamenti digitali superiore a quella di chiunque altro, ma dobbiamo domandarci se sono realmente consapevoli del corretto utilizzo e di taluni rischi. Questa domanda comporta la necessità di un costante sforzo rivolto all’educazione finanziaria, proprio perché il denaro che si non tocca, che non si conta con le mani e che non si vede materialmente, tende ad assumere un significato differente. L’educazione finanziaria diventa particolarmente rilevante e andrebbe integrata nei prodotti stessi e nelle modalità di interfaccia. Unitamente alla formazione dobbiamo cercare di portare i pagamenti digitali là dove sono i clienti, al passo con la modernità e con gli interessi delle diverse generazioni. Ad esempio, al Salone di Pagamenti dell’anno scorso abbiamo presentato una dimostrazione dell’Euro digitale all’interno del Metaverso. Oggi, sebbene il Metaverso sembri un po’ meno rilevante, i ragazzi continuano a fare acquisti in crypto valute e a scaricare Roblox. Quindi i giovani mantengono un’esposizione verso prodotti rischiosi e non sempre ne sono consapevoli. Questo tema ci riguarda da vicino e deve interessarci.
Intelligenza artificiale: opportunità, rischi e prospettive per i pagamenti digitali?
L’intelligenza artificiale rappresenta un grosso salto in avanti per i processi di automazione. Tuttavia, nel mondo dei pagamenti le sue applicazioni più concrete potranno riguardare l’assistenza ai clienti e le analisi predittive per cercare di evitare i rischi di frode. La vedo meno utilizzabile all’interno delle dinamiche dei pagamenti digitali.
Che futuro immagina per i pagamenti globali?
a Banca dei Regolamenti Internazionale (BRI) che promuove la cooperazione in campo monetario e finanziario, sta lavorando da diversi anni su alcuni progetti per definire l’interoperabilità di numerose sovranità nazionali. Nell’Unione Europea una delle priorità è il raggiungimento dell’indipendenza strategica per riuscire a ottenere una filiera dei pagamenti pienamente rispondente al quadro regolamentare dell’UE. Questo significa che bisogna trovare delle modalità, dei ponti, che possano consentire a mondi differenti di interagire fra loro. Si tratta di una grande sfida per avere una regolamentazione di tutte le filiere dei pagamenti dei circuiti internazionali.
Quali altri argomenti saranno centrali nei prossimi anni, che approfondirete al Salone dei Pagamenti?
Se proviamo a immaginare i prossimi cinque anni, oltre all’Euro digitale, disporremo dell’Identità digitale, un altro grande tema in discussione. Inoltre, parleremo di sperimentazione: tendiamo a guardare ai fenomeni complessi dei pagamenti dal punto di vista delle regole che li normano, ma alle regole va affiancato un lavoro più pratico che definirei di cacciavite, per sperimentare le cose che facciamo. Un approccio che si sta diffondendo sempre di più: pensiamo all’Euro digitale con i suoi prototipi, all’Identità digitale con i progetti pilota a larga scala promossi dalla Commissione Europea. Trovare delle modalità di interazione concrete fra soggetti pubblici e privati per definire quello che ci aspetta è un modo per facilitare la diffusione di questi nuovi strumenti e la consapevolezza da parte dei cittadini.