Dopo il decreto di sequestro preventivo di Scuolazoo del 17 Giugno, Noemi Grillo ci spiega la loro versione dei fatti
Il portale Scuolazoo in questi giorni è stato al centro di forti polemiche. Il 17 giugno, il giorno precedente alla prima prova, la Polizia Postale ha richiesto l’oscuramento di un articolo del loro blog dedicato alla maturità 2014. Sulla pagina veniva promosso un servizio in real time a supporto degli studenti per svolgere l’esame di maturità, con lo slogan “Maturando disperato? Ti aiuta Scuolazoo con l’account di WeChat“.
Noemi Grillo, responsabile delle pubbliche relazioni e dei rapporti con i media di Scuolazoo, ci fornisce la loro versione dei fatti.
IL SERVIZIO. Ogni anno risolviamo le prove di maturità che gli studenti ci inviano. Quest’anno abbiamo lanciato il servizio su WeChat, aprendo un account ufficiale. Una volta iscritto, l’utente poteva accedere ad una sezione dedicata alle soluzioni alle prove d’esame. Abbiamo deciso di utilizzare questa chat, al momento gettonatissima tra i giovani, perché a differenza di Whatsapp permette la creazione di gruppi con infiniti aderenti. Anche altri nostri competitors offrono lo stesso tipo di servizio, cambia giusto lo strumento utilizzato.
L’INTERVENTO DELLA POLIZIA POSTALE. La segnalazione è partita da Roma, ma non è ancora noto chi ne sia stato il promotore (forse il Ministero). Così martedì scorso, la Polizia Postale ha emesso una richiesta di sequestro preventivo affinché venisse rimosso un articolo pubblicato all’interno del blog maturità ospitato dal nostro sito. Immediatamente, abbiamo provveduto ad oscurare la pagina in questione e comunicarlo ai nostri utenti. Ieri è stata l’autorità stessa ad emettere il comunicato stampa dell’accaduto.
COSA HANNO SBAGLIATO. Con il nostro servizio chiediamo gli studenti a mandarci una foto sull’account di WeChat del compito. Nell’articolo “incriminato” ci contestano l’istigazione a delinquere perché l’invito a farci mandare le fotografie dei quesiti, rischiava di promuovere l’uso di dispositivi mobile durante la prova d’esame. Effettivamente ci siamo resi conto di aver diffuso un messaggio sbagliato che poteva portare i ragazzi in errore, così abbiamo deciso di seguire fin da subito le indicazioni dell’autorità. La questione è finita là, ma la notizia si è diffusa velocemente su internet. Tenevo a precisare che non ci sono state denunce ai nostri collaboratori o al gruppo di professori che si erano resi disponibili a svolgere il servizio.
LA SOLIDARIETÀ DEGLI STUDENTI. I ragazzi ci sono stati davvero vicino, motivandoci a non mollare. Abbiamo pubblicato sulla nostra pagina facebook un post dove rassicuravamo gli utenti che il nostro sito non era mai andato offline, con tanto di analytics. Il risultato: più di 15mila i like e circa 140 i commenti di incoraggiamento.
A SORPRESA NESSUNA REAZIONE DEI PROFESSORI. Ci aspettavamo decine di rimproveri da parte del corpo insegnante, invece non abbiamo ricevuto grosse critiche. I professori hanno preferito non esprimersi. Ci siamo dati questa spiegazione: durante l’anno scolastico appena concluso abbiamo portato avanti il progetto R.I.S. (Rappresentanti d’Istituto Scuolazoo) ed organizzato un tour nelle scuole di 33 città italiane. L’obiettivo era quello di facilitare il networking tra i diversi istituti e diffondere tematiche importanti come il futuro dei giovani e l’innovazione. Gli stessi professori hanno potuto comprendere che, nonostante il nostro carattere goliardico, è forte la dedizione che mettiamo nel nostro lavoro, costantemente vicino agli studenti.
QUALI SARANNO LE EVOLUZIONI. Dopo aver attuato il provvedimento non credo che avremo altre ripercussioni. In futuro, fatto tesoro di quanto accaduto, cercheremo di moderare il linguaggio e utilizzare delle parole più ponderate, mantenendo sempre il nostro carattere fresco ed ironico.