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Come spesso accade, dagli incontri inaspettati nascono le idee migliori. Ne è un esempio la storia dell’azienda agricola Il Salto, un gioiello di gastronomia e impegno sociale, arroccato ai piedi dei Monti Sibillini, nella provincia marchigiana di Macerata. Cinque anni fa, Catia Pazzi, una signora proprietaria di alcuni terreni nel piccolo comune di Sant’Angelo in Pontano, conosce la giovane sociologa Francesca Ercoli e insieme decidono di realizzare una società unica nel suo genere.

“Abbiamo unito le forze per creare un’impresa basata sull’ecologia e la socialità. Catia ha messo a disposizione la sua terra e le risorse, io le energie e la voglia di fare”, racconta Francesca Ercoli a StartupItalia. “Il Salto è un’azienda agricola multifunzionale, ossia l’unico modo per sopravvivere nel mercato di oggi, in linea con quello che chiedono le ultime politiche europee in materia”.

Dalla sociologia all’agricoltura sociale

È il percorso universitario di Francesca, che prima di tornare nelle sue Marche viaggia in Francia e in Spagna, ad accendere la vocazione per l’inclusione sociale e in particolare l’aiuto per le ragazze e i ragazzi affetti da disabilità grave. “Anche grazie ai miei studi in sociologia, abbiamo subito allargato lo sguardo al territorio, per cogliere le criticità del posto e aiutare le persone in difficoltà, prendendo contatti con il Comune e l’associazione Anffas Sibillini, con cui abbiamo iniziato un percorso condiviso”. In un’area interna e di provincia, dove mancano infrastrutture, trasporti e scarseggiano le realtà più idonee per offrire occupazione alle persone fragili, Il Salto ha rappresentato un nuovo punto di riferimento.

“All’interno dell’azienda”, spiega Francesca, “i ragazzi sviluppano in primo luogo le capacità professionali: firmano un contratto con degli obiettivi specifici e ricevono una busta paga, minima ma molto utile per la gestione delle finanze personali”. Le mansioni, all’interno dell’officina agriculturale, così come è stata definita dalle socie fondatrici, sono diverse. Dalla consegna delle cassette a domicilio, alla selezione e al trattamento degli ortaggi per la trasformazione. Il tutto, in un contesto all’insegna dell’amicizia e del gruppo. “Nessuno si porta il cibo da casa: ogni giorno ci ritroviamo a tavola e facciamo pausa pranzo insieme, un modo prezioso per sviluppare le autonomie e le responsabilità personali”.

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Foto Facebook

Un progetto a lungo termine

Il Salto accoglie ragazzi con disabilità gravi a livello cognitivo e relazionale. “Non è una nostra scelta”, afferma Francesca. “Deriva dal contesto nel quale ci siamo trovati a lavorare, in quanto le persone affette da disabilità lievi hanno fortunatamente occasione di ottenere borse lavoro e percorsi di inclusione sociale, tramite le associazioni attive nel nostro territorio. Purtroppo, per i giovani con disabilità gravi è spesso più complicato trovare la propria strada, anche passando attraverso le istituzioni”.

Proprio per offrire un supporto valido, Il Salto ha deciso di privilegiare un’iniziativa a lungo termine. “Fin dall’inizio, abbiamo sempre lavorato con gli stessi cinque ragazzi, condividendo con l’Anffas l’obiettivo di garantire un futuro a queste persone: non pensiamo quindi a un aiuto che si esaurisca nel breve, ma che possa costituire un progetto di vita”. L’ultimo passo di questo percorso, sottolinea Francesca, è la creazione di un’impresa sociale autonoma. “Due dei nostri collaboratori, scelti insieme all’Anffas, diventeranno degli imprenditori in una nuova società di vendita dei prodotti agricoli, gestita insieme ai responsabili di Il Salto”.

Il Salto tra Marche ed Europa

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Foto Facebook

Oggi, dopo un lungo periodo di dedizione e lavoro, il progetto di Francesca Ercoli e Catia Pazzi sta ottenendo una grande visibilità ed è riuscito a coinvolgere studenti e volontari provenienti da altri Paesi europei. E pensare che la storia di Il Salto era iniziata tra mille difficoltà, a causa del terremoto che, dall’autunno del 2016 al gennaio del 2017, ha colpito l’area appenninica del Centro Italia, causando enormi danni. “A pochi mesi dall’apertura, il sisma ha sconvolto i nostri piani: è stato un periodo durissimo. La nostra casa è stata dichiarata inagibile e per anni ci siamo adattati in tensostrutture e nelle jurte. È proprio all’interno di queste situazioni d’emergenza che abbiamo iniziato la nostra attività con i ragazzi”.

A cinque anni di distanza, l’azienda è pronta ad accogliere i primi collaboratori stranieri. “Si tratta di nove persone under 30, provenienti da Spagna e Francia, che svolgeranno un volontariato di 25 giorni”. Il programma, promosso da bandi europei con il contributo di varie associazioni, sarà diviso in una parte teorica e una pratica e si concentrerà anche nella progettazione di iniziative realizzabili nell’ambito dell’agricoltura sociale.

“Il social camp”, evidenzia Francesca, “è un’opportunità unica, per i nostri ragazzi, di confrontarsi con persone nuove, arricchire il proprio bagaglio culturale e migliorare le capacità di relazione interpersonale”. Da questo punto di vista, anticipa la fondatrice dell’azienda, l’internazionalizzazione di Il Salto è solo all’inizio: “la prossima estate replicheremo il campus di questa estate e sono previsti, negli anni a venire, due volontariati europei dalla durata di sei mesi ognuno”.