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Comincia un altro giro della giostra sportiva più bella, quella della Paralimpiade. A Tokyo c’è una Italia da record: 113 atlete e atleti, più una guida e la timoniera del canottaggio, con una rappresentanza femminile superiore a quella maschile. Quella che si presenta a Tokyo, la Paralimpiade che Andrew Parsons, presidente del Comitato Paralimpico Internazionale, ha definito come “la più importante di sempre”. Anche i numeri generali sono superiori a quelli del passato: oltre 4500 atleti di 162 Paesi di ogni continente.

La pandemia ha imposto condizioni eccezionali. Abbiamo intervistato Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico.

Che Paralimpiade sarà?

“Mi aspetto la controprova del lavoro fatto in questi anni con la politica sportiva che abbiamo portato avanti grazie alle Federazioni, alle associazioni sportive di base, sempre straordinarie nell’impegno che hanno, alle forze militari”.

LUCA PANCALLI

Al via martedì 24 agosto le Paralimpiadi Tokyo 2020. In foto Luca Pancalli

La squadra italiana, capitanata dai due portabandiera Beatrice Vio (la schermitrice paralimpica più forte e famosa del mondo) e Federico Morlacchi (il nuotatore che ha permesso la crescita grande del nuoto azzurro, diventato punto di riferimento nel mondo), mette insieme veterani e giovani, con ha un’età media di 33 anni, circa 3 in meno rispetto alle Paralimpiadi di Rio 2016.

“Bebe e Federico sono due persone fantastiche, oltre a essere campioni. In generale, comunque, un risultato lo abbiamo già ottenuto prima di di cominciare: la nostra delegazione ha un numero altissimo di esordienti, 69 su 115. Vuol dire guardare al futuro, non solo riguardo alla Paralimpiade, ma anche all’avviamento allo sport. Un dato che rappresenta una realtà in evoluzione”.

Le Olimpiadi hanno dimostrato che si possono organizzare grandi eventi anche in condizioni molto dure.

“Queste Paralimpiadi sono il secondo strabiliante colossal dello sport dopo Olimpiadi bellissime e straordinarie, per noi in particolare. E se c’era un posto dove questo poteva accadere è proprio il Giappone, che ha organizzato in maniera perfetta dei Giochi difficilissimi per le condizioni che la pandemia ha imposto al mondo. Le Olimpiadi hanno scaldato i luoghi e gli animi, ora tocca agli atleti paralimpici con tutti i valori e i messaggi che il movimento paralimpico porta con sé che si uniscono a quelli olimpici, ma sono specifici del nostro mondo”.

Gli Azzurri sono stati capaci di affrontare e superare le difficoltà in maniera molto composta, che è alla fine una delle caratteristiche del movimento paralimpico.

“Non ci sono parole per definire i nostri atleti e le nostre atlete. Possiamo dire siano straordinari. Hanno affrontato questo periodo con le capacità di chi ha saputo superare anche prove più difficili di una pandemia e lo hanno fatto nel modo migliore. La dimostrazione che davvero non ci sia qualcosa o qualcuno che possa fermare la passione, la gioia, l’impegno che hanno tutti gli atleti, dai grandi campioni che sono a Tokyo a coloro che non sono qui, specie quelli che fanno parte del nostro movimento”.

Sono i grandi campioni il traino per la crescita di ogni movimento sportivo.

“L’auspicio è che ognuno dei nostri Azzurri possa essere fonte di ispirazione per altre persone con disabilità o problemi che magari non hanno ancora cominciato a fare sport per avvicinarsi al movimento e iniziare. Tanti atleti che sono qui a Tokyo hanno cominciato con lo sport proprio perché sono stati ispirati da un campione. Vedere le gare di Martina Caironi ha portato Monica Contrafatto a fare atletica e per la seconda volta si trovano a una Paralimpiade insieme. Con loro ci sarà una atleta emergente come Ambra Sabatini, che a sua volta è stata ispirata da Martina. Questo è il senso dello sport e dei grandi campioni paralimpici”.

Il movimento paralimpico sa cambiare la società.

“Proprio così. Come ripeto spesso, è un seme che germogliando porta miglioramenti all’interno della vita sociale e civile di un Paese. Per questo la Paralimpiade, punta di diamante e vetrina di grandi atlete e atleti, è così importante. E quella di Tokyo un po’ più di altre”.