Ancora una volta la solita fotografia, coerente ai rapporti internazionali: differenze tra Nord e Sud, necessità di intervenire su Campania, Sicilia e Calabria e sulla scuola secondaria di primo grado.
Nihil sub sole novum. I risultati del test Invalsi 2014, presentati al Ministero della Pubblica Istruzione, non dicono nulla di nuovo rispetto a quello che già sapevamo. La fotografia che ci consegnano è quella di sempre: una sostanziale differenza tra Nord e Sud, la debolezza della scuola media e la necessità di investire su istruzione e non solo in Calabria, Campania e Sicilia. Nonostante il Ministro Stefania Giannini si sia affrettata a sottolineare che il divario tra le regioni si fa meno marcato e che gli istituti tecnici recuperano terreno sui licei, soprattutto per la matematica, la situazione resta invariata.
Dall’altro canto è lo stesso presidente dell’Invalsi, Anna Maria Aiello ad ammettere che “i dati contenuti nel rapporto danno ragione di un quadro ricco e variegato in cui si confermano marcate differenze territoriali che tendono ad acuirsi al crescere dei livelli scolastici. A differenza delle rilevazioni precedenti, emergono minori differenze territoriali per la scuola primaria, mentre esse diventano sempre più visibili nel passaggio alla scuola secondaria di primo grado e ancora maggiormente in quella di secondo grado. Tale andamento dei risultati è del tutto coerente con quanto evidenziato nelle maggiori indagini internazionali sugli apprendimenti”.
Viene naturale una domanda: perché spendere risorse economiche e umane per un test che ci consegna gli stessi risultati dei rapporti Ocse-Pisa?
In ogni caso andando a guardare i dati, mentre per la scuola primaria solo nella prova di italiano di quinta primaria il Sud e Isole registra un risultato significativamente inferiore a quello del resto dell’ Italia, il quadro muta in terza secondaria di primo grado: il Nord-Ovest e il Nord-Est conseguono risultati significativamente superiori alla media nazionale, il Centro risultati intorno alla media, il Sud e il Sud e Isole risultati al di sotto di essa. Le differenze di risultati fra le macro-aree si confermano e si consolidano nella classe seconda della scuola secondaria di secondo grado.
Da segnalare anche che alla più bassa prestazione della macro-area Sud nella scuola secondaria di primo e secondo grado contribuisce soprattutto una regione: la Campania. Senza questa regione il punteggio dell’area sarebbe non molto dissimile da quello del Centro. Nell’area Sud e Isole a pesare sono i cattivi risultati della regione Sicilia, che ottiene in entrambe le prove e in tutti i livelli scolari, con l’eccezione della prova di matematica in seconda primaria, punteggi significativamente inferiori alla media nazionale.
Meno peggio fa la Calabria, i cui risultati, almeno nella scuola primaria, non si differenziano nel 2014 dalla media nazionale; nella scuola secondaria di primo e secondo grado, tuttavia, questa regione torna a registrare risultati tra i più bassi in assoluto e significativamente al di sotto della media italiana. In un quadro nazionale è su queste tre regioni che andrebbero concentrati opportuni interventi di politica scolastica per tentare di migliorarne i livelli di apprendimento, sui quali per altro influiscono non solo fattori legati al funzionamento del sistema educativo ma anche fattori di ordine economico, sociale e culturale non facili da controllare.
Numeri che avevamo già letto negli anni precedenti, mai accompagnati ad un serio investimento in queste aree. Un fenomeno comprensibile di là dei numeri: basta trascorrere una giornata in un quartiere periferico di Monreale o di Palermo, di Reggio Calabria o di Napoli, per scoprire che vi sono ancora ragazzini analfabeti. Un’emergenza che può essere risolta, non certo insistendo nel monitoraggio della situazione, ma con “un esercito di maestri”.