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Che cosa significa inclusione?

incluṡióne s. f. [dal lat. inclusio -onis]. – 1. a. L’atto, il fatto di includere, cioè di inserire, di comprendere in una serie, in un tutto.

Sul vocabolario l’accezione più precisa è data dal suo semplice significato matematico: è la relazione fra due insiemi e si verifica quando ogni elemento di un insieme entra a far parte dell’altro. Indica lo stato di appartenenza a qualcosa, quel momento in cui ci si sente parte attiva della società e ci si sente accolti da questa.

L’inclusione sociale rappresenta quindi la condizione in cui tutti gli individui vivono in uno stato di equità e di pari opportunità, indipendentemente dalla presenza di ostacoli e barriere sia fisiche sia psicologiche.

Le iniziative del Gruppo Mediobanca

Mediobanca promuove l’inclusione sociale come strumento per la creazione di valore per le comunità attraverso lo sport che si conferma un potente fattore di aggregazione sociale.

Lealtà, senso di responsabilità, determinazione e gioco di squadra, rigore, rispetto delle regole, solidarietà sono solo alcuni dei valori alla base di tutte le discipline sportive.

Un piccolo, grande concentrato di vita, prezioso nelle partite come nella vita quotidiana. Un insieme di qualità fondamentali per superare gli ostacoli, abbattere i pregiudizi e raggiungere sempre nuovi risultati, individualmente, ma soprattutto in squadra, valorizzando le diversità di ognuno.

Dal 2016 Mediobanca sostiene il Comitato Italiano Paralimpico, una partnership nata con il progetto #Oltre in occasione delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro e proseguita in una lunga serie di eventi, che sono culminati quest’estate nelle Paralimpiadi di Tokyo 2020.

Con il progetto INSIEME, nato nel 2017 in collaborazione con il CUS Milano Rugby e con il patrocinio del Comune di Milano, Mediobanca promuove e trasmette ai ragazzi i valori dello sport: la disciplina, l’impegno e la coltivazione del talento e si inserisce in un percorso importante di riqualificazione di alcune zone periferiche ad alto rischio di esclusione sociale.

Il progetto coinvolge oggi più di 1000 ragazzi e ragazze e copre tre aree strategiche della città: il quartiere di Quarto Oggiaro, Viale Padova, e da settembre anche la zona di Baggio.

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Un altro progetto importante di inclusione sociale è il Gruppo Mediobanca Sport Camp, un’iniziativa – giunta alla sua quinta edizione – che promuove l’inclusione sociale anche all’interno del Carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Una settimana i cui i ragazzi hanno la possibilità di svolgere attività sportiva tra rugby, calcio e nuoto con la partecipazione dei dipendenti del Gruppo Mediobanca, di campioni olimpici, paralimpici dei tecnici, il CUS Milano Rugby con il coordinamento di Diego Dominguez.

Sport e inclusione: il fil rouge dei progetti Mediobanca

Sport e inclusione sociale sono il binomio su cui il Gruppo Mediobanca lavora ogni giorno, per questo è stato naturale prendere parte a 4 week 4 inclusion, la grande maratona dedicata a queste tematiche, portando le testimonianze di persone che ci hanno creduto e ce l’hanno fatta.

 

“L’inclusione è un tema fondamentale della nostra politica di sostenibilità: affinché ognuno possa dare il meglio di sé alla società è importante che sia integrato nel migliore dei modi”, ha spiegato Olimpia Di Venuta, Diversity e Inclusion Manager del Gruppo Mediobanca, durante l’evento “Lo sport come strumento di inclusione e valorizzazione delle diversità” all’interno della “4 weeks 4 inclusion”.

“Crediamo che lo sport sia uno dei vettori più importanti in questo senso, perché trasmette tutti i valori che riteniamo fondamentali per crescere in modo sano e poterci migliorare continuamente come persone. Negli ultimi anni come Gruppo abbiamo così avviato una serie di iniziative che hanno l’obiettivo di rendere più inclusiva la nostra società attraverso l’attività sportiva”.

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Lo sport oltre la disabilità: due testimonianze importanti

Durante l’evento Gioacchino Fittipaldi, Markets Division Associate Mediobanca e atleta paralimpico, e Andrea Devincenzi, atleta paralimpico e formatore, hanno raccontato la loro esperienza e come lo sport abbia rappresentato per loro un’attività fondamentale anche per il processo riabilitativo: riscoprirsi autonomi aiuta a riacquisire consapevolezza di sé e delle proprie capacità.

La sport terapia è stata fondamentale nel processo riabilitativo di Gioacchino, rimasto paralizzato a seguito di un incidente in motorino nel 2017. Da sempre appassionato di sport, ora sogna di partecipare alle Paralimpiadi e di disputare un Ironman: nell’attesa, ha preso parte a due campionati italiani di Paraciclismo, alle Maratone di Venezia e New York e al Giro d’Italia di handbike.

“Praticando un’attività sportiva si prende consapevolezza di se stessi e di quello che si può fare – ha raccontato -. Chi ha una disabilità capisce che la sua vita non è finita e trova la forza di reagire: gli obiettivi si possono raggiungere lo stesso, ma bisogna avere la volontà e la forza di farlo. Non solo: lo sport è anche un’importante fonte di socializzazione per tutti. A me ha permesso di entrare in contatto con tante persone che avevano già vissuto la mia stessa esperienza”. Come l’incontro con Obiettivo3, realtà sportiva nata da un’idea di Alex Zanardi per il supporto professionale ed economico degli atleti.

“Bisogna cercare di avviare alla pratica sportiva il numero più alto possibile di ragazzi. Il problema per molti di loro è la mancanza degli ausili adatti, che non tutti possono permettersi, dato il loro costo elevato. Con questa iniziativa si cerca di mettere loro a disposizione i mezzi necessari per cominciare a fare sport”.

“Sono stato molto fortunato anche per l’affetto e il sostegno che ho ricevuto dalla mia famiglia e dagli amici, ma anche dai colleghi. La loro vicinanza in ospedale, fin dai primi giorni, è stata fondamentale per darmi la forza di ripartire”.

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Superare le barriere fisiche e mentali

“Quando la disabilità ti colpisce sembra tutto impossibile. Poi, invece, ti ritrovi a superare ostacoli che mai avresti pensato di poter oltrepassare. Quella che definisco la mia seconda vita inizia così, a 17 anni, quando in sella alla mia moto mi sono scontrato con una macchina che arrivava in direzione opposta: i medici mi hanno dovuto amputare una gamba”. Andrea Devicenzi, atleta paralimpico, dopo l’incidente ha continuato a dedicarsi allo sport, conseguendo grandi successi e non rinunciando mai a sfidare se stesso: ha vinto numerose medaglie nel triathlon e ha partecipato ad imprese sportive, sia in bici sia a piedi, col supporto di una stampella da lui stesso progettata e prodotta. Oggi è anche coach, formatore e imprenditore, infatti nel 2018 ha fondato una società dedicata alla produzione di ausili medici per migliorare le performance degli atleti e la vita quotidiana delle persone.

“La mia grande opportunità è arrivata quando sono salito in canoa per la prima volta dopo l’incidente. Da lì ho iniziato un viaggio incredibile, che è ancora tutto in essere. Ho scoperto che esistono sì le barriere fisiche, ma spesso a frenarci sono soprattutto le barriere mentali. Come Alex Zanardi mi sono concentrato su ciò che avevo e questo mi ha dato la possibilità di saltare il muro”. Oggi Devicenzi si sta anche occupando del tracciato del nuovo Cammino del Po, che seguirà il fiume dalle sorgenti sul Monviso fino alla foce: “È molto importante che una persona come me, che ha una disabilità, sia stata messa a capo di questo progetto. Spero possa essere un esempio e un’esortazione a dare a tutti la possibilità di riscoprire e mettere a disposizione i talenti e le risorse personali”.