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Si chiama Dentro le parole il progetto che debutterà il prossimo 24 novembre sul canale Valore Responsabile e sarà un viaggio immersivo – dentro le parole per l’appunto – condotto dal linguista Alessandro Lucchini. Attraverso una serie di video-conversazioni live esploreremo i significati delle parole e parleremo di inclusione sociale e di diversità come risorse da promuovere, salvaguardare e valorizzare. 

L’obiettivo è indagare i significati evidenti e quelli nascosti delle parole che spendiamo quotidianamente, quelli benèfici e quelli sorprendentemente insidiosi, e comprenderne il potere – straordinario eppure sovente ignorato – che esercitano nelle relazioni, sempre. Perché le parole non sono mai soltanto parole.

«Le parole sono materiale plastico straordinario: Freud diceva che con le parole noi possiamo dare una grande gioia a una persona o gettarla nella più cupa disperazione», commenta Alessandro Lucchini, che è ricercatore e formatore di comunicazione e lavora con aziende ed enti pubblici, insegna all’Università Iulm e Bocconi di Milano e alla Scuola Sant’Anna di Pisa.

Attraverso gli incontri, che si snoderanno fino al prossimo giugno e a cui si potrà assistere dalle dalle pagine Facebook di Mediobanca e di Startupitalia e dal sito di StartupItalia, il linguista costruirà un inventario contemporaneo delle parole che oggi esprimono empatia, vicinanza, apertura, ascolto, rispetto, in una parola inclusione, mettendo in luce la potente carica trasformativa che possono esercitare.

Ritratto Lucchini

«In-clusione ci suggerisce subito il tenere dentro. Se è preceduto da in, cludere vuol dire dare protezione, rifugio, ospitalità, accoglienza. Vicinanza. Mentre nell’escludere c’è espulsione, rifiuto, distanza. E nell’ac-cludere c’è il documento da mettere con le scartoffie. Nel recludere, il privare qualcuno della libertà. Il mio proposito sarà sviluppare in chi si metterà all’ascolto delle nostre conversazioni la consapevolezza della carica contenuta nelle parole e la loro capacità di generare dichiarazioni d’amore o dichiarazioni di guerra, di farsi carezza o proiettile: scegliere quali usare, come usarle, quando farlo per costruire i ponti dell’inclusione potrà allora diventare un atto cosciente, meglio, un atto della volontà e perciò ancora più efficace».

Alessandro Lucchini, che ha fondato La Palestra della Scrittura, aiuterà a stanare le trappole del linguaggio, quelle in cui inconsapevolmente cadiamo più o meno tutti quando usiamo parole che ci paiono neutre e che, invece, a chi le riceve possono suonare accusatorie, stigmatizzanti, escludenti oppure, semplicemente, inappropriate: «Io stesso, a volte, finisco per cadere nei tranelli linguistici. Penso a quando uso, a quando usiamo espressioni come “persona costretta su una carrozzina”, perdendo di vista il fatto che la carrozzina per la persona disabile è, al contrario, una opportunità di mobilità, dunque di libertà, l’esatto contrario della costrizione. Ma penso anche a parole che sono neutre in certi contesti, ma diventano lame se usate in altri, perché allora è chiara l’intenzione di ferire, oppure parole che sono positive se associate agli uomini, ma assumono un’accezione negativa quando accostate alle donne, vedi le espressioni uomo di mondo e donna di mondo». 

Responsabilità, Rispetto, Semplicità, Ascolto, Senso/i, No, Ambiguità, Accordo, Errore, Logos, Diversità saranno le parole al centro degli incontri con Lucchini: motori semantici che genereranno storie e racconti capaci di farci ragionare su parole che stiamo condannando e sul perché le spendiamo senza esserne consapevoli.

Lucchini, perché questa selezione? «Per me è una scelta motivata dall’amore. Sono parole forti, importanti e io le amo molto». Rispetto. «Etimologicamente, contiene re – che indica ripetizione, il farlo tante volte – e spicio, io guardo, io osservo. Dunque se io ti ri-spetto è perché ti osservo in continuazione, ti dedico attenzione. Quando si dice mancare di rispetto si intende fare una cosa senza osservare, senza immaginare che tipo di conseguenze avrebbe sugli altri». Semplicità. «Parlare semplice è una fatica snervante, perché parlare semplice è molto più faticoso che parlare complicato, ma è un regalo benefico e amorevole per chi ascolta. La Costituzione della Repubblica Italiana, che è la trama su cui si basa il nostro vivere civile, è stata costruita grazie a due lunghi anni di lavoro: da una parte c’erano i giuristi, che ne curavano rigorosità e precisione, dall’altra i comuni cittadini, interessati a che fosse espressa con parole chiare e semplici, perché fosse la Costituzione di tutti. Oggi nessun contratto, neppure il regolamento condominiale è scritto in modo semplice, nell’interesse di tutti».

Dentro le parole punta dunque a liberare il grande potere delle parole giuste, a mettere in crisi, quando serve, le nostre abitudini nell’esprimerci, a richiamarci alla responsabilità dei nostri comportamenti linguistici, perché le parole contano e le parole creano mondi e dunque sceglierle con cura può contribuire a migliorare quello in cui viviamo.

Appuntamento il 24 novembre alle 15!