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Nel 2013 in Sardegna si sono scambiati beni e servizi pari a 24 milioni di euro senza uso di moneta corrente. Senza che un solo euro venisse utilizzato. Nello stesso anno una startup di Serramanna, una comunità di 9mila nel Medio Campidano, nata solo tre anni prima ha avuto la certezza di essere diventata grande registrando un fatturato di 1,2 milioni di euro. Si chiama Sardex.net ed è il motore di questo piccolo miracolo sardo.

Grazie al suo circuito di vendita di prodotti e servizi oltre 36 milioni di beni di 2500 aziende destinati a rimanere invenduti hanno mosso l’economia dell’isola e creato valore. «Una gioia immensa sapere di essere tra le startup milionarie d’Italia, ma ce lo aspettavamo» ha commentato a StartupItalia.eu il co-fondatore di Sardex Carlo Mancosu, 34, anni, «abbiamo da subito preso ritmi di crescita del fatturato del 100%. L’anno scorso eravamo a 500mila e crediamo che il 2014 confermerà il trend».

LA PROGRESSIONE CHE DEVE AVERE UNA STARTUP Quello che più impressiona di Sardex.net è la progressione. L’azienda è cresciuta sempre raddoppiando i propri numeri. Fatturato, dipendenti, aziende coinvolte. Tutto in tempi rapidi. L’idea nasce nel 2009 per sostenere le piccole imprese locali sfiancate dal credit crunch, giusto un anno dopo il fallimento della Leman Brothers e del tracollo del sistema finanziario globale. Oggi si può pagare in Sardex in tutta la Sardegna. Le aziende che vogliono entrare nel circuito devono iscriversi e dare una quota annuale in relazione al proprio fatturato. I piccoli pagano circa un centinaio di euro. Le grandi fino a 3mila euro.

Ed è dalle iscrizioni e dalle quote che in sostanza arriva il fatturato. «La nostra fortuna è stata far entrare grandi aziende come Tiscali nel circuito» spiega Mancosu, «perché è vero che nasciamo come sostegno alle Pmi, ma anche le grandi aziende sanno che se crolla la base delle Pmi gli effetti si vedranno anche su di loro. Sardex è un circuito virtuoso, che sta funzionando bene a tutti i livelli».

COME FUNZIONA SARDEX Il concetto alla base è semplice. Un euro di beni e servizi è sempre un euro. Anche se la moneta non c’è materialmente, il valore di quel bene è lo stesso. Quindi, in teoria, è scambiabile anche senza il contante. Per esempio attraverso un sistema che gestisca le transazioni dei beni legando il valore al prezzo corrente delle merci. Sardex.net ha messo in pratica questa teoria. Né più nè meno. E’ una moneta virtuale creata da Mancosu, e i fratelli Gabriele e Giuseppe Littera, 28 e 33 anni. Tutti con studi umanistici alle spalle, ma appassionati di temi economici. E soprattutto della loro terra, che volevano aiutare nel momento più acuto dello tsunami finanziario che ha vessato l’Occidente negli 6 anni.

STORIA (SEMPLICE E RIVOLUZIONARIA) DI UN’IDEA Hanno cercato e travato un’alternativa al credito delle banche. «Qualcuna l’abbiamo scoperta nei libri di storia dell’economia» spiega Mancosu, broker con una laurea in lettere antiche in tasca. «Noi abbiamo solo fatto dialogare alcune teorie della moneta con le potenzialità del web. Infatti noi siamo Sardex, col .net subito dopo, è importante». Un’alchimia che ha preso vita nella loro startup. Tramite un software monitorano le compravendite. Per facilitarle hanno creato una carta di credito in Sardex e da qualche settimana rilasciato un’app per i pagamenti mobili.

UN RUOLO COMPLEMENTARE ALLE BANCHE «Noi non vogliamo, né possiamo, sostituirci alle banche» racconta Mancosu, ma offriamo un sistema di credito che vada ad affiancarsi a quelli tradizionali aiutando le Pmi a far fronte alla stretta creditizia». Se la liquidità diminuisce come durante le crisi finanziarie, circuiti come Sardex.net (oggi presenti anche in altre regioni, sette in tutto, dal Piemex.net piemontese al Tibex.net del Lazio, e tre in prossima apertura) possono garantire una minima continuità di produzione, entro certi limiti.

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IL SALDO E LO SCOPERTO Le imprese disposte a scambiarsi beni nel circuito devono registrarsi e attivare un conto corrente. Un sardex vale un euro, si è detto. Agli imprenditori è data la possibilità di andare in rosso entro dei limiti stabiliti in base al tipo di bene prodotto e alla capacità produttiva . Più il bene è commercializzabile, più ampio è lo scoperto concesso (vendere benzina ti garantisce meglio di vendere pinocchietti in legno, per capirsi). Con questo si possono effettuare acquisti presso altre aziende del circuito. Il valore della compravendita viene gestito dalle loro camere di compensazione, cioè il software che gestisce gli addebiti e gli accrediti. Ogni acquisto è un debito sul conto, mentre il venditore troverà del credito sul proprio. Ma in sardex. Un saldo che a sua volta potrà utilizzare per acquistare beni da altri imprenditori del circuito. Il gioco è fatto. L’idea, si era detto, era piuttosto semplice, no?

Come funziona Sardex.net from Sardex.net on Vimeo.