Tre amici con un sogno, mettere in piedi un progetto di ristorazione che guardi al sociale, nel quartiere di periferia dove sono cresciuti, Mirafiori Nord, a Torino. Provengono dall’animazione e dal mondo del volontariato parrocchiale. Non vogliono il solito locale che vende alcolici a basso costo e ha le slot machine sempre accese, ma un luogo di aggregazione, in cui ritrovarsi a sorseggiare un tè, magari del commercio equo e solidale. Oppure entrare per due chiacchiere senza obbligo di consumazione. In più dare lavoro a chi nel quartiere è in difficoltà. Un “modello di business sociale che mette al centro le persone e non il profitto” si legge sul sito.
Al via la ristorazione sociale
Nasce così, nel 2012, la Cooperativa sociale Raggio, che oggi conta con circa 35 dipendenti e cinque locali in gestione, più uno sportello di servizi per il lavoro. Molti arrivano da condizioni di fragilità come una disabilità, un passato di detenzione o di abuso di sostanze. Oppure sono over cinquanta che hanno perso il posto di lavoro anche a causa della pandemia globale.
Rifondare il bar dell’oratorio
“L’idea era quella di progettare una socialità diversa rispetto alla realtà della zona” racconta il presidente Fabrizio Billero in una intervista, simile a quel bar dell’oratorio che frequentavano da ragazzini. E l’obiettivo era quello di promuovere “inserimenti lavorativi di categorie svantaggiate, disabili, ex detenuti, rifugiati, tossicodipendenti”. Perché, prosegue, “chi ha incontrato qualche intoppo nella vita deve ricreare la fiducia in sé, sentirsi accettato e benvoluto”.
Un aiuto alle categorie svantaggiate e senza lavoro
Così i tre fondatori aprono una startup, a sfondo sociale. La formula scelta è quella della cooperativa sociale di tipo B, per cui vige l’obbligo di avere almeno il 30 per cento di dipendenti appartenenti a categorie svantaggiate. Dennis Maseri, uno dei founder, lavorava in una impresa di questo tipo e ne conosceva le dinamiche, per cui “la cosa più ovvia è stata quella di fondarne una con quella precisa ragione sociale” racconta. Non c’erano fondi però. Così i tre lanciano un crowdfunding cittadino, basato sul porta a porta. Il quartiere sembra rispondere bene, anche quando dietro il bancone del primo locale in gestione trovano una persona con disabilità. E finalmente il sogno di rimettere in piedi il bar dell’oratorio si realizza.
I bandi vinti
Il boom arriva negli anni a seguire. Vincono un bando e si aggiudicano gli spazi di Cascina Roccafranca, dove aprono una caffetteria e l’osteria Andirivieni. Il lavoro triplica, la cooperativa vince un altro bando e si aggiungono altri locali tra cui l’Innovation Cafè & Bistrot. Questa volta un progetto diverso per la cooperativa, che – pur restando operativa nel sociale – per la prima volta non si confronta con la pubblica amministrazione ma con un privato. È la Sigit, azienda di componentistica per il settore automotive che gli concede uno spazio nel complesso dell’ex tipografia Mario Gros di Mirafiori, oggi completamente rivisitato e noto come Innovation Square Center, punto di ritrovo per i lavoratori delle aziende della zona.
La resistenza durante la pandemia grazie alle consegne
Il Covid ha fermato la loro corsa, ma sono riusciti a non licenziare nessuno, restando in vita grazie al delivery. E collaborando con i dormitori della Caritas diocesana per portare pasti caldi alle persone accolte durante l’emergenza. Adesso che è tutto ripartito in pista ci sono nuovi progetti, sempre nell’ambito del sociale, come quelli di agricoltura sociale: è ‘Raggio Alveare’ che si occupa di selezionare i migliori produttori locali per proporre ogni settimana ai clienti di ordinare da loro frutta, verdura, carne, uova, pane, biscotti, latticini, miele e marmellata.
I dipendenti si sentono in famiglia
Non molla la presa neppure l’entusiasmo di chi lavora nella cooperativa, che è testimoniato sul sito. “L’accoglienza è stata fantastica, tutti mi trattano con gentilezza, sia i colleghi che i clienti” racconta Kassem, rifugiato della Siria. “Questo posto mi rende felice, mi ha fatto scoprire la gioia di relazionarmi con la gente” dice invece Giusy, disabile. “Quando mi sveglio sono felice di venire a lavorare qui” è la storia di Luna, “dov’ero prima mi trattavano male mentre a Cascina Roccafranca mi sento parte del gruppo”.