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Il diritto al gioco è sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti dellInfanzia e dellAdolescenza ma quanto i bambini con e senza disabilità possono giocare insieme in Italia? Sicuramente sta aumentando la consapevolezza ma i passi da fare sono ancora tanti. Ne parliamo con una delle fondatrici del sito Parchi per tuttidedicato ai parchi giochi inclusivi italiani. La storia, i dati, la mappa dei principali parchi, le riflessioni.

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La storia 

Come si può raggiungere allinterno dei parchi giochi la vera e propria inclusività, quella che davvero comprende ciascuno e tutti, nel rispetto delle persone e delle potenzialità di ciascuno? A chiederselo sono state due mamme, Claudia e Raffaella, che sono partite dalla loro esperienza personale per raggiungere la consapevolezza del diritto al gioco per tutti e che lhanno poi messa a disposizione di ognuno. Racconta Claudia: Io e Raffaella ci siamo conosciute nellautunno del 2012. Allepoca i nostri figli, Samuele che è mio figlio e Cristian che è suo figlio, avevano 5 anni; inoltre Raffaella aveva già un altro bimbo piccolino che aveva meno di un anno. Abbiamo cominciato a uscire insieme e ad andare al cinema, a spettacoli di burattini, a partecipare in biblioteca a letture e laboratori creativi per i bambini. Quando è arrivata la primavera dellanno successivo, Raffaella mi ha detto che non avrebbe potuto portare Cristian al parco giochi perché non riusciva a camminare bene da solo sui sassi, non riusciva ad andare su unaltalena a tavoletta e non poteva salire le scale dei castelli. Io fino a quel momento non avevo mai pensato che un bambino con delle difficoltà motorie non avesse la possibilità di accedere a delle strutture gioco in un parco”. Che fare allora? Raffaella mi ha subito proposto di contattare lallora sindaco di SantArcangelo di Romagna, che è la città dove lei ancora vive oggi, per chiedergli di installare almeno una struttura gioco per tutti i bambini nel parco centrale della città”.  A causa di varie vicissitudini, Claudia e Raffaella hanno dovuto aspettare il 2015 per vedere nel parco centrale della città la nascita di uan giostra installata raso terra che ha posti anche per bimbi in carrozzina. Continua Claudia: Allepoca non si parlava quasi per nulla di aree gioco inclusive e neppure in rete si trovavano informazioni”. Il sito Parchi per tuttinasce proprio con lintento di mettere a disposizione tutte le informazioni che man mano riuscivamo a reperire in rete o tramite anche amici o conoscenti. Inizialmente è nata la pagina Facebook e quasi subito dopo abbiamo aperto un piccolo blog che ora non c’è più e da qualche anno direttamente il sito”.

Sensibilizzare per giocare insieme  

Claudia e Raffaella iniziano da subito a portare avanti unattività di sensibilizzazione da una parte e di richieste alle amministrazioni dallaltra. Spiega Claudia: Oltre a mettere a disposizione di tutte le persone interessate tutto quello che abbiamo trovato sulle aree gioco, informazioni di aziende sui giochi inclusivi e articoli di ogni tipo che riguardavano il diritto al gioco, abbiamo cominciato a scrivere ai sindaci, chiedendo attenzione ai bambini con disabilità e alle loro aree gioco, proprio perché il diritto al gioco è importantissimo e sin dallinizio avevamo il desiderio di fare in modo che tutti i bambini di Italia potessero giocare insieme ai loro amici.  In vari anni avremo mandato circa 1499 lettere ai sindaci, chiedendo di realizzare aree gioco inclusive nella loro città! Capisco che non sia facile per la mancanza di fondi o per le competenze troppo generiche dei tecnici, ma bisogna provarci; non si può nel 2022 dimenticarsi che esistono anche bambini che hanno delle difficoltà motorie, intellettive, cognitive e vengono lasciati indietro: non è assolutamente giusto”. Ora Claudia e Raffaella proseguono lattività di sensibilizzazione mettendo da parte le lettere ai sindaci e passando per le immagini e le parole: video, per esempio uno con il video reporter Saverio Tommasi, interviste, il sito, convegni, tavole rotonde, tutto in nome del diritto al gioco per tutti.

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Identikit di un parco inclusivo

Ma quali caratteristiche dovrebbe avere un parco per essere realmente inclusivo? Spiega Claudia: A me piace partire dal fatto che non esistono i giochi inclusivi, ma i parchi gioco inclusivi.  Le disabilità sono tantissime e molto varie; per questo motivo è impossibile riuscire a trovare una singola struttura gioco o provare a realizzarne una che sia veramente accessibile e fruibile da tutti i bambini. Esistono i parchi gioco inclusivi invece perché allinterno di unarea gioco, se è ben realizzata, ogni bambino che sia con o senza disabilità, che sia grande o piccolo, che sia più bravo a saltare o meno coordinato riuscirà a trovare allinterno del parco strutture gioco che lui può utilizzare in relazione alle sue abilità. Laccessibilità è un elemento imprescindibile: accessibilità intesa sia per bambini e adulti con disabilità motorie ma anche per persone con disabilità sensoriali e con disabilità intellettive. In unarea gioco inclusiva io devo trovare alcune strutture che mi permettano di divertirmi insieme ad altri bambini e arrivare a uninclusione per tutti”.

La situazione in Italia

Oggi la situazione in Italia è nettamente migliorata rispetto al 2014. Spiega Claudia: “Oggi in Italia ci sono quasi un centinaio di aree gioco inclusive che io considero veramente accessibili e ben realizzate, fruibili dal maggior numero di utenti possibili. Inoltre ci sono circa 600 aree che offrono alcune strutture ma che non possono essere definite del tutto inclusive, magari perché non del tutto accessibili o magari perché sono aree già esistenti alle quali sono stati aggiunti alcuni giochi. Inoltre, le aziende che producono o vendono strutture gioco per parchi pubblici hanno nel loro catalogo anche strutture che sono adatte a bambini con disabilità. Io e Raffaella siamo veramente contente che questo progetto abbia portato a tantissimi frutti. Questo non vuol dire che si sia raggiunto completamente l’obiettivo, anzi secondo me di strada se ne può fare ancora veramente tantissima perché comunque in Italia ci sono circa 8.000 comuni e se le aree gioco inclusive sono un centinaio e altri parchi in cui sono presenti almeno una o due strutture gioco accessibili sono 600 significa che ancora il diritto al gioco non è garantito per tutti i bambini”.

I dati

Claudia ha raccolto dati provenienti da segnalazioni e ricerche quotidiane in rete attraverso Google Alert in merito ai parchi inclusivi distribuiti nelle varie regioni d’Italia. I dati sono ovviamente indicativi ma riflettono un quadro interessante. La Lombardia svetta al primo posto: secondo i dati stimati, con 9.991.554 abitanti al primo gennaio 2022, le aree inclusive vere e proprie sono 28 mentre le aree gioco con alcune strutture accessibili sono 160, per un totale di 188 aree gioco. Seguono la Toscana e l’Emilia Romagna, entrambe con 12 parchi inclusivi vere e proprie e rispettivamente con 51 e 42 aree gioco con alcune strutture, per un totale di 63 e 54 aree gioco. Quasi tutte le altre regioni hanno da uno a 9 parchi inclusivi, con varie aree gioco dove sono presenti solo alcune strutture.

Dieci (e oltre) parchi giochi inclusivi da visitare: la mappa

Complessivamente i parchi inclusivi stimati in Italia sono 98, mentre sono presenti 592 aree gioco con alcune strutture accessibili, per un totale di 690 aree gioco.

Fra le prime aree gioco inclusive realizzate in Italia spicca ‘Stessi giochi stessi sorrisi’, realizzata a Jesolo nel 2005. In Italia, appunto oggi si vede una progressiva consapevolezza dell’importanza dei parchi giochi inclusivi. Citiamo qui solo qualche esempio, dietro segnalazione di Claudia. A Rimini è presente ‘Tutti a bordo!’. Da notare la mappa tattile a caratteri Braille, lo scivolo che può essere utilizzato anche dai bimbi in carrozzina, vari giochi d’acqua predisposti per essere accessibili a tutti e i fiori parlanti, grazie ai quali i bimbi possono comunicare a distanza. Degna di nota è anche l’area ai giardini Bertoli di Milano: mappe multisensoriali, braille, comunicazione aumentativa e molti giochi accessibili alla maggior parte delle persone contribuiscono a creare un clima inclusivo. A Scoppito, in Abruzzo, troviamo il ‘Parcobaleno’, dove è presente una struttura gioco con rampa, pannelli ludici, una giostra girevole con un posto anche per chi si trova in carrozzina e altri simpatici giochi. Da segnalare anche il parco ‘Cesuola’ a Cesena, con tanti giochi inclusivi e privo di barriere architettoniche; il parco ‘Sulle nuvole’ a Desio; il parco ‘Gioia’ a Varese, ‘Uguale Land’ a Forte Marghera, il parco ‘Ardito Desio’ a Udine, ma anche un bellissimo parco a Fagnano Olona – in provincia di Varese – con percorsi per ipovedenti e vari giochi e infine non può mancare un parco in Sicilia, a Partinico (Palermo), anche esso con varie strutture per tutti.

 

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Il contatto per abbattere le barriere

Investire nei parchi inclusivi è sicuramente segno di responsabilità verso i piccoli cittadini di oggi e domani. Una vera e propria azione politica, che implica una precisa scelta e l’impegno ad assumersi la responsabilità di tale scelta, così come la intendeva Sartre. La realizzazione di aree gioco inclusive permette di migliorare l’iterazione fra i bambini al di là delle loro specificità o abilità, sposando l’assodata teoria psicologica per la quale il contatto face to face riduce il pregiudizio, anche nei bambini. Del resto, il diritto a giocare di e con ciascuno e tutti è sancito dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’ONU. Commenta Claudia: “Sia io che Raffaella auspichiamo alla nascita di tantissime aree gioco inclusive, così tante che finalmente un giorno le si potrà definire aree gioco e basta, senza dover specificare che ne esistono di classiche e di inclusive. Queste aree gioco potranno garantire a tutti i bambini il gioco, l’interazione, la relazione, l’amicizia. Auspichiamo che i bambini con disabilità e quelli senza disabilità, incontrandosi da piccoli in un’area gioco, un ambiente bello, rilassante e stimolante possano conoscersi, scoprirsi l’un l’altro. Auspichiamo che i bambini possano così capire che c’è chi cammina con le gambe e chi con una carrozzina, chi vede con gli occhi e chi con un bastone, chi ha qualche difficoltà a relazionarsi ma ama lo stesso giocare e possano stabilire che siamo tutti diversi ma possiamo essere amici e divertirci insieme e che una carrozzina, un bastone, un apparecchio acustico o un quadernino con i simboli CAA non sono ostacoli ma facilitatori. Spero che in Italia nascano tantissime altre aree gioco inclusive, in modo che possa esserci più contatto tra bambini con e senza disabilità e che di conseguenza vengano abbattuti più pregiudizi e demolite le paure. I bambini potranno crescere insieme, giocare insieme, diventare amici e capire che ognuno di noi è diverso e può essere un buon amico”.