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Rebecca è una ragazza 22enne che impara larte della falegnameria da quando aveva 15 anni, prima sui banchi di scuola, oggi direttamente sul campo. Mauro, 46 anni, è il maestro artigiano che le insegna come modellare il legno, dalla progettazione alla realizzazione di un mobile o un complemento d’arredo. 

Lavorano insieme nei laboratori dell’Accademia del Legno di CheBanca!, la start-up artigianale nata dalla collaborazione tra il Gruppo Mediobanca e Contrada degli Artigiani di Cometa. 

Un’iniziativa di sostegno, educazione e formazione professionale, finalizzata a favorire linserimento nel mondo del lavoro di ragazzi che vivono in situazioni di fragilità sociale, accompagnandoli verso la riscoperta e la valorizzazione del lavoro artigiano, in un mix perfetto di tradizione e innovazione, sperimentazione e recupero.   

Il progetto, inaugurato nel 2018, prevede la formazione di circa cento studenti l’anno con il metodo scuola-impresa dei corsi IeFP (Istruzione e Formazione Professionale) ad indirizzo legno-arredo e lo sviluppo di una vera e propria impresa sociale artigiana, che ha come obiettivo quello di raggiungere la sostenibilità economica nel prossimo triennio e offrire una valida opportunità lavorativa ai ragazzi.

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Giovani falegnami e maestri artigiani 

Sono sei i giovani attualmente assunti a tempo indeterminato. 

“Dopo gli studi superiori presso la scuola Oliver Twist di Cometa Formazione, ho iniziato il percorso di apprendistato e oggi lavoro a tempo indeterminato per Contrada degli Artigiani”, racconta Rebecca. 

Prima di essere assunta in Accademia un anno di stage a Orvieto, in Umbria, in una falegnameria guidata da sole donne. Qui ha appreso gli aspetti più tradizionali di questo mestiere, come si faceva un tempo, senza il supporto di macchinari CNC (Controllo Numerico Computerizzato) e altre tecnologie che oggi, in questo come in altri settori, aiutano a svolgere il lavoro. 

Rebecca lavora autonomamente sulle piccole commesse, mentre su quelle più impegnative viene affiancata dai maestri artigiani, come Mauro, che ha alle spalle trentanni di esperienza nelle falegnamerie delle Brianza. Larrivo in Contrada degli Artigiani tre anni fa ha rappresentato per lui un cambiamento radicale di approccio al lavoro: È stata una piacevole scoperta. Ero abituato ad ambienti molto competitivi, in cui devi sempre dimostrare quel che sai fare, invece qui ho sperimentato il piacere di poter insegnare quello che ho appreso. Mi piace trasmettere quello che a mia volta ho ricevuto”.  

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Il progetto di Villa Frascoli a Laveno

Rebecca ed i giovani colleghi falegnami affrontano ogni giorno sfide diverse, dallallestimento di appartamenti iper-moderni alla ristrutturazione di abitazioni d’epoca, come Villa Frascoli a Laveno, sul lago Maggiore: una storica residenza di inizio ‘900, che necessitava di un’importante opera di restauro per rinnovare ledificio, rispettandone le caratteristiche originali, ma adeguandolo alle esigenze di unutenza contemporanea.

“Tutte le lavorazioni, i mobili e i tessuti sono il frutto di un progetto di recupero attento e teso a restituire quelloriginalità e quella bellezza che il tempo e la trascuratezza avevano intaccato, valorizzando lunicità degli ambienti e riparando le ferite create dallincuria”, spiega Erasmo Figini, Fondatore di Cometa. 

“Restauro, decorazione ed arredo sono le arti che insegniamo ai ragazzi: un patrimonio da proteggere e trasmettere, perché tradizione e innovazione devono coesistere per generare valore”. Il risultato del progetto di Villa Frascoli è “uno spazio di vita quotidiana, una casa per accogliere diverse generazioni. Gli ambienti comuni, aperti, vivono in ununica armonia di toni e atmosfere, mentre le stanze più private della casa, le camere, sono state personalizzate attraverso un gioco di colori che lega pareti, arredi e tessuti. Le zone di servizio, il seminterrato e il sottotetto sono stati rinnovati con un guizzo di fantasia ed eleganza per riportarle alla stessa dignità delle parti storiche”.

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Per i giovani falegnami questa è stata anche l’occasione di confrontarsi direttamente con le richieste del committente: “Il tema del recupero è ultimamente a me caro”, spiega il proprietario della villa, Cesare Pozzoli. “È importante non comprare solo mobili nuovi, ma anche recuperarne di vecchi, appartenuti alla famiglia, e dare loro nuova vita”.

Progetto senza titolo

Da qui l’idea di commissionare ai professionisti di Contrada degli Artigiani il restauro della villa: “Una realtà con un senso del bello integrale, capace di toccare lanimo della persona, che si riflette in uno stile impeccabile e nella cura assoluta dei dettagli. Questi risultati sono ancora più stupefacenti se si pensa ai ragazzi che lavorano al fianco degli artigiani: dietro la loro guida esperta realizzano e riportano in vita oggetti, mobili e arredi. Se per molti giovani in situazioni di difficoltà si prospettano caos e svantaggi, il loro futuro è invece custodito da mani pazienti, che insegnano loro ogni giorno come trasformare mobili di scarto in pezzi unici e preziosi. Unici e preziosi come loro”.

“Quando siamo arrivati a Laveno, in pieno inverno, la villa era un cantiere aperto e ci siamo subito messi al lavoro”, interviene Rebecca. “Abbiamo smontato i mobili rimasti per restaurarli, poi abbiamo progettato nuovi arredi, sempre in linea con lo stile della residenza. Come i copricaloriferi, che abbiamo disegnato e realizzato in modo che non si vedessero, dato che a inizio ‘900 non c’erano”.

Lei e i suoi colleghi si sono messi alla prova anche con lavorazioni diverse, necessarie per realizzare ambienti particolari, come il salotto degli specchi, che permette di vedere il lago Maggiore da ogni angolo. Oppure la camera matrimoniale, che ha richiesto l’attenta progettazione di mobili su misura, che si adattassero perfettamente ai muri e agli angoli della stanza, tenendo conto delle imprecisioni legate alle tecniche costruttive di inizio Novecento. E ancora, la stupefacente sala ricoperta in foglia doro. “Questa è una lavorazione più da decoratore che da falegname: una sottile lamina doro viene applicata sul legno, poi viene lucidata con la pietra dagata e protetta con una vernice trasparente”, spiega Rebecca. 

Oggi il restauro della villa è completato, ma i ragazzi continueranno a prendersene cura seguendone anche la manutenzione: vivranno così un progetto a 360 gradi, che li preparerà al mondo del lavoro in modo ancora più completo. 

Saperi che non devono andare persi

“Accademia del Legno è un luogo che riporta la manualità alla sua dignità originaria, la rinobilita così come rinobilita i ragazzi che vengono formati al suo interno”, sottolinea il proprietario di Villa Frascoli. Oggi si rischia che tanti saperi vadano persi, perché non vengono trasmessi dai professionisti alle nuove generazioni, anche in una terra come questa, dove la lavorazione del legno è un’abilità atavica: “In Accademia, invece, non è così: tutte le volte che sono passato in laboratorio per vedere l’andamento dei lavori, ho visto una vita e un’opera che cresce. C’è una paternità e una figliolanza tra i giovani e gli artigiani, nel lavoro che fanno, che mi stupisce”.

Come trasmettere la passione per questo mestiere? “Non ho una ricetta vera e propria”, riflette Mauro. “Cerco però di lasciare il più possibile l’iniziativa ai ragazzi, perché ricordo che questo era ciò che piaceva a me da giovane. Ci vogliono testa, animo e impegno”. E se si sbaglia? “Non importa, è un pezzo di legno, si rifà. Certo, con la supervisione di chi ha esperienza si lavora più velocemente, ma bisogna imparare ad applicare le proprie risorse e camminare con le proprie gambe, da soli come in team. Questo gruppo di lavoro si conosce ormai da anni e si è creata una buona interazione: conoscendo i reciproci pregi e difetti, i ragazzi si sanno adattare e si adeguano a risolvere ogni situazione”.

A soli 22 anni Rebecca ha già unexpertise di alto livello e le idee chiare sul futuro.  “Vorrei approfondire la parte della progettazione: mi piace stare al computer, perché è un lavoro stimolante, io traduco in progetto i disegni che arrivano, ed è poi bellissimo vederli realizzare”. 

Un percorso in cui è importante collaborare e imparare da chi ha più esperienza: “Se io non riesco, c’è un maestro pronto a spiegarmi e spronarmi a fare meglio”. E i colleghi? Rebecca conclude con un sorriso: “C’è sempre qualcuno che mi supporta e… sopporta”.