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“Mi piace dire che il nostro basilico ha un profumo diverso, perché ogni piantina racconta la storia personale di chi l’ha coltivata, dimostrando alla società che si può sempre dare il proprio contributo”. Francesca Benelli è la presidente della cooperativa sociale “Il Bettolino”, nata negli Anni Novanta a Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia,  per volontà dell’ammirazione comunale di allora, che desiderava garantire un luogo in cui avviare al lavoro le persone con disabilità e dare una seconda possibilità a quelle con un percorso difficile alle spalle, come il carcere. 

La piccola serra con cui è iniziata questa avventura oltre trent’anni dopo ha lasciato il posto a una superficie di terra di 10 mila metri quadrati, dove vengono coltivati basilico, piante aromatiche e anche una piccola quantità di fiori, come stelle di Natale, ciclamini, primule, gerani e crisantemi. “Attualmente abbiamo 60 dipendenti, tra cui 34 persone con disabilità, assunte al termine di un percorso di inserimento”, spiega Benelli. “A loro si affiancano altri 80 ragazzi inquadrati attraverso i diversi strumenti di inclusione sociale messi a disposizione dalla Regione Emilia Romagna”. 

Dall’orto alla grande distribuzione organizzata 

Nel 2021 Il Bettolino ha prodotto 200mila chili di erbe aromatiche, di cui 70mila chili solo di basilico, per un totale di 2,2 milioni di vaschette confezionate, che vengono distribuite in varie regioni del Nord Italia, dall’Emilia Romagna alla Lombardia, dal Piemonte alla Liguria, in collaborazione con importanti realtà della grande distribuzione organizzata e della ristorazione collettiva. 

“Avviamo i ragazzi alla vita lavorativa reale, abituandoli ad operare in un ambiente in cui è richiesta un’alta professionalità”

“Oltre ad assolvere ad una mission ludico-ricreativa e sociale, abbiamo voluto creare  un’impresa vera e propria, sia perché questo ci permette il mantenimento della cooperativa, sia perché così avviamo i ragazzi alla vita lavorativa reale,  abituandoli fin da subito ad operare in un ambiente in cui è richiesta un’alta professionalità per riuscire ad essere competitivi sul mercato”.

basilico disabili il bettolino

L’obiettivo finale, infatti, è quello dell’inserimento lavorativo all’esterno della cooperativa: “Cerchiamo di assumere 1-2 persone all’anno, indirizzando le altro verso le diverse realtà del territorio, anche se devo ammettere che negli ultimi anni è diventato davvero molto difficile trovare ambienti di lavoro accoglienti ed inclusivi. Da un lato si va sempre più di fretta e manca il tempo per scambiare una parola o fare un gesto di incoraggiamento, dall’altro l’automazione sempre più diffusa rende più complicata l’esecuzione delle mansioni per le persone fragili, che devono imparare a gestire il rapporto con i macchinari, spesso causa di stress ed ansia”.

Inserimenti lavorativi personalizzati 

Al Bettolino i ragazzi disabili, che rappresentano buona parte della forza lavoro, possono partecipare ad ogni fase del processo produttivo, nel quale vengono inseriti in base alle loro esigenze, anche grazie al team di psicologi ed educatori che li affianca costantemente. “Ogni inserimento lavorativo da noi è personalizzato e questo è anche il motivo per cui abbiamo voluto differenziare il più possibile le attività della cooperativa”, prosegue la presidente Francesca Benelli. “Qui ognuno può trovare lo spazio in cui si sente più a suo agio, dalla coltura delle piante al confezionamento, dal laboratorio di assemblaggio di materiale plastico e cartone a quello di falegnameria, dalla manutenzione del verde ai servizi ambientali, svolti anche all’esterno della cooperativa”. 

Serre idroponiche e niente pesticidi

Attenzione alle persone, ma anche all’ambiente. “Coltiviamo le erbe aromatiche nelle nostre serre riscaldate, che si trovano in arte all’interno della locale discarica intercomunale: questo ci permette di poter usufruire di acqua ed energia elettrica a costi accessibile, un aspetto fondamentale considerato il periodo che stiamo attraversando”. In particolare, per il basilico viene utilizzata l’innovativa tecnica idroponica: “Le piantine nascono e crescono fuori dal suolo, galleggiando su vasche piene d’acqua, la quale viene riutilizzata all’interno di un ciclo chiuso, senza sprechi. Inoltre, per le nostre coltivazioni abbiamo scelto la lotta integrata, una pratica di difesa delle colture che prevede una drastica riduzione dell’uso di fitofarmaci. Nelle nostre erbe il residuo di pesticidi è pari a zero”.

“Questo l’ho fatto io”

Quando le piante sono pronte, vengono raccolte, pesate e confezionate nelle apposite vaschette, che finiranno sui banchi frigo di negozi e supermercati. Come distinguersi dalla concorrenza e riuscire a raccontare le storie racchiuse dietro ogni confezione? “Da un paio d’anni, anche grazie al supporto del Consorzio AgriBologna, abbiamo rivisitato la nostra strategia di marketing, sostituendo la plastica con il cartone ed ideando un nuovo logo, con il viso stilizzato di due ragazzi con sindrome di Down e con la scritta ‘Questo l’ho fatto io’. In questo modo vogliamo portare l’attenzione sull’importanza di offrire a tutti la possibilità di un pieno recupero della dignità sociale, rendendo ognuno padrone del proprio futuro, attraverso una maggiore autonomia ed autostima, ma anche grazie all’indipendenza economica”. 

“L’inserimento lavorativo contribuisce al benessere della persona, che ha meno bisogno di supporto dal punto di vista mentale, perché si sente più realizzata”

“Un sollievo – conclude Benelli – anche per le famiglie e per i servizi sociali, i quali costantemente ci confermano quanto l’inserimento lavorativo contribuisca al benessere della persona, che ha meno bisogno di supporto dal punto di vista mentale, perché si sente più realizzata”.