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“Produrre il gelato non è mai stata un’azione così buona! Frutta da terreni coltivati da cooperative sociali o da terreni confiscati alla mafia. Lavorazione completamente artigianale. Avvio al lavoro di giovani che sono stati nelle comunità e, soprattutto, avvio di impresa sociale”.  È il biglietto da visita di “È Buono”, il marchio delle gelaterie solidali nate a Genova, Bologna e Verona.

 

A creare questo network è la sinergia tra l’Associazione consulta diocesana per le attività a favore dei minori e delle famiglie Onlus di Genova, un’associazione che comprende 15 case di accoglienza presenti sul territorio genovese e Agevolando, la prima associazione in Italia promossa da giovani che hanno vissuto parte della loro vita in affido o comunità.

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Un gelato buono sotto tutti i punti di vista

A dare valore a questo progetto non è solo il fatto di coinvolgere dei ragazzi che escono da un percorso difficile ma la scelta di fare un gelato di qualità. Ogni giorno viene fatto un gelato grazie a una ricetta tradizionale senza l’uso di semilavorati industriali. Utilizzano solo latte biologico, ed anche la maggior parte degli ingredienti viene da produzioni bio. Per i gelati alla frutta, seguono il ritmo delle stagioni, nel pieno rispetto del ciclo naturale e dell’ambiente: “Scegliamo – spiegano i gelatai – solo frutta fresca, raccolta secondo la maturazione naturale, perché tutti possano ritrovare nel gelato tutto il gusto della natura, con la garanzia della più alta qualità nutrizionale”. Non solo. Nella ricerca delle materie prime, “È Buono” utilizza produttori che operano all’insegna della sostenibilità ambientale e sociale privilegiando l’agricoltura bio e premiando chi ha avviato la propria attività sui terreni confiscati alle mafie. Regista e ideatore di quest’impresa, nel vero senso della parola, è Fabio Gerosa a cui abbiamo rivolto qualche domanda per conoscere più da vicino questo progetto.

è buono gelateria original

L’intervista

Com’è nato il progetto di “È Buono”?

È nato a Bologna davanti ad un piatto di buoni tortellini. Io ho avuto l’intuizione ma avevo bisogno di condividerla subito con Agevolando. L’idea emerge dal bisogno di questi ragazzi di inserirsi nel mondo del lavoro. “È Buono” rispetto ad altre esperienze nelle aziende, ad esempio, ha una novità: ci siamo accorti che alcuni dei nostri ragazzi avevano delle potenzialità che non erano del tutto espresse con questi progetti e quindi abbiamo immaginato un lavoro diverso su di loro. “È Buono” è una cooperativa ma anche un incubatore d’impresa di fatto perché alcuni dei ragazzi diventano dei soci e da subito l’ingaggio è in questi termini: se il ragazzo ha voglia, un domani può avere un suo negozio con una logica di franchising. Noi li aiutiamo a creare il proprio futuro imprenditoriale.

 

In questo modo create dei veri e propri imprenditori?

Noi “pretendiamo” dai ragazzi e diamo a loro gli strumenti per poterlo fare. In gelateria non devono solo vendere il gelato ma imparano tutto il processo di produzione e di gestione in modo che un domani possano gestirlo in prima persona. Il gelato è completamente artigianale: il ragazzo impara gli equilibri delle ricette, quanto zucchero serve, quale frutta scegliere. Devono sapere tutto. Noi investiamo su di loro, compriamo noi il negozio. Loro quando apriamo un’attività hanno un piano di restituzione senza interesse, in modo paziente. Il franchising in questo senso non ha solo una logica commerciale ma anche una logica di relazione.

 

Imparano quindi anche l’abc dell’aspetto finanziario?

Siamo un’impresa vera e propria. Devono sapere che c’è un margine nel comprare e vendere, che c’è una tassazione, che vi sono i costi indiretti, che c’è un costo dell’ammortamento. Devono sapere che magari il primo e il secondo anno si fatica perché si sono fatti degli investimenti. Imparano tutte queste cose facendo. E’ una scuola come nel Medioevo. Noi, infatti, la chiamiamo bottega.

 

Siete pronti ad aprire in altre città?

Abbiamo ricevuto una quindicina di richieste da alcune comunità che vorrebbero aprire una bottega. Come tutte le imprese siamo nella fase di startup. Cerchiamo di selezionare quelle che saranno le prossime città andando alla ricerca anche di investitori. Il gelato ha una sua resa ma ci vuole un investimento iniziale.

 

Ha una storia da raccontarmi di uno dei vostri ragazzi gelatai?

Edison è un ragazzo accolto in una comunità di Genova. Quando è uscito si è messo nei guai e ha cominciato un cammino storto. Mentre era in carcere lo abbiamo agganciato nuovamente e gli abbiamo proposto inizialmente di fare volontariato. Si è nuovamente affrancato e ora lui scontata la pena è il nostro responsabile del laboratorio di Genova. Fa un gelato straordinario e fa da maestro agli altri. E’ una bella storia: Edison era stato allontanato dalla famiglia, aiutato da una comunità, si è cacciato nei guai ma ne è uscito bene. Un domani Edison potrebbe gestire un locale in proprio a Genova o magari in Albania, la sua patria natale.