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Basket, gli atleti con sindrome di Down vanno a canestro: campioni di inclusione

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Basket, gli atleti con sindrome di Down vanno a canestro: campioni di inclusione

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Su Valore Responsabile la storia della Nazionale italiana di pallacanestro della FISDIR: con i suoi tre titoli mondiali, è un esempio concreto di come lo sport sia elemento di coesione ed inclusione sociale

Su Valore Responsabile la storia della Nazionale italiana di pallacanestro della FISDIR: con i suoi tre titoli mondiali, è un esempio concreto di come lo sport sia elemento di coesione ed inclusione sociale

Social Innovation
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Andrea Bufo
14 apr 2023

Lo sport è un elemento fondamentale di promozione dell’inclusione sociale. A testimonianza del ruolo sempre più importante svolto da ogni disciplina su Valore Responsabile raccontiamo l’esempio vincente della Nazionale italiana di pallacanestro della FISDIR, la Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali, che è composta da atleti con Sindrome di Down e a ottobre 2022 ha battuto in finale l’Ungheria 36-12 a Funchal, in Portogallo, diventando per la terza volta Campione del Mondo.  

Sul campo da gioco senza limiti e distinzioni 

«Lo sport non fa distinzioni di capacità, genere ed orientamenti, ma unisce tutti nella passione e nel sacrificio», spiega l’allenatore Giuliano Bufacchi. «Con il nostro approccio vogliamo normalizzare lo sport, offrendo nuovo opportunità a tutti quei ragazzi e ragazze a cui, fino a pochi anni fa, era precluso fare sport, non per scelta loro ma per scelta della società. Ad esempio, fino al 2017 un ragazzo con Sindrome di Down non poteva neanche sognare, come fanno tutti i giovani, di indossare la maglia azzurra. Adesso non è più così e, infatti, molti si stanno affacciando alle discipline sportive in generale, e alla pallacanestro in particolare, grazie ai successi di questi ultimi anni. Oggi in tanti possono e vogliono sognare di raggiungere traguardi e successo, e secondo me questa è la vera normalizzazione».

Crescita sportiva e umana

Come si diventa per tre volte Campioni del Mondo? «Arrivare a certi risultati non è un caso – sottolinea Bufacchi -: c’è un importante lavoro dietro, sia tecnico che logistico. Negli ultimi anni molte squadre si sono affiliate alla FISDIR e nei campionati si contano sempre più atleti. Io e il mio staff abbiamo creato una rete con i vari allenatori che ogni giorno lavorano con i ragazzi, dandoci un piano di lavoro». 

I frutti di tanto impegno si vedono: «Da quando siamo partiti ad oggi è stata una continua crescita, sia tecnica che numerica, e c’è ancora tanto lavoro da fare: dobbiamo sempre guardare avanti e migliorarci. Vorrei – aggiunge il mister – che la nostra realtà rappresentasse la normalità: mi piacerebbe che ogni partita di basket, gara di nuoto o combattimento di judo, per fare qualche esempio, fossero visti con gli occhi dello sport, e non della pietà verso l’atleta disabile».

Sport per tutti: la strada è ancora lunga

Per rendere lo sport sempre più inclusivo bisogna però «cambiare la mentalità, investendo e dando visibilità allo sport in generale, senza distinzioni tra normodotati e persone con disabilità. È una visione utopica, forse, ma lavoriamo anche per questo e la Nazionale di basket nel suo piccolo qualcosa sta facendo, anche grazie alla visibilità e alla notorietà ottenute».

A proposito della Giornata Mondiale per la Sindrome di Down, che si è celebrata lo scorso 21 marzo, come ogni anno,  Bertacchi sottolinea: «Bisogna cogliere ogni occasione per sensibilizzare e ricordare che c’è per tutti la possibilità di fare sport, e a tutti i livelli. A volte, invece, le famiglie non sanno che un ragazzo con disabilità può andare in palestra e vivere l’esperienza dello sport. In Italia negli ultimi anni le cose stanno migliorando, ma la strada è ancora lunga: bisogna continuare a credere in questo e offrire sempre più opportunità».

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