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Con il Carrozzone degli Artisti nelle piazze italiane va in scena l’inclusione

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Con il Carrozzone degli Artisti nelle piazze italiane va in scena l’inclusione

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La compagnia integrata bresciana porta nelle piazze di tutta Italia alcuni spettacoli che fanno riflettere in modo festoso sull’unicità delle persone e sulla bellezza della cura degli altri e del mondo

La compagnia integrata bresciana porta nelle piazze di tutta Italia alcuni spettacoli che fanno riflettere in modo festoso sull’unicità delle persone e sulla bellezza della cura degli altri e del mondo

Social Innovation
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Sara Riboldi
5 lug 2023

A guardare gli spettacoli teatrali dell’associazione Il Carrozzone degli Artisti Aps di Pontevico, in provincia d Brescia, scende qualche lacrima. Non sono lacrime di tristezza, ma gocce di gioia di fronte all’unione di tre aspetti che non dovrebbero mai mancare nella vita di ciascuno di noi: inclusione, arte e festa. 

Il Carrozzone degli Artisti: il teatro in piazza

Il Carrozzone degli Artisti le porta in scena tutte e tre. Negli spettacoli dell’associazione si respira gioia. L’allegria del fare teatro insieme a tutti: vengono smantellate le categorie di persone – fragili, bambini, anziani – per lasciare spazio all’unione in quanto tale e valorizzare l’unicità di ciascuno. L’associazione nasce da un’idea di Alberto Ghisoni, direttore artistico, come spiega Roberta Ratti, dello staff organizzativo, a nome di tutti i membri dell’associazione: «Dopo una ventennale esperienza di teatro sociale nelle cooperative e vedendo che il pubblico che partecipava agli spettacoli proposti era sempre legato al mondo della disabilità (genitori, operatori, famigliari, volontari) ha elaborato l’idea di portare lo spettacolo alla gente, nella strada, nelle piazze». Nasce così nel 2017 l’esperienza pilota che coinvolge le cooperative che si occupano di disabilità del territorio; a ogni tappa del viaggio la compagnia cambia e malgrado lo spettacolo ‘Esprimi un desiderio’ sia lo stesso, ogni sera ha un sapore diverso. Nel 2018 l’esperienza si concretizza con la nascita dell’associazione Il Carrozzone degli Artisti Aps; l’idea di base è semplice: «La diversità ha bisogno dell’arte, l’arte ha bisogno della diversità».

In scena la bellezza e l’unicità delle persone

Da allora la compagnia integrata del Carrozzone porta sulla scena spettacoli, realizza progetti con scuole e oratori, si occupa di formazione e realizza laboratori, «cercando – sottolinea Roberta Ratti – di dare alla parola inclusione un significato autentico». Nel 2018 il tour dello spettacolo ‘Esprimi un desiderio’ registra 75 date tra maggio e dicembre. Le repliche salgono a 90 nel 2019, toccando le province di Brescia, Cremona, Mantova, Reggio Emilia, Verona, Trento, Piacenza, Forlì-Cesena, Rieti, Città di Milano, Bergamo. 

‘Esprimi un desiderio’ racconta in maniera festosa e poetica una profonda verità: le stelle e i desideri appartengono a ognuno di noi; le stelle vanno cercate, curate e protette perché fanno parte della bellezza di ogni persona. Nell’estate del 2021 il Carrozzone ritorna nelle piazze con lo spettacolo ‘Il sarto delle parole’, tra luglio e dicembre con 70 date. Una riflessione sul valore delle parole e dei silenzi: parole che, come bolle di sapone, riempiono l’aria e l’anima. Nel 2022 fa tappa in ben 104 comuni portando in scena tre spettacoli e aggiungendo una nuova performance: ‘Patatrac’. Ecco allora che il Carrozzone riflette in modo festoso sulla bellezza dei piccoli gesti e delle piccole cose, sulla forza che le persone hanno insieme e sul valore dell’unicità di ognuno, che è da guardare con stupore, come se fosse un tramonto.

Non solo teatro…

Il Carrozzone degli Artisti ha all’attivo diversi progetti, oltre agli spettacoli. «Oltre al tour che ogni anno viene organizzato per il periodo estivo e non solo, è ripartito il progetto ‘Un carrozzone di Bellezza arriva a scuola’, progetto ideato a gennaio 2020 che ha avuto un immediato stop per la pandemia». Il Carrozzone porta nelle scuole un pacchetto di proposte, tra cui laboratori di teatro-danza e una mostra interattiva tratta dagli spettacoli ‘Esprimi un desiderio’ e‘Tutti Speciali’. Le scuole scelgono in base alle proprie esigenze le proposte da realizzare per i propri alunni. «Inoltre, stiamo lavorando con le cooperative partner sul nuovo spettacolo che verrà pronto per l’estate 2024 e stiamo elaborando due nuovi libri per bambini». Ai tre termini iniziali si aggiunge un ulteriore concetto: l’educazione. Come sottolinea Roberta Ratti, inclusione ed educazione sono «i concetti base che sono stati il motore del carrozzone. Molti di noi lavorano da anni nei servizi per persone con fragilità e l’esperienza del teatro è stata una delle iniziative più inclusive realizzate. Inclusione significa per noi modificarsi in base alle esigenze e le capacità di ogni componente del gruppo per poter dare spazio, dare a ognuno un ruolo significativo in base a ciò che riesce a dare. Educare è far crescere, dare i sostegni necessari per poter comprendere e realizzarsi, significa essere di esempio e allo stesso tempo pari nelle opportunità». 

Festa, arte, emozione e inclusione

L’inclusione prende vita sul territorio, in mezzo alla gente, portando arte, festa e crescita a tutta la comunità, promuovendo benessere sia per gli attori sia per gli spettatori. «Per gli attori significa sentirsi protagonisti per un giorno e non sempre e solo spettatori della vita. Mi preme specificare che durante gli spettacoli è l’intera squadra che lavora e che crea gruppo: attori, musicisti, attrezzisti, montatori, tecnici audio e luci; l’inclusione parte già dall’interno, dal fatto che siamo una compagnia integrata e che siamo tutti lì insieme per mettere in scena uno spettacolo nel migliore dei modi; condividiamo ogni momento della giornata che inizia alle 16.00 – quando il Carrozzone arriva nella piazza – e si conclude a notte inoltrata quando il Carrozzone riprende il suo viaggio».
I benefici per il pubblico? «Emozionarsi, immergersi per un’ora in un altro mondo, divertirsi e per un attimo estraniarsi dalla quotidianità; in particolare per il nostro pubblico i benefici sono anche quelli di avere una nuova consapevolezza verso le persone con disabilità». 

Qual è la mission? La comunità è al tempo stesso destinataria e protagonista del processo creativo; l’azione teatrale è stimolo sociale, culturale e artistico; la pluralità e la fragilità sono risorse creative necessarie e insostituibili; la creazione di una rete di persone e organizzazioni caratterizzata da sensibilità territoriale è centrale e prioritaria. 

Ecco allora che le persone fanno festa insieme, senza badare a quelle categorizzazioni sociali incentrate sull’età, sulla condizione fisica o sull’etnia. «I nostri spettacoli nascono da un’idea iniziale, un tema su cui poi dare libero sfogo a una serie di improvvisazioni che portano idee e che vengono poi inserite e sviluppate seguendo una trama che nasce spontaneamente durante il percorso creativo. Abbiamo sempre dei rimandi entusiastici dei nostri spettacoli, qualcuno è stupito, qualcuno è estasiato altri sono semplicemente divertiti, alcuni addirittura ci seguono in alcune repliche rivedendo lo stesso spettacolo più e più volte». 

La magia del teatro

Lentamente prende corpo la magia del teatro: l’importanza del fare rete e di mostrare alle persone il valore di altre persone. «La rete è sostegno, è scambio. La rete è continuità e divulgazione. Io ho un’idea, la condivido con gli altri, che a loro volta la trasmettono alla loro cerchia. Sviluppare un progetto significa partire da un’idea iniziale per poi adattarla alle diverse esigenze in base agli stimoli che arrivano da chi ti condivide con te il percorso, la rete appunto».
E per quanto riguarda il teatro aggiunge: «Sicuramente il teatro può mostrare una visione diversa delle persone con fragilità: quella di essere in grado di emozionare, di far ridere, di creare, avere la capacità di esserci e di dare, mostrandolo direttamente a chi non ha avuto occasioni di incontro o a chi può avere preconcetti, anche pietistici».
Il teatro diventa così un modo per creare contatto e relazioni e per realizzare quella che è una “vera inclusione”. 

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