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Anni fa sostenevo che bisogna essere interessanti, prima che convenienti. Questo implica un grande sforzo in produzione di contenuti (sia social che editoriali). Ora il consiglio è sempre valido, ma ci sono ambiti in cui i contenuti sono talmente tanti e buoni, che emergere naturalmente, a mani vuote, è quasi impossibile (se non avete una nicchia sufficientemente ristretta). Per dire, le aziende inizieranno a pagare presto per diffondere i propri contenuti, e non solo su Facebook. Quindi, se nella vostra mente state pensando di produrre contenuti per far arrivare acquirenti gratuitamente, fate bene i vostri calcoli. 

1 Il content marketing non funziona sempre: tra costo di creazione e ritorno in termini di visibilità e traffico apportato allo store il risultato non è scontato. Le ricette, per esempio, hanno esaurito il loro compito. Ci sono più ricette che tegami, in Italia. 

2 Usate i social (soprattutto quelli che si adattano all’e-commerce, come Instagram) come fabbriche di contenuti gratis dagli utenti, pagando con perline di visibilità e riconoscenza. A che servono? A far credere agli altri clienti che siete pieni di clienti, e che quindi possono andare tranquilli. Tutti vogliono essere originali, ma poi vanno nel ristorante pieno, non in quello vuoto.

3 Concentrate gli sforzi. Basta con la gestione un account su ogni social dalla A di app.net alla Z di Zoosk (non sapete cos’è? io non vi ho detto nulla), magari pubblicando le stesse cose. Anche se siete un grande store e potete permettervi di spandere, scegliete sulla base di obiettivi precisi (traffico, social proof, rassicurazione, influencer, customer care), del pubblico e dei contenuti che vi sono congeniali. In ogni caso, probabilmente Facebook non lo potrete evitare, forse, e quindi fatevi la domanda se vi rimane tempo per altro — fatto seriamente. Non comprate il pacchetto chiavi in mano dall’agenzia social, che cerca di vendervi tutto il bouquet di canali, come Sky. Date un’occhiata di persona: Pinterest? Seriamente, quanti possibili tuoi clienti lo usano in Italia, su un milione di forse utenti totali? E allora zac, tagliato. Tumblr? Solo se vendo anche agli adolescenti. Twitter? Solo per customer care, se non vendo tech o media. YouTube: ho budget per produrre contenuti ad hoc e promuoverli? Ho idea di come farli? No? Zac. Google Plus? Ricerco, e non trovo nessun risultato? Clonate quello che postate su Facebook e sul blog e amen, e sperate nel SEO. Fousquare e altro, zac.

4 Facebook è l’unico canale social che porta traffico (e vendite). Non aspettatevi che il traffico degli altri sia sufficiente a farvi spedire un solo pacco in più. Accetto smentite, ma solo con Google Analytics alla mano.

5 Facebook è a pagamento. La messa è finita, pagate in pace. Avete una grande opportunità, quello del microtargeting. Offrite il prodotto x in zona y, al cliente z a cui piace la pagina w. Sponsorizzate post con buon engagement verso pubblici ad hoc. Calcolate il costo di acquisizione, e di lead (se si iscrivono alla newsletter, mettono nel carrello, ecc.). Confrontatelo con Google Adwords, avrete sorprese.

Articolo originariamente pubblicato su MinimarketingÂ