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Prestando 500 euro si possono realizzare i bisogni di 50 persone diverse. E si può anche guadagnare, senza passare dalla banca o da altri intermediari finanziari. Questa l’idea alla base del social lending, l’attività svolta da Smartika (e sempre in Italia, anche da Prestiamoci) una piattaforma online che dal 2012 mette in comunicazione chi ha bisogno di un prestito con chi vuole fare un investimento alternativo, ma non per questo meno vantaggioso di quelli tradizionali. Una società nata dall’idea di voler colmare quel “gap esistente tra la domanda e l’offerta di prestiti fra le singole persone fisiche”, spiega il fondatore di Smartika, Maurizio Sella, aggiungendo che si tratta di un divario “che si sta ancora più incrementando, quello che è successo nel tempo mi ha dato ragione”.

Il fondatore della piattaforma  è rimasto affascinato da ciò che nel 2005 succedeva in Inghilterra, dove è nato il fenomeno del peer to peer lending e così ha ritenuto che ci fosse anche una grande opportunità da cogliere anche in Italia, “pur conoscendo la minor propensione a utilizzare, soprattutto nei primi anni, lo strumento di internet per le transazioni finanziarie”. La reticenza sta però pian piano svanendo, “il tempo ogni giorno lavora a nostro favore” – continua  Sella  – “e il potenziale del mercato supera i 20 miliardi  che all’anno vengono erogati per prestiti personali da finanziarie e banche”.

1fcdebaLa piattaforma di Smartika, testata e vigilata dalla Banca d’Italia, in tre anni di attività ha erogato prestiti personali per 17 milioni e mezzo di euro, di cui quattro solo nel 2014.  L’azienda conta al momento sei dipendenti full time, la cui età media è intorno ai 30 anni. Mentre gli obiettivi per il futuro sono “estremamente ambiziosi”, anche perché “siamo in fase autorizzativa di un aumento di capitale importante”, annuncia a Smartmoney, Maurizio Sella che conta per quest’anno di doppiare la cifra prestata in quello passato.

Far crescere in maniera importante il business dei prestiti tra persone, questo l’obiettivo principale di Smartika, visto che “il mercato dei prestiti personali ha dimensioni notevolissime in Italia, c’è grandissimo spazio per crescere così come sono cresciute altre piattaforme non solo in Inghilterra, Usa e Cina dove i numeri sono spaventosi, ma anche in Francia, Spagna e Germania, mercati da prendere da esempio perché molto più simili al nostro per il credito al consumo”, fa notare  Sella.

Come funziona e quali sono le garanzie

Il meccanismo è semplice, invece di andare in banca a chiedere un prestito, lo si fa direttamente da casa attraverso la Rete, chiedendolo ad altre persone disposte a far fruttare i loro risparmi in un modo diverso rispetto ai soliti. Per chi presta si tratta di una soluzione innovativa, etica, sociale e remunerativa, visti i tassi d’interesse vantaggiosi. Inoltre, “la soddisfazione è diversa rispetto a quella di altri investimenti, perché si ha la sensazione di aiutare terzi”, sottolinea il fondatore di Smartika, “invece di mettere il proprio denaro  in una grande istituzione finanziaria senza sapere che uso ne verrà fatto, in questo modo si può contribuire  alla realizzazione dei bisogni di altre persone”.

Per diversificare il rischio di credito poi è previsto che le cifre versate vengano frazionate in diversi destinatari, non finendo mai nelle mani di una sola persona ma come minimo di cinquanta (a seconda di quanto si investe). L’esposizione massima per ogni singolo prestito diventa quindi al massimo del 2%.

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Da poco è stata introdotta anche la Smartika Lender Protection un vero e proprio “fondo ritardi” che non è una garanzia del capitale, ma un elemento di conforto. Serve a tutelare non tanto il ritorno dei prestatori, quanto l’omogeneità, “per evitare situazioni in cui un prestatore  abbia la sfortuna di incontrare  due-tre soggetti che non pagano rispetto a un altro più fortunato che, a parità di rischio, non li incontra”.

L’essere vigilati dalla Banca d’Italia poi “vuol dire essere soggetti ad adempimenti, controlli e controllori che sono estremamente impegnativi in termini di tempo e denaro (gli investimenti per fare questo tipo di lavoro sono molto diversi rispetto a una piattaforma online che non tocca il denaro di chi dona o presenta progetti), però ripaga in termini di fiducia”, conclude Sella.

Chi presta e chi chiede un prestito

Oggi sono più di 6mila le persone che prestano il loro denaro tramite Smartika, “di solito iniziano con piccoli investimenti iniziali magari sui 1000 euro  e poi, soddisfatti dell’investimento, ce ne danno fino a 5-6 mila”. Si può iniziare però anche con 100 euro, “in questo modo diamo la possibilità di farlo anche ai giovani” – aggiunge Sella – “nel 70-80% dei casi sono uomini dai 35 ai 55 anni, con conoscenza elevata del settore degli investimenti finanziari.  Alcuni fanno veri e propri piani di accumulo, iniziano con mille euro e poi ogni mese ne aggiungono cento, in questo modo potrebbe diventare anche una riserva pensionistica”.

Chi chiede prestiti ha la stessa età di chi offre il proprio denaro, si tratta maggiormente di uomini che in media chiedono 5mila euro. Un terzo di chi chiede soldi a Smartika lo fa per consolidare i propri debiti, ossia per chiudere una o più posizioni con una banca o una finanziaria. Un altro terzo per spese mediche improvvise e urgenti e il restante terzo per spese più generiche come le ristrutturazioni casalinghe oppure l’acquisto di auto o moto usate.

Il progetto di crowdfunding con Casa Verdi

Il core business di Smartika resterà quello dei prestiti, intanto però la piattaforma ha lanciato un primo progetto di crowdfunding che vuole portare a Casa Verdi (la casa di riposo per musicisti voluta da Giuseppe Verdi) un carteggio contenente molte lettere che il compositore si scambiò con un suo caro amico. “L’iniziativa sta andando molto bene (sono stati raccolti già 98mila euro dei 120mila richiesti), ma non credo che il crowdfunding diventerà un nostro core business, questo non significa però che non possiamo portare avanti in futuro anche altri progetti di questo genere, lo facciamo come volontariamente senza applicare commissioni ma solo a scopo sociale”, ha concluso Sella.