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“L’idea è quella di creare un appuntamento fisso che metta Musicraiser sul palco una volta l’anno, portandolo fuori dal web”. Dopo il successo del festival della prima piattaforma di crowdfunding italiana del settore musicale (tenutosi il 29 agosto scorso al Carroponte di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano), gli organizzatori pensano già alla seconda edizione e a tutte quelle che verranno in futuro. A dirlo è Giovanni Gulino, voce dei Marta sui Tubi e dal 2012 socio fondatore insieme a Tania Varuni di Musicraiser. La piattaforma di raccolta fondi online (e molto altro ancora) per artisti musicali dà lavoro a 12 persone – dieci in Italia e due all’estero – e  in meno di tre anni ha raccolto circa due milioni e centomila euro di fondi, ha finanziato oltre 600 progetti e vanta una percentuale di obiettivi raggiunti che supera il 70%.

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Foto di Musicraiser

“Se quest’anno continua come è andata fino ad adesso siamo molto soddisfatti” – racconta Gulino a Smartmoney – “Il 2015 è stato molto intenso, abbiamo sfruttato i finanziamenti arrivati dai nostri investitori, abbiamo preso uffici, ampliato il team, assunto sviluppatori e allargato l’offerta dei nostri servizi, creandone alcuni da zero”.

Prima il crowdfunding faceva solo rumore

Il progetto di Musicraiser è cambiato molto negli ultimi tre anni, “così come l’atteggiamento della gente”, spiega il fondatore, aggiungendo che solo nel 2012 la parola “crowdfunding faceva rumore ma non si capiva esattamente cosa fosse. Oggi il fenomeno sembra si sia diffuso in maniera molto veloce, non solo nel mercato musicale, ma anche in tanti altri settori industriali, ed era quello che ci auguravamo”.

Quando la piattaforma partì, in totale in Italia ce n’erano solo una decina e quella del frontman dei Marta sui Tubi era l’unica ad occuparsi di progetti musicali. Nel frattempo, la società si è ingrandita, ha differenziato l’offerta e il crowdfunding è diventato solo uno dei servizi che vengono offerti ai progettisti, “perché ci siamo accorti che – almeno per quello che riguarda la musica – non sempre è l’unico strumento che fa al caso di tutti, anche se può essere utile a molti musicisti a seconda del loro progetto”, sottolinea Gulino.

Ora Musicraiser sta cercando di orientarsi maggiormente verso il sistema del Direct-to-fan, una filosofia di interazione tra artisti e pubblico che passa attraverso il crowdfunding ma non solo. Un ruolo centrale infatti è anche quello ricoperto dal pre-order: una campagna con cui l’artista mette in vendita l’album insieme ad altri articoli esclusivi senza avere un obiettivo di raccolta da raggiungere (questo permette di poter vendere il proprio lavoro svariati mesi prima, di creare una campagna promozionale e di monetizzare allo stesso tempo).

Così la piattaforma italiana ha deciso di lanciare anche servizi per la musica live come il ticket pre-order, ossia la vendita di classici biglietti per gli eventi con la particolarità però di poter acquistare contemporaneamente altro materiale da ritirare direttamente in loco, come i cd autografati, l’accesso al sound check, oppure la cena con gli artisti.

Il primo festival musicale di una piattaforma

Da qui è nato, per la prima volta in Italia, un festival musicale di una piattaforma di crowdfunding. “La campagna per organizzarlo non era propriamente di crowdfunding ma di ticket pre-order”, chiarisce Gulino aggiungendo che “il festival l’avremmo fatto in ogni caso ma ci interessava raccogliere le risorse prima e per questo abbiamo creato una serie di ricompense”. I biglietti (con un prezzo base di 15 euro) si potevano infatti acquistare insieme alle magliette, ai dischi autografati, alla cena con gli artisti, insomma a ricompense anche di tipo  “esperenziale” che facevano in quei casi lievitare i prezzi fino a toccare i 150 euro. I biglietti raccolti sono stati quasi un migliaio, un risultato che ha soddisfatto molto gli organizzatori e che li fa ben sperare per le prossime edizioni.

Una selezione dei progetti molto accurata

A essere finanziati non sono solo progetti italiani, di stranieri ce ne sono stati già una settantina, presentati dall’Australia, dall’Africa, dall’ America latina e da altri paesi europei. Gli artisti sono arrivati da tutte le parti del mondo, ma online c’è solo una minima parte di quello che hanno proposto visto che la selezione è molto stringente. “Nello staff siamo tutti musicisti, la maggior parte di noi ha un gruppo, suona, respira musica 24 ore su 24, quindi ci mettiamo veramente pochi minuti a valutare un progetto e a capire se dietro a una proposta ce n’è uno concreto oppure solo qualcuno che ci vuole solo provare”, ha detto Giovanni Giuliano aggiungendo “questa gente non ci interessa, perché una campagna su Musicraiser non è un gioco, e soprattutto non guadagniamo nulla sulle campagne che non raggiungono i propri obiettivi. Per questo ci teniamo a perdere un po’ più di tempo prima e a fare una selezione migliore”.

3 vantaggi del crowdfunding musicale

Secondo il fondatore di Musicraiser il crowdfundng “è una strumento fondamentale e importantissimo per gli artisti perché ha tre vantaggi straordinari: 1) monetizzare prima di aver messo in produzione il disco; 2) oltre a raccogliere fondi, l’artista si ritrova con una campagna promozionale straordinaria a costo zero; 3) l’artista mantiene tutti i diritti del proprio lavoro e non deve dividerli con case discografiche, editori o chiunque altro, spesso solo diaframmi che si interpongono tra artista e pubblico senza portare un valore aggiunto”.

Il portale ha registrato anche adesioni di artisti importanti come i Marlene Kuntz, i C.S.I, Daniele Sepe e tantissimi altri che hanno una storia consolidata alle spalle ma che a un certo punto della loro carriera hanno deciso di autoprodursi e, invece di farlo da soli, hanno attivato i loro fan che li hanno subito supportati nella realizzazione del progetto.

Musicraiser non prende ispirazione da piattaforme simili a livello internazionale, anzi cerca di distanziarle mantenendo fermo l’obiettivo di creare un unicum aderente alla visione del mercato musicale dei prossimi anni. “Stiamo cercando di puntare su prodotti nuovi, che diano la possibilità agli artisti di potersi organizzare da soli. Pensiamo che nessuno debba decidere se un disco possa essere acquistato o meno, se non il pubblico stesso. Per questo noi facciamo solo una selezione di base, ma alla fine a decidere resta il pubblico”, conclude Giovanni Gulino.