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È riuscito nell’impresa di raccogliere in un solo round 1 miliardo di dollari di investimento, un record per il fintech. Mike Cagney, americano, è il Ceo di SoFi, startup nel settore del social lending con sede a San Francisco che, dal 2011 a oggi, ha effettuato prestiti per ben 4 miliardi di dollari. Ma come ha fatto Mike a raggiungere questi numeri?

Mike Cagney

Il network dei prestiti tra studenti

Da startupper partecipa a un programma imprenditoriale dell’Università di Stanford. È qui che parte tutto: «Nella mia carriera da imprenditore ho sempre cercato di rendere la finanza sempre più social. Avevo individuato una nicchia di mercato interessante nei prestiti per studenti, un mercato regolamentato da leggi rigide con tassi fissi di interesse, poco digitalizzato» racconta in una sua intervista a Bloomberg. Allora cosa fa? «Crea una rete online per unire gli alumni (ex laureati di università prestigiose) a matricole. I primi investono i loro soldi sui secondi.

I vantaggi sono per tutti. Gli studenti possono interfacciarsi a persone reali (non a istituzioni senza volto) e questo diminuisce di molto la percentuale di chi non riesce poi a pagare il debito. Anche l’interesse è più basso: 6% rispetto al tasso fisso stabilito da leggi statali (intorno al 7% di banche e istituzioni private). In più gli studenti possono usufruire di altri servizi di tutoring nel caso di avvio di una startup, con una serie di programma imprenditoriali.

Chi ci ha creduto subito

Per capire la portata della rivoluzione di Mike Cagney basta pensare che il mercato dei prestiti per studenti vale in America 1 trilione di dollari. Solo a Stanford il 60% dei corsisti chiede soldi in prestito per finanziare il proprio percorso di studi (fonte Forbes).
Mike chiede a 40 alumni di contribuire con 50mila dollari ciascuno. Un totale di due milioni di prestiti destinati a 100 studenti. L’esperimento ha successo, i tassi di interesse più bassi favoriscono gli studenti e, come Mike aveva previsto, la relazione diretta tra creditore e debitore riduce, e quasi azzera, la possibilità del default.

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I primi round che fanno volare SoFi

La startup prende vita nel 2011 e inizia subito la sua lunga corsa verso finanziamenti straordinari: nel 2012 raccoglie 77,2 milioni di dollari da Baseline Ventures. Nel 2014, 80 milioni da Discovery Capityal Managament e investitori privati tra cui Peter Thiel (cofounder di PayPal). Poi altri due finanziamenti quest’anno: 200 milioni da Third Point Management. E l’ultimo da record: 1 miliardo di dollari da Soft Bank, gruppo che ha investito anche nell’ecommerce Alibaba.

Oggi la startup ha 400 dipendenti e ha allargato il campo ai mutui e ai prestiti privati, senza deconcentrarsi dal suo core business.

Perché SoFi è disruptive

SoFi è stata nominata tra le 50 aziende più disruptive del 2015 da CNBC. Come si fa ad avere un’idea rivoluzionaria? Identifica una nicchia di mercato con inefficienze e regole statiche da anni. Proponi una soluzione più veloce che offra vantaggi a tutti. E poi diventa social: «Per me social significa essere trasparenti, responsabili e favorire la nascita di relazioni in un determinato luogo. Più forte è la “fabbrica sociale”, più aumentano i vantaggi e dimuniscono i rischi per tutti. Le banche finora sempre operato a livello globale, in un modo spersonalizzante» spiega a Venture Beat.

Giancarlo Donadio