Sbarca su iPhone (e viene subito inserito fra i migliori) il servizio di food delivery che fa incontrare clienti, ristoratori e fattorini 2.0. In due mesi già quattromila ordini e centinaia di candidati in coda per diventare racers
Foodracers è un sistema di consegna a domicilio intelligente e versatile. Consente di ordinare e ricevere a casa o in ufficio i piatti di alcuni ristoranti della propria città, quelli con cui sono stati stretti accordi, attraverso una flotta di fattorini 2.0. Persone che magari arrotondano lo stipendio e che non dipendono dai locali in questione: la piattaforma incrocia infatti l’ordine inoltrato con i racers disponibili in un certo momento. Un po’ come fosse Uber. E innesca la consegna. Il tutto, fino a ieri, tramite desktop e, da pochissimo, anche tramite applicazione per iPhone. Subito inserita da Apple fra le migliori.
Come funziona l’app
Fra le caratteristiche dell’app ci sono ovviamente la scelta dell’indirizzo di consegna tramite Gps, posizionamento manuale o suggerimento di Google. Poi la selezione delle portate e non necessariamente del ristorante e la configurazione dei piatti con aggiunte o varianti. Una volta effettuato l’ordine il cliente ha la possibilità di valutare l’esperienza del fattorino di turno attraverso un sistema di recensioni particolarmente efficace. Mette infatti insieme nuovi parametri: cortesia, temperatura e integrità dei piatti ricevuti così come la puntualità. Sono d’altronde questi gli elementi più importanti di una consegna a domicilio che il cliente potrà a sua volta valutare con calma dopo cena, una volta gustato l’ordine.
L’algoritmo premiante
Per giunta, i racers meglio votati sono premiati dall’algoritmo proprietario. Tenderanno cioè a ricevere più ordini da consegnare rispetto ai colleghi con una valutazione mediamente inferiore. Insomma, tutto concorre a far salire di livello il sistema delle consegne con una rete indipendente, che ai locali non costa nulla ma risulta più attenta alla qualità di quanto potrebbe esserlo un qualsiasi “ragazzo della pizza” del sabato sera.
“Servizi di delivery on demand sono sempre più diffusi nelle grandi metropoli – dicono da Foodracers – ma nella maggior parte dei capoluoghi italiani mancano quasi totalmente, per questo Foodracers sceglie queste piazze come proprio mercato e le risposte sono positive dato che grandi catene di ristorazione come Roadhouse Grill e BEFeD hanno già stretto con Foodracers rapporti di collaborazione a livello nazionale”. Il servizio è infatti attivo a Bologna, Parma, Ferrara, Treviso, Pavia, Trieste, Mestre, Reggio Emilia, Udine, Padova, Rovigo e Vicenza. Il ring scelto per scommettere su questo particolare tipo di food delivery è dunque quello delle realtà medio-piccole, meno presidiate da colossi come JustEat, HelloFood e, in futuro, chissà, Uber Eats e simili.
Il giro d’affari del food delivery
I ristoratori che si servono di Foodracers lo fanno in esclusiva. Per il cliente l’unico costo è un piccolo contributo di consegna (da 3,99 a 4,99 euro, dipende dalla distanza) che viene trattenuto direttamente dal fattorino. Nei primi due mesi di attività – senza il supporto dell’app che è appena arrivata – gli ordini sono stati quattromila, i racers attivi 130 con 450 in attesa di diventarlo. I locali affiliati sono già 220 e 300 sono in coda. Non male per sessanta giorni di lavoro. D’altronde la torta della consegna a domicilio è immensa: secondo Rocket Internet vale 90 miliardi di euro su scala globale. Negli ultimi 12 mesi i fondi di venture capital ci hanno scommesso oltre un miliardo e mezzo di dollari (dati CB Insights). L’aspetto divertente è che con una penetrazione online intorno all’1%, il food delivery resta ancora una terra vergine.