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Essere pagati immediatamente dopo aver svolto il proprio lavoro è il sogno di qualsiasi freelance. Come per qualsiasi datore di lavoro conta tantissimo essere certi che la persona a cui si è affidato un compito lo porti a termine nel migliore dei modi e soprattutto con puntualità e correttezza. C’è una startup che punta a mettere insieme queste due esigenze e soprattutto a dar loro una risposta. Si chiama Joebee e vuole diventare «il primo vero marketplace Made in Italy di servizi occasionali che rappresenta la nuova frontiera nel settore del peer-to-peer job». L’idea del fondatore, Alessio Abateianni, è quella di aiutare chi cerca un impiego occasionale a trovarlo in modo semplice, veloce e con la sicurezza di un immediato pagamento della prestazione, ma anche di assicurare al datore di lavoro la certezza della prestazione.

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Prima una società da 20 milioni e poi la startup

«Ci sono voluti più di due anni di sviluppo per concepire un sistema capace di integrarsi in modo complementare rispetto ai tradizionali canali di recruting in una filiera complessa come quella del lavoro e nel pieno rispetto delle leggi e della fiscalità», ha spiegato Alessio Abbateianni (che è anche Ceo e founder dell’azienda milanese TheMadBox). Joebee esiste infatti «proprio perché avevo già un’azienda attiva e funzionante – spiega Abateianni – nel 2003 fatturavamo 30 mila euro ora superiamo i 20 milioni e questo ci consente di incubare progetti importanti come questo. Anzi, credo proprio che uno dei mali di cui soffrono le startup italiane sia che molto spesso sono finanziate poco e male. Non va bene fare progetto e poi dover vivere con l’ansia di trovare investitori».

Il paradosso del percorso del fondatore di Joebee è proprio quello di aver dovuto prima costruire un’azienda di successo per poi potersi permettere di finanziare una sua startup. «Dal punto di vista bancario Joebee è stata totalmente finanziata da noi con grande sacrificio – continua Abbateianni – Per anni ho lavorato per grandi clienti, ma poi ci siamo resi conto che invece di mettere nostre competenze al servizio degli altri, se ci fossimo concentrati su un nostro progetto avremmo avuto soluzioni migliori». Da questo discorso è nata prima Fluidnext lanciata a maggio nel 2015 sul settore calcio, e ora Joebee.

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Come funziona Joebee

La piattaforma di Joebee consente di reperire prestatori occasionali tramite profili molto ben definiti, ma anche di offrire un alto livello di serietà nella modalità di ingaggio del lavoratore, sia nei suoi confronti che in quelli del datore di lavoro. A mettere ordine nel processo è proprio la piattaforma tecnologica.

All’apertura del marketplace si inserisce il codice Iban del lavoratore e gli garantiamo che entro 24 ore gli arriverà il pagamento, pena la nostra faccia e l’accordo con chi usufruisce del servizio». Questa del bonifico  però è solo una fase transitoria, la società infatti sta lavorando con uno dei primari gruppi bancari italiani  che pure offrirà la sua garanzia sui pagamenti. «Abbiamo implementato il processo di integrazione con sistemi di e-banking  – spiega Abateianni – e questo fa sì che quando la persona fa il lavoro, se ne va e timbra il “cartellino digitale”, se c’è coerenza di parametri, automaticamente la nostra piattaforma integrata con una banca provvede al pagamento che è insito nell’impostazione della tecnologia».

Il secondo step poi sarà quello della carta Joebee, che un minuto dopo aver effettuato il check out consentirà di ricevere l’accredito. Per quanto riguarda i tempi, il lancio ufficiale della fine della fase beta sarà l’1 maggio (la festa dei lavoratori non è una data scelta a caso), sulla carta ci sono dei tempi tecnici delle banche per gestirne le stampe. Dovremmo essere pronti da settembre, anche se si potrebbe parlare anche di giugno,sicuramente entro l’anno.

Come e quanto guadagna Joebee

Il modello di business di Joebee punta a disintermediare il rapporto tra chi offre lavoro e chi lo cerca. «Noi non facciamo intermediazione – ci tiene a sottolineare il fondatore di Joebee – Non c’è ricarico sul valore della prestazione, sostanzialmente vendiamo il servizio di utilizzo della nostra piattaforma: il fatto che venga gestito l’e-payment e che sia assicurata la correttezza della prestazione. Ecco, quel valor coincide col 10% del valore netto che prendiamo da chi offre lavoro e da chi lo cerca». Quello applicato da Joebee non è quindi un markup sul lavoro, ma il pagamento di un servizio per far trovare un lavoro migliore e vendersi a un prezzo più alto, ma anche – per chi compra – la sicurezza della prestazione e degli aspetti fiscali.

Nella sede del primo unicorno italiano

La sede di Joebee ha anche un alto valore simbolico. Si tratta di quella in cui era stabilita Yoox quando si quotò in Borsa, un openspace di mille metri quadrati in cui lavorano 60 persone in media sotto i 30 anni, nello specifico sulla startup sono impegnati circa una quindicina di lavoratori, un numero che è destinato a crescere. Gli obiettivi sono ambiziosi: «nei 5 anni puntiamo a cercare di transare centinaia di milioni di euro, cifra che non è così azzardata se diventiamo capaci di creare un mercato. Basti pensare che da solo il mercato che intercetta l’interinale vale già 7 miliardi di euro l’anno», ha concluso Abbateianni.

Mariachiara Furlò
@mariachiarafur