Quomi, startup già attiva nel food delivery, lanciata dall’incubatore che la supporta nelle strategie (e con una quota). Mercato globale takeaway e del cibo a domicilio verso i 90 miliardi di dollari nel 2019
Mancanza di creatività in cucina e un po’ di pigrizia nel fare la spesa? Nessun problema, c’è una soluzione per tutto o quasi, visto che almeno la preparazione del piatto bisogna farla da sé. A tutto il resto, ricette e prodotti freschi subito in casa, ci pensa Quomi, la startup già attiva nel settore del food delivery e oggi lanciata da Digital Magics che la sta supportando nello sviluppo strategico, con i propri servizi di consulenza e incubazione. L’incubatore è infatti entrato nella startup innovativa acquistando una quota del 12,5% della società.
Obiettivo: cambiare modo di cucinare e mangiare in casa
I fondatori di Quomi Andrea Bruno e Daniele Bruttini hanno sviluppato il servizio di food delivery in Italia, con l’obiettivo “di cambiare il modo in cui gli italiani cucinano e mangiano tra le mura domestiche”. Gli strumenti con cui la loro startup vuole realizzarlo sono: la consegna gratuita – a casa o in ufficio – di ingredienti italiani di alta qualità, freschi e già dosati per iniziare subito a cucinare e l’offerta, ogni settimana sul sito, di un menù con nove ricette selezionate da chef professionisti, tenendo conto della stagionalità dei prodotti e delle specialità regionali della cucina italiana. I due ragazzi hanno già ricevuto diversi riconoscimenti, sia in termini di premi che di finanziamenti, a fine 2014 infatti Quomi ha vinto il premio Alimenta2Talent, co-finanziato dal Comune di Milano e dal Parco Tecnologico Padano, mentre nel 2015 ha chiuso un accordo di investimento seed con Euroventures, fondo di venture capital di Torino.
Ingredienti freschi
Il primo passo nell’utilizzo dei servizi offerti da Quomi è scegliere la ricetta più adatta ai propri gusti ed esigenze, poi la startup farà la spesa al posto degli utenti, a cui la settimana successiva recapiterà in comode scatole gli ingredienti già dosati e le istruzioni per cucinare. Il lunedì mattina la società acquista i prodotti freschi direttamente dai produttori italiani, senza intermediari e nelle dosi giuste per le ricette, per mantenere in questo modo un prezzo sostenibile. In 24 ore parte la spedizione della scatola con la spesa ordinata. Nessun problema sulla freschezza dei prodotti, garantita dal contenitore isotermico e dal gel refrigerante. Quomi è molto attenta anche al rispetto per l’ambiente: gli scarti e le eccedenze di cibo sono ridotti al minimo: la scatola si può riciclare nella carta, il polistirolo nella plastica e il gel refrigerante si possono invece riutilizzare come ghiaccio o borsa d’acqua calda, semplicemente scaldandolo in acqua bollente. I valori del “buono, pulito e giusto” sono fondamentali per la startup, che non a caso supporta la Fondazione Slow Food e sceglie con cura i prodotti dai suoi presidi (come per esempio i Testaroli della Lunigiana, il Pistacchio di Bronte, ecc.) in aggiunta a molti cibi biologici.
La storia e le ambizioni di Quomi
Proprio la fame, insieme alla pigrizia e alla voglia di mangiar bene sono state alla base della scintilla che ha fatto nascere Quomi. Ai trentenni Andrea e Bruno, che si sono conosciuti lavorando per Zalando, l’intuizione è infatti arrivata quando vivevano a Berlino e avevano l’esigenza di farsi recapitare comodamente a casa cibo italiano di qualità.
«Abbiamo lavorato duramente negli ultimi mesi per il lancio della nuova piattaforma, che rappresenta per noi il primo passo verso una strategia di crescita e consolidamento sul mercato italiano in primis e all’estero in seguito», hanno commentato i due fondatori aggiungendo che la loro ambizione è quella di rivoluzionare il modo in cui gli italiani si approcciano alla spesa, visto che il mondo dell’e-commerce e in particolare del food online sta crescendo a ritmi vertiginosi in Italia.
«Le grandi opportunità che il mercato italiano offre ci danno le motivazioni per continuare a credere e a sviluppare nel migliore dei modi il nostro progetto. All’estero l’abitudine di comprare cibo online è ormai esplosa e crediamo che l’Italia seguirà lo stesso percorso. Tutti i numeri lo dimostrano», hanno concluso Andrea e Bruno.
Ad essere convinto del grande potenziale del Made in Italy e nello specifico del food di qualità è anche Antonello Carlucci, partner di Digital Magics: «Siamo consapevoli della continua necessità di innovazione che viene richiesta dalle aziende del settore, ma anche dai consumatori, sempre più abituati a nuove esperienze di acquisto e fruizione di cibo. Per questo motivo abbiamo riconosciuto in Quomi e nel suo team il giusto mix di innovazione e skill imprenditoriali capace di creare disruption nella filiera tradizionale».
Il mercato digital food nel mondo e in Italia
Intanto, la food innovation si conferma uno dei nuovi grandi trend a livello globale. Secondo un’analisi di AgFounder su dati CrunchBase, il 2015 è stato un anno record a livello di investimenti per quanto riguarda aziende e startup agtech – la tecnologia applicata all’agroalimentare – con 4,6 miliardi di dollari investiti nel settore (circa +100% rispetto al 2014). Risultati in ascesa anche per il Food e-Commerce (compreso il delivery) che ha raccolto il 35% di questi investimenti con 1,65 miliardi. Proprio nell’ambito del food delivery poi si stima che il mercato globale del takeaway e della consegna a domicilio raggiungerà i 90 miliardi di dollari nel 2019. In Italia, il fatturato dell’e-commerce nel 2013 era di 22,3 miliardi di euro, con l’1,20% rappresentato dall’alimentare. Nel 2014, il food&beverage online secondo i dati della Casaleggio & Associati vale oltre 200 milioni di euro ed è in crescita del 30%. Si prevede – citando i dati Eurominitor 2014 – che le dimensioni del mercato italiano cresceranno ulteriormente fino a raggiungere i 329 milioni di euro nel 2017, ad un ritmo di crescita annua di quasi il 20%.
I movimenti delle startup del settore
Non è un caso se proprio dal settore del food delivery viene la startup italiana che ha segnato l’exit del 2015 e che è stata premiata all’Open Summit di Startupitalia come migliore startup del food dell’anno: Pizzabo (poi Hello Food Italia), nata da un’idea di studenti fuori sede, con le loro pizze (e non solo) a domicilio. A comprarla un anno fa (ora è con Just Eat) è stata Rocket Internet, la holding tedesca che per la società fondata a Bologna da Christian Sarcuni, ha sborsato 51milioni e 271mila euro. Su questa scia si stanno però muovendo sempre più soggetti, come Foodora, che per ora copre il mercato milanese e torinese, e Moovenda che al capoluogo meneghino affianca invece la capitale d’Italia. Sempre da Bologna, viene invece Nonna Box che spedisce direttamente nelle case degli americani scatole piene di leccornie tricolori. Ad unire invece il take away alla crowd economy c’ha pensato invece la milanese Mamau che ti manda direttamente a casa prodotti preparati rigorosamente da chef casalinghi.