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Fino a pochi mesi fa chi avesse voluto pagare i propri acquisti con la carta di credito aveva un tetto minimo di pagamento di 30 euro, al di sotto del quale l’esercente poteva rifiutare il pagamento elettronico. Poi, grazie a un emendamento alla legge di stabilità, in vigore dal 1 gennaio 2016, sono stati introdotti i cosiddetti “micropagamenti”, con l’abbassamento del tetto minimo a 5 euro anziché 30. Ma attenzione: manca ancora la firma al decreto attuativo da parte di 2 ministeri, il Mise e il Mef, col quale l’Italia si conforma pienamente alla direttiva europea (già recepita) in materia di pagamenti elettronici. I termini previsti dalla stabilità sono scaduti il 1 febbraio, e quel decreto ancora non c’è. Tradotto: nessuna sanzione per chi non si adegua agli obblighi.

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I micropagamenti ci sono ma non si vedono

Sui pagamenti elettronici anche l’Italia si sta conformando agli altri Paesi europei e del mondo. Sempre più italiani preferiscono carte di credito e bancomat al contante. Per varie ragioni, ma soprattutto, per ragioni di oggettiva comodità. Nello specifico, con la nuova Stabilità sono state introdotte importanti novità, su tutte l’introduzione dei cosiddetti “micropagamenti”.

Dal 1 gennaio 2016 è scattato l’obbligo per i commercianti ed i professionisti di accettare pagamenti con carte di credito e bancomat anche per piccole somme (caffè, giornali, ecc..) al di sotto i 30 euro: il limite sotto il quale negozi e professionisti sono obbligati ad accettare i micropagamenti, infatti, è sceso a 5 euro.

L’eliminazione del tetto dei 30 euro si inserisce sulla scia della legge del 30 giugno 2014, che prevede l’obbligo di pagamento con carte di credito e bancomat per pagamenti superiori ai 30 euro. Obbligo che ha portato esercenti, studi professionali e artigiani a dotarsi di Pos, i quali non hanno dimostrato molte simpatie verso questo provvedimento. Ma era un provvedimento utile e necessario, in quanto mirava e mira a contrastare l’evasione fiscale.

C’è, però, una via di fuga all’obbligo di legge: nei casi di “oggettiva impossibilità tecnica” gli esercenti possono rifiutare i pagamenti con carta di credito o bancomat.

Pos, la legge (ancora) non punisce nessuno

E quali sono i casi di “oggettiva impossibilità tecnica”? Deve stabilirli un decreto attuativo. Infatti, ogni legge che va a intervenire su un mondo molto vasto, fatto di altre leggi e regolamenti da modificare, direttive europee da recepire e uniformare, richiede ulteriori passaggi prima che divenga pienamente effettiva. C’è bisogno di quelle modifiche ed integrazioni che generalmente in materia di economia e finanza pubbliche vengono predisposte all’interno di un decreto ministeriale ad hoc, cui è affidata l’esatta definizione delle stesse nonché l’attuazione vera e propria. E le disposizioni sui pagamenti elettronici introdotte con la legge di stabilità devono ancora essere definite nei dettagli, nonché integrate dalle previste misure di carattere sia agevolativo che sanzionatorio.

Lo scorso 1 febbraio scadevano i termini fissati dalla legge per la firma del decreto attuativo. Il provvedimento del Ministro Padoan – da emanarsi di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e sentita la Banca d’Italia – dovrebbe in primo luogo stabilire le regole di armonizzazione con la direttiva europea (Regolamento UE n. 751/2015) in vigore in Italia dal 9 dicembre 2015, che stabilisce un tetto massimo alle commissioni interbancarie, pari allo 0,3 per cento del valore dell’operazione per le carte di credito e allo 0,2 per cento per i pagamenti con carta di debito.

Ed ancora, per favorire la diffusione dei Pos, a prescindere dagli importi delle transazioni, prevedere quelle disposizioni di carattere agevolativo (volte a contenere, appunto, le commissioni interbancarie), in particolare per i pagamenti di importo contenuto, ma anche carattere sanzionatorio per gli esercenti che non adempiono, ad oggi impuniti. Sì, perché se andassimo a fare un acquisto o ricevessimo una prestazione professionale e qualcuno si rifiutasse di farci pagare con bancomat o carta di credito non possiamo farci nulla, perché è vero che stanno violando la legge ma non possiamo sperare in alcuna sanzione contro di loro.

Insomma: senza quel decreto la legge non vale, e i furbetti del Pos per ora sono impuniti.