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Qualora qualcuno avesse ancora qualche dubbio, adesso parlano i numeri: #fintech e la sorpresa #bitcoin (ma anche noi di Smartmoney, diciamolo) dominano la classifica degli hashtag più utilizzati nel 2015 su Twitter da protagonisti, addetti ai lavori e anche semplici appassionati del panorama startup italiano. A rivelarlo è un report realizzato per il secondo anno consecutivo da Talent Garden e IBM.

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L’esplosione del fintech in Italia

“Il 2015  – si legge nel report – è stato l’anno dell’esplosione del fintech”. Per il founder e Ceo di Talent Garden, Davide Dattoli, «nel 2015 l’impatto della digital disruption ha investito il mondo dei servizi finanziari, aumentando considerevolmente le conversazioni intorno a quelle startup che si occupano di e-payment, bitcoin e tracciamento delle transazioni».

«La ricerca – dichiara Enrico Cereda, amministratore delegato di IBM Italia – ci conferma il grande fermento sociale sui temi dell’innovazione e del digitale. Mi riferisco a quella parte del Paese che dimostra di avere precise competenze e che sui social dibatte, fa cultura e per questa via contamina a poco a poco l’intero tessuto. Cosa di cui c’è grande bisogno, per colmare i nostri gap e per fare sviluppo».

La classifica degli 8 hashtah più utilizzati dall'ecosistema startup italiano (fonte: TAG-IBM)

La classifica degli 8 hashtah più utilizzati dall’ecosistema startup italiano (fonte: TAG-IBM)

Con il 29% di interazioni, Milano si conferma la «città degli innovatori», seguita a ruota da Brescia (23%) che si piazza davanti a Roma (18%). Sono ancora preponderanti i numeri delle discussioni su Twitter nelle città del nord ma anche le province iniziano a parlare di startup e innovazione. Il Mezzogiorno è rappresentato da Napoli, al 5° posto con il 3%, e da Palermo, quindicesima. Dietro a Napoli si mettono in evidenza Trieste, Vicenza, Firenze, Massa e Cremona.

Così l’Italia ha scoperto il fintech

«Fino a 2 anni fa in Italia pochi sapevano cosa significasse la parola Fintech, l’ecosistema era piccolo, ed eravamo davvero in pochi a scommetterci. Ora la musica è cambiata». Così Mattia Ciprian, founder di ModeFinance, intervistato da SmartMoney aveva commentato lo scenario italiano del settore fintech.

Cosa twittano di più gli uomini e le donne (fonte: TAG-IBM)

Cosa twittano di più gli uomini e le donne (fonte: TAG-IBM)

Se 2 anni fa erano ancora poche decine le startup in Italia, adesso la musica è finalmente cambiata. O almeno dà ottimi segnali. Il fintech italiano nel 2015 non ha certo deluso le aspettative, anzi, tutt’altro. C’è l’eCommerce, che come vediamo proprio in queste ore sta scalando anche nel mercato dell’editoria digitale. Diversificazione, native advertising, o più semplicemente: soldi. Ma il fintech pensa anche ai commercianti “tradizionali”, perché acquisti vuol dire anche pagamenti, mobile payments, un settore dove le nostre startup iniziano a scalare velocemente e a guadagnare fette di mercato anche all’estero. E viceversa inizia a crescere la concorrenza, con l’arrivo in italia di startup fintech, non solo nei pagamenti ma anche nel settore banking.

Ma la vera, grande, cartina di tornasole sono i round milionari chiusi nel 2015 da MoneyFarm, Satispay e Doveconviene: 3 startup, dello stesso settore, nella top ten dell’Open Summit di Milano del 14 dicembre. Tra fondi d’investimento, banche, grandi società, holding finanziarie, a metterci soldi (tanti) sulle startup fintech nostrane sono stati gli inglesi, ovviamente. In Italia la crescita dell’ecosistema prima che del settore procede a piccoli passi, il Regno Unito, invece, in questi ultimi 2 anni si è conquistato il primato mondiale di Regno del Fintech.
E già all’inizio del 2016 sempre gli inglesi sono quelli che hanno investito sul p2p lending di Smartika e che poche settimane fa agli UK-Italy Business Awards hanno staccato un biglietto per Londra per la startup fintech italiana Solo.

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