Tutto è più buono se fritto. Dai supplì alle olive all’ascolana, dai panzerotti al cuoppo: ecco i 10 migliori street food fritti italiani (da cercare nei food truck o rifare a casa)
Inutile prenderci in giro: tutto è più buono se fritto. Sappiamo che proporre la lista degli street food fritti alla vigilia della prova costume è un colpo basso, ma scoprire i piatti più golosi della tradizione “fritta” italiana è anche un modo per disegnare una mappa dei food truck o locali in cui deliziarvi quest’estate. O appuntarsi qualche ricetta da riproporre per una cena estiva, leggera no, ma sicuramente gustosa. Da nord a sud, ecco gli street food che potete preparare a casa o gustare in giro per l’Italia.
1. Panzerotti
Dire “panzerotto” e pensare subito a Bari: quello che altrove viene chiamato volgarmente calzone (in Puglia questa parola indica una torta rustica, più che un cibo da strada), nel capoluogo pugliese è un’istituzione, tanto che Eataly ha dedicato un festival a questo piatto tipico della tradizione barese. Si tratta di un fagotto di pasta fritta ripieno di pomodoro e mozzarella. La cosa più interessante del panzerotto è che accanto alla versione classica, ne esistono mille varianti come quella al gorgonzola e noci con impasto integrale proposta da Eataly.
Per valutare un panzerotto bisogna prendere in considerazione questi parametri: quanto scotta e quanto rischiate di sporcarvi. Il vero panzerotto si mangia a gambe divaricate, con il busto in avanti perché il fumante ripieno a base di pomodoro e mozzarella potrebbe sporcare il più accorto consumatore. Per chi è alla ricerca di un’esperienza verace, raccomandiamo la pizzeria Di Cosimo a Bari. Dopo la morte dello storico fondatore, la pizzeria continua a servire panzerotti molto più grandi di quelli che potrete trovare ad esempio da Luini a Milano (molto più famoso) a solo 1,50 euro. Per rifarli a casa vi servono 1 bicchiere d’acqua (circa 250 ml), una tazzina di latte, 1 cucchiaio raso di sale, 50 ml di olio d’oliva, 1 pizzico di zucchero, 1/2 cubetto di lievito di birra e 500 grammi di farina. Dopo un’ora di lievitazione, lavorate la pasta e formate delle palline da 50 gr l’una che lascerete lievitare fino al raddoppio del volume. Stendete ogni porzione e farcite con pomodoro e mozzarella, o con il ripieno che vi stuzzica di più. Chiudete bene il panzerotto, sigillandone i bordi per bene. Friggeteli in olio bollente. Servite alla temperatura delle fiamme dell’inferno.
2. Pollo fritto e chips
Conosciamo tutti il prodotto: KFC l’ha reso famoso in tutto il mondo. Ma anche in Italia la moda del pollo fritto ha solleticato la voglia di investire di aspiranti food trucker. Ecco che a Reggio Calabria apre The Chicken & Chips, catena in franchising per pollo e patatine fritte, a bastoncini o in forma di chips. Per rifare il pollo fritto a casa potete scegliere di impanare i petti di pollo (magari tagliati a striscioline) o di friggere i fusi interi, dopo averli impanati nel pangrattato.
3. Olive all’ascolana
Le propongono ovunque: dai peggiori pub ai migliori ristoranti. Surgelate o no, c’è solo un posto dove scoprire le migliori olive ascolane d’Italia, ed è dove sono nate, ad Ascoli Piceno. Il sito Cibo di Strada mette al primo posto Migliori Gastronomia Enoteca, con la sua lunga storia gastronomica. Per rifare a casa le olive all’ascolana (olive ripiene con un impasto a base di carne macinata insaporita) dovrete denocciolare le olive. Prendete la polpa ormai divenuta una spirale e mettetela per alcune ore in acqua leggermente salata. Preparate il ripieno, facendo rosolare carne e verdure, aggiustando con vino bianco e sale. Fate cuocere per 20 minuti, passate al tritacarne il tutto e aromatizzate con noce moscata. Aggiungete uova e formaggio, formate una pallina con questo impasto e avvolgeteci intorno la spirale di oliva. Un passaggio nella farina, poi nell’uovo precedentemente sbattuto, e infine un tuffo nel pane grattugiato. Friggetene un po’ per volta per non abbassare la temperatura dell’olio, che deve essere extravergine di oliva.
4. Sgagliozze
Torniamo a Bari, questa volta addentrandroci nella parte vecchia della città, dove potrete incontrare delle donne intente a lavorare intorno a un pentolone pieno di olio bollente, da cui traggono degli splendidi rettangoli dorati. Si tratta delle sgagliozze, ossia polenta fritta guarnita di sale marino. Qui la ricetta è semplice: preparate la polenta, fatela raffreddare e tagliatela a rettangoli, friggeteli e cospargeteli di sale. Jamie Oliver, guru dei fornelli, ha definito questo piatto “Sorprendentemente delizioso”.
5. Pittule
O pasta cresciuta. O zeppole. O pettole. Chiamatele come volete, la sostanza non cambia. Si tratta di pallottole di pasta lievitata molto morbida, fritte in olio bollente. In Puglia, Calabria, Campani a e Basilicata sono un’istituzione. Potete guarnirle con salsa di pomodoro (anche ketchup), vin cotto o una salsa di cioccolato e grappa come proposto dagli chef di Eataly al Festival del Fritto. Per rifarle a casa impastate un chilo di farina, un cubetto e mezzo di lievito di birra, acqua e sale. Per fare delle pittule perfette, assicuratevi di friggerle in olio extravergine d’oliva e di avere questo incredibile strumento.
6. Pizza Fritta
Bello & Buono ne ha fatto un’istituzione, portando a Milano la pasta di pizza fritta e condita con il pomodoro, parmigiano e una foglia di basilico. Dopo aver preparato l’impasto per pizza con acqua sale, lievito e farina, mettete a crescere la pasta e, una volta raddoppiata di volume, friggete le pizzette stese in abbondante olio caldo. Bastano due minuti per lato, finché non diventerà dorata. Appena fritta, mettetela su un foglio di carta assorbente affinché perda l’olio. Conditele e gustatele ancora calde.
7. Supplì
Inchinatevi a sua maestà, il supplì. In perenne lotta con la rivale siciliana – l’altrettanto gustosa arancina – il supplì è una vera istituzione romana. La ricetta classica prevede che all’interno ci sia riso bollito con sugo di carne, lavorato con uova e un cubetto di mozzarella posto al centro, che va a creare, una volta impanato e fritto, il famoso filo. Da questa caratteristica nasce il nome “supplì al telefono”. Supplizio ha fatto del supplì il suo core business, proponendone di dolci e di salati. Si tratta di un piatto di riciclo, come molti dei manicaretti della cucina romana. Prendete del riso bianco, mescolatelo al ragù di carne che – secondo la tradizione – dovrebbe essere fatto con rigaglie di pollo. Mescolate il riso condito ccon un uovo intero, due manciate di parmigiano, sale e pepe. Fate delle polpette oblunghe e metteteci al centro un filetto di mozzarella. Richiudete il supplì e rotolatelo nel pangrattato. Friggete e servite bollentissimo affinché il cuore di mozzarella fili come si deve.
8. Cuoppo di pesce fritto
Da nord a sud, la frittura di pesce servita nel “cuoppo” da passeggio è un grande classico della cucina di strada italiana. C’è chi lo fa con il pesce di lago, c’è chi lo fa con un misto di calamaretti, gamberi, triglie sulla riviera romagnola. Quello che vedete è solo pesce fritto e infarinato: vi serve un buon pescivendolo, una padella con tanto olio e il gioco è fatto.
9. Arancina
Innanzitutto: si dice Arancina o Arancino? L’Accademia della Crusca si è espressa in merito, definendo la versione al femminile più corretta, mentre “arancino” viene declassato a termine dialettale. Ma, ben più importante, la vera differenza a cui fare attenzione è proprio quella tra supplì e arancina. Tutto si gioca col riso. Mentre il manicaretto romano prevede che il riso venga mischiato con il sugo di carne, l’arancina prevede che riso venga cotto con acqua e zafferano, come fosse un risotto, da mantecare poi il burro. Una volta preparato anche il ragù di carne, si prende una manciata di riso e si forma una palla, grande quanto un’arancia, e la si riempie con una bella polpetta di carne al sugo. Una volta ricompattato il tutto, si passa l’arancina in una leggera pastella fatta di acqua e farina, e poi nel pangrattato. Se avete in programma un viaggio in Sicilia, ricordatevi di fermarvi a Dolcemente Piccante, dove potrete provare l’arancina al Nero D’Avola.
10. Sciatt
Concludiamo il nostro misto fritto italiano con le sciatt. Si tratta di piccole frittelle a base di grano saraceno a forma di rana (in dialetto sciatt, da qui il nome) che racchiudono un ripieno di formaggio fuso. Emma Marveggio ha creato lo Sciatt à Porter a Milano, portando nel cuore della città questa specialità della cucina valtellinese. Per rifarle nella vostra cucina, dovrete impastare 300 grammi di farina di grano saraceno con 200 grammi di farina bianca normale. Aggiungete dell’acqua gassata fino a ottenere un composto consistente. Unite il formaggio tagliato a dadini, 2 cucchiai di pane grattugiato, un pizzico di lievito e la grappa. Scaldate abbondante olio in una pentola capiente e, quando inizia a friggere, fateci scivolare l’impasto, un po’ alla volta, aiutandovi con un cucchiaio. Fatene un po’ per volta, altrimenti si attaccheranno. Una volta gonfi e coloriti, scolativi e serviteli con della cicoria condita.