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Lo sapete che in CheBanca! c’è un team dedicato agli Upstream Projects? Ogni giorno definiamo e aggiorniamo i filoni strategici (i cosiddetti “upstream”, appunto), ricercando idee e soluzioni innovative per le esigenze di medio-lungo termine della banca, a partire dalle startup. Idee e startup che ricerchiamo per accrescere davvero il l’ecosistema finanziario, perché sia un bene per tutti gli operatori che ne fanno parte: investire strategicamente nell’infrastruttura, sia essa di instant payment o di identificazione (KYC) della clientela, ad esempio. Se un servizio nuovo migliora in qualche modo l’esperienza del cliente non è importante chi ne sia l’autore.

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2 anni dal Gran Prix, dalla competizione alla “coopetizione”

Come si fa a passare a questo mindset, dalla competizione alla coopetizione? Semplice: allargando la “torta”! Solo così si possono vedere facilmente soluzioni “win-win”. Un esempio: abbiamo solo 3 clienti, gli unici ad avere in casa un fax, unico mezzo per spedirci loro contratti. Credete possa interessare una startup che ha sviluppato un sistema web-based di upload sicuro e veloce, plug&play? Credete ancora che la torta rimanga ferma a 3, o si amplierà a 10, 12?

Come dicevo, ho la fortuna di lavorare all’interno di un team che ha la possibilità di incontrare circa una decina di startup al mese e di creare dei contest – come la prima edizione del Grand Prix – radicalmente diversi da quello che viene proposto periodicamente in Italia. E l’effetto si è visto: impegnare in prima linea middle-top manager a confrontarsi con ragazzi e ragazze su modelli di business, commerciali, normative di settore…

Avete mai visto un evento in cui due diversi dirigenti si contendono il posto per parlare con una startup blockchain di 2 ragazzi ventenni? Da noi è capitato, ed è solo perché la vera differenza la fanno le persone.

Perché ci piacciono le startup

Nel corso della scorsa edizione abbiamo conosciuto ragazzi in gamba, coraggiosi e dediti alla loro idea. Con qualcuno siamo in contatto ancora oggi, ci teniamo aggiornati, e appena abbiamo qualche opportunità interna o esterna sono i primi che sentiamo. Qualcun altro lo abbiamo assunto (Assinnata). Altri hanno avuto la possibilità di conoscersi, scoprendo affinità di soluzioni e possibilità di collaborazione. Con alcune abbiamo avuto un seguito diretto, con l’obiettivo di attingere idee e tecnologia, senza però distogliere la startup dalla sua roadmap di crescita.

Proprio come quando 9 anni fa sono entrato in CheBanca!. La recruiter mi parlò di “progetto di startup nel mondo bancario“. Allora la cosa che più mi colpì e che ancora oggi mi carica di entusiasmo è che qui ci teniamo veramente a quello che facciamo e a coloro che utilizzano i nostri servizi: non sono solo numeri. E questo è nel nostro Dna di ex-startup.

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Cosa vuol dire l’Uk per chi fa fintech

Provate a chiedere a Moneyfarm, per esempio, qual è il valore di arrivare in UK. E questa è una delle possibilità che avranno i finalisti dei CheBanca! Italian Fintech Awards.

Il valore aggiunto di poter provare cosa vuol dire interagire nel quotidiano con professionisti di tutti i campi (dal marketing al legale) che potrebbero non avere come obiettivo primario quello di stare lì ad ascoltarti per valutare un investimento, ma che hanno bene in mente la differenza tra una buona idea e una startup di successo.

Matteo Rossanigo
@matt_rossanigo