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L’impero blu di Mark Zuckerberg

«È un prodigio, è difficile stargli dietro» spiega David Newman, è il tutor chiamato da Edward Zuckerberg per lezioni sulla programmazione. All’epoca suo figlio Mark ha solo 12 anni e sta creando ZuckNet, un programma di messaggistica per mettere in contatto i computer dello studio dentistico di suo padre con quelli di casa. Qualche anno dopo, mentre frequenta la Phillips Exeter Academy nel New Hampshire, sviluppa una piattaforma di streaming musicale. Microsoft offre 1 milione per l’acquisto o una posizione in azienda, ma Mark rifiuta. Il primo dei suoi tanti “no” a big che bussano alla porta per comprare le sue idee.

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Quel famoso dormitorio di Harvard

«Ricordo molto bene la notte che ho lanciato Facebook. Come d’abitudine ero con un amico a mangiare pizza e a studiare scienze. Gli ho parlato e gli ho detto che ero felice di creare una community a Harvard che un giorno sarebbe stata estesa a tutto il mondo. Ma non pensavo l’avremmo fatta noi. Eravamo solo degli studenti. Ora a distanza di anni la cosa che mi chiedo è perché nessun big ha mai pensato di farla» spiega in un’intervista a Business Insider, Zuck.

Il 4 febbraio 2004 sta lanciando Facebook dal dormitorio della sua stanza. Tra l’idea iniziale e quella finale ce ne sono stati di cambiamenti. La prima si chiama CourseMatch ed è sostanzialmente un sito che aiuta gli studenti a scegliere il giusto corso e frequentarlo insieme. La seconda si chiama Facemash e nasce per gioco. Zuck prende le foto dai libri chiamati Face Books, quelli che riportano i nomi e le foto di tutti gli studenti che vivono nei dormitori. Crea un sito, ci piazza due foto e chiede agli utenti di votare la persona più “cool”. La piattaforma diventa subito popolare, tanto che i server di Harvard vanno in tilt. Zuck è costretto a chiuderlo e a scusarsi pubblicamente per la violazione della privacy.

Poco dopo aver lanciato Facebook con l’amico Dustin Moskovitz, si trasferisce a Palo Alto dove affitta un appartamento e lo usa come ufficio. Intanto, da Harvard, il social si estende fino a inglobare le più prestigiose università americane, Columbia, New York University, Stanford, Dartmouth, Cornell, Penn, Brown e Yale.

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“Ci hai copiato”

Zuck finisce nelle aule dei tribunali. Cameron Winklevoss, Tyler Winklevoss e Divya Narendra lo accusano di aver copiato da loro l’idea. Raccontano che Zuck li avrebbe truffati, facendo credere loro che li avrebbe aiutati a sviluppare un’idea, un social network chiamato HarvardConnection.com.  E che poi avrebbe usato il loro progetto per creare un sito concorrente. La causa finisce con un accordo: 1,2 milioni di azioni di Facebook per i fratelli, del valore di 300 milioni di dollari, più altri 20 milioni in cash.

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I primi soldi gliel’ha dati il papà di PayPal

Man mano che Facebook cattura utenti, in poco tempo sono già 500mila gli iscritti, Zuck trova anche i primi finanziamenti. Peter Thiel (PayPal)  investe 500 mila dollari, 85 mila dei quali vengono subito spesi da Zuck per comprare nuovi server. In totale sono 11 gli investimenti di venture capital tra il 2004 e il 2011 (Accel, Microsoft, Mark Pincus, Goldman Sachs, Founder Fund, Greylock Partners…) solo alcuni degli 11 round per un valore di 2,43 miliardi di dollari (fonte Crunchbase).

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Quando stava per vendere Facebook

E i tanti “no” che un ragazzo giovanissimo ha il coraggio di dire rifiutando offerte milionarie di big come Yahoo! ( 1 miliardo di dollari). Viacom (1,5 miliardi), Microsoft (15 miliardi). Un episodio che abbiamo raccontato recentemente fa capire bene come fosse difficile per un giovane non cedere alle pressioni dei big del tech e degli investitori. l primo data 2006. Yahoo! vuole comprare Facebook.  I principali investitori tra cui Accel Partners cercando di convincere che Mark a vendere: «Ogni persona coinvolta nella startup faceva pressione su un ragazzo di 21 anni per vendere. Mark Andreessen (celebre venture americano) ed io avevamo molto legato in quel periodo, si fidava di me. Gli ho detto, “Non vendere Mark, non farlo, non vendere”». Alla fine Zuckerberg non ha venduto e Facebook vale oggi più di 300 miliardi.

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Zuck compra tutti (tranne uno)

Nel 2012, il 18 maggio, il social va in Borsa. L’IPO raccoglie 16 miliardi, record per un’azienda del tech, superato poi da Alibaba, il gigante dell’e-commerce di Jack Ma.  Zuck inizia a comprarsi tutto. Prima Instagram, 1 miliardo, poi Whatsapp, 19 miliardi e ancora Oculus, i visori per la realtà virtuale, per 2 miliardi. Ma c’è chi ha detto no anche a lui. Come Evan Spiegel, fondatore di Snapchat. Mark gli fa un offerta di 3 miliardi nel 2013, ma il giovane, declina l’offerta.

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Mark il generoso

Un anno e mezzo fa ha fatto molto parlare la scelta di Zuck e sua moglie Priscilla di destinare il 99% delle loro azioni di Facebook (oggi valgono 51 miliardi di dollari) alla Chan Zuckerberg Initiative, istituto di beneficenza che lavoro per favorire l’educazione e lo sviluppo della medicina nei Paesi emergenti. Ma già nel 2010 Zuck ha sottoscritto il Giving Pledge, nel quale promette di dare in beneficenza il 50% della sua ricchezza durante la sua vita.

Intanto, i risultati dell’ultimo trimestre, sorridono al papà di Facebook. Gli utili per azione del titolo ($0.77) superano le attese di  $0.62. Ma non è l’unico campo in cui Zuck stupisce tutti. Anche la voce ricavi dei primi tre mesi del 2016 fa sorridere lui e gli azionisti:  $5.38 miliardi, rispetto a una previsione di $5.25 miliardi. Il che si traduce in una crescita del 52% all’anno. Mentre i guadagni della pubblicità incrementano del 57%.

La domanda che si fa ogni giorno

«La domanda che mi faccio ogni giorno è se sto facendo la cosa più importante che potrei fare. Se la risposta non è positiva, capisco che sto utilizzando male il mio tempo e ristabilisco le priorità. Di solito la regola è iniziare dalle cose semplici. Se fai quelle prima, poi puoi fare molti progressi in seguito», dice Mark Zuckerberg.

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