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Project Bloks, i cubi di Google che insegnano il coding ai bambini

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Project Bloks, i cubi di Google che insegnano il coding ai bambini

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Project Bloks ha tre componenti base che permettono di creare un linguaggio simile a quello dei codici informatici e introducono i piccoli alla programmazione

Project Bloks ha tre componenti base che permettono di creare un linguaggio simile a quello dei codici informatici e introducono i piccoli alla programmazione

Scuola
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Lorenzo Grighi
1 lug 2016

E’ sempre più evidente che un’età per cominciare a sviluppare il pensiero computazionale non c’è. Ovvero, non è mai troppo presto per iniziare a programmare. Anche a 5 o 6 anni ci si può cominciare ad esercitare, in modo da essere pronti, una volta cresciuti, a sviluppare nuove idee e progetti. Per questo motivo Google ha creato Project Bloks, una piattaforma che permetterà a sviluppatori, educatori e designer di insegnare ai più piccoli a scrivere i propri, elementari, codici informatici. Il progetto è stato portato avanti in collaborazione con l’azienda di design IDEO, ma per il momento la casa di Mountain View ha fatto sapere di non avere interesse ad entrare nel mercato dei giocattoli.

Leggi anche: Google ha raccolto tutti i suoi programmi per insegnare il coding in un unico sito

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Tre pezzi principali e un “cervello” centrale

Per stimolare i più piccoli e rendere divertente l’esperienza formativa gli ideatori di Project Bloks hanno creato tre componenti principali, che i bambini possono unire in diverse combinazioni per un numero molto elevato di varianti. Il “pezzo” principale è il “Brain Board”, la scatola centrale che riceve gli impulsi dalle altre e permette di coordinarle tra loro, dando energia al resto del sistema. Le altre due componenti sono i “Pucks” e i “Base Board”, che si uniscono per formare in maniera fisica e facilmente comprensibile dei “comandi” simili a quelli che si creano nel linguaggio della programmazione.

Dai blocchi al robot

I bottoni che si compongono indicano azioni molto semplici, come “accendi o spegni”, “sposta a sinistra”, “ruota di 180 gradi”. I “Base Board”, che si trovano sotto i “Pucks”, ricevono l’impulso e lo trasmettono al “Brain Board”, che mette in moto tutto il meccanismo e che a sua volta può essere connesso ad una periferica, come una cassa o un piccolo robot. Mettendoli in fila nelle più svariate combinazioni i giovani programmatori potranno così creare, ad esempio, un sintetizzatore per comporre musica o un modello di disegno geometrico.

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Google e il settore edu

Non è la prima volta che il colosso di Mountain View si rivolge direttamente a programmatori e studenti di coding, infatti poco tempo fa aveva lanciato la piattaforma Computer Science Edu per raccogliere su un unico portale tutti i suoi programmi dedicati a insegnanti e ragazzi. E’ la prima volta, però, che sviluppa “giochi” edu-tech: il problema principale del settore, hanno spiegato, è che richiede investimenti molto importanti. «Immaginate se avessimo molte più persone a lavorare a progetti come questo – dice Paulo Blikstein, direttore del laboratorio di Stanford che ricerca nuove tecnologie per l’educazione – si creerebbero dei ragazzi capaci di pensare in maniera alternativa, fuori dagli schemi più rigidi, senza ostacoli tecnici». Ora che Google ha presentato Project Bloks, resta da vedere l’uso che ne faranno gli educatori e come reagirà l’industria di settore. Intanto l’azienda sta cercando sviluppatori, insegnanti e genitori che partecipino al progetto di ricerca che prenderà il via quest’anno. 

[youtube id=”AuRTS35ouTs” parameters=”https://www.youtube.com/watch?v=AuRTS35ouTs”]

Tags: #CODING #GOOGLE #PROGRAMMAZIONE #PROJECT-BLOKS
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