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È tempo di “aprire” le porte dei Bitcoin a tutti. Questo ha pensato il team di Bitcoin Core, il software libero che deriva dal codice originario scritto da Satoshi Nakamoto. Come? Modificando il modo in cui i cambiamenti del codice sono proposti e approvati. Non solo tecnici, tutti potranno partecipare e offrire idee per aggiungere feature o eliminarle e migliorare la cripto valuta.

Come funziona oggi la modifica al codice

È un processo aperto a pochi e molto macchinoso quello di oggi. Funziona all’incirca così, come spiega il sito CoinDesk. Se un membro della community ha un’idea per un aggiornamento dei bitcoin, può proporlo al resto del gruppo inviando una email con una descrizione di ciò che intende in una mailing list pubblica. Dopodiché la sua proposta passa al vaglio dei membri. Se l’aggiornamento viene ritenuto degno di analisi viene creato un documento (oggi definito BIP, Bitcoin improvement process) che poi viene postato su GitHub, per chi non lo conoscesse è un servizio di hosting per progetti di software. Fatto questo il doc viene discusso da tutti i membri finché il board non trova un accordo: «Nessuno può dire mi piace questa nuova feature. Deve dimostrare che lavora e funziona» spiega a  CoinDesk, Eric Lombrozo, portavoce di Bitcoin Core.

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I limiti di questo modello 

Questo modello non è tutto rosa e fiori, come fa notare CoinDesk. E i problemi nascono soprattutto quando si tratta di cambiamenti che puntano a una modifica del codice. Come è successo per BIP 65, una nuova feature che permette agli utenti di bloccare i bitcoin per un certo periodo di tempo, che ha visto dividersi, e anche tanto, la community. Ritardando di molto anche l’uscita della modifica. E non è un caso che Lombrozo stia già da tempo pensando a dei meccanismi per velocizzare questi processi che oggi risultano un po’ macchinosi secondo CoinDesk. Un altro problema è uno scarso coinvolgimento nei processi di aggiornamento e modifica. Un po’ dettati anche dal mezzo scelto di comunicazione. UN IRC (Internet Relay Chat), un protocollo di messaggistica usato quasi esclusivamente da ingegneri e sviluppatori. Ma oggi l’uso di IRC è calato vistosamente con strumenti più immediati come Facebook e lo stesso Slack, la piattaforma collaborativa per lavori di gruppo: «Il problema più grande è che le persone non sapevano come prendere parte alle discussioni» spiega Lombrozo.

Un canale su Slack per democraticizzare i processi

È proprio quello a cui punta Lombrozo che non a casa ha deciso insieme al team di creare un gruppo su Slack. L’idea è di  trovare così persone interessate all’argomento anche di altri campi, che possono offrire un utile contributo alla causa. per questo motivo Lombrozo sta creando delle figure che si occuperanno di fare una sintesi degli argomenti discussi dal gruppo, in modo che tutti potranno seguire l’avanzamento dei lavori, anche non partecipando in tempo reale. Un modo per svecchiare un po’ il sistema e aprirlo ad altri contributi, finora sono state 145 le proposte di cambiamento e perlopiù sono arrivate da sviluppatori e ingegneri, mentre sarebbe utile analizzare proposte anche di chi ha un how to di diverso tipo. E con Slack Lombrozo pensa di renderlo possibile.

Un processo chiaro per evitare il caos

 È chiaro che l’abilità di Lombrozo e del team sarà di creare nuovi canali di comunicazione, aumentando i membri e allo stesso tempo velocizzando i processi decisionali. Cosa che sembra alquanto complessa. Un’operazione che mira, secondo CoinDesk, a superare un po’ lo stallo attuale con aziende, sviluppatori, business e investitori, che fanno la voce grossa e spesso si fanno battaglia l’un l’altro, senza tuttavia concentrarsi insieme su problemi specifici da risolvere.