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Negli Usa le cinque aziende americane con più soldi in cassa sono cinque protagoniste della new economy. Apple, Microsoft, Alphabet (Google), Cisco e Oracle detengono 504 miliardi in cash, il 30% di tutte le aziende statunitensi non appartenenti al comparto finanziario. Lo studio è dell’agenzia di rating Moody’s. Ma non è (solo) una buona notizia, ecco perché.

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La Silicon Valley corre più delle auto

È la prima volta che accade nella storia dell’economia americana. Il tech mangia tutti gli altri settori e mette 5 delle sue aziende più rinomate in cima alla lista. Non solo Apple, Microsoft, Alphabet, Cisco e Oracle. In classifica, tra le prime 20, troviamo anche Facebook, Intel e Amazon che convivono con altri marchi storici nel settore automotive (Ford e General Motors), farmaceutico (Pfizer) e nel beverage (Coca-Cola).

Nel 2015 l’industria americana ha fatto girare circa 1.680 miliardi, e di questi poco meno della metà, 777 miliardi, vengono dal tech. E il cash totale delle prime 5 aziende è cresciuto dell’1,8%. In cima alla lista c’è Apple che ha in cassa la cifra di 216 miliardi di dollari, mentre Microsoft, al secondo posto,102,6. Seguono Alphabet/Google (73,1). Cisco (60,4) e Oracle (52.3).

Segno meno (3%) di investimenti in ricerca e sviluppo

Ma veniamo alle note dolenti. Come evidenzia il Financial Times nell’articoloUS companies’ cash pile hits $1.7tn”, la notizia dell’aumento di cash detenuto dai big del tech americano non è una buona notizia: «L’incremento sottolinea sempre di più che i consigli di amministrazione sono reticenti a investire in nuovi business, interessati più ad aumentare i dividendi» spiega FT. Il report, infatti, mostra che le spese di queste aziende in ricerca e sviluppo o in nuove infrastrutture sono calate del 3%. Una situazione che rappresenta il primo segno meno negli investimenti dalla crisi finanziaria scoppiata nel 2008.

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Più cash più debiti

Il report mostra anche un altro dato su cui riflettere ed è quello relativo ai debiti delle big company. La crescita del cash maschera un aumento, ancora più rapido del volume dei debiti. Il debito totale è cresciuto dagli 850 miliardi a quasi 6.600 miliardi dello scorso anno secondo uno studio di S&P Global Ratings, riportato da Business Insider. «Il volume dei debiti supera i 50 volte quello del cash nel 2015» spiega David Tesher, responsabile di S&P Global Ratings. Ed è un campanello d’allarme perché “se il debito, da una parte può far girare le ruote dell’economia, averne troppo rappresenta un grosso problema (vedi la crisi finanziaria)” scrive BI.

Il problema delle tasse

Il report spiega poi che circa il 72% del cash delle top five del tech si trova altrove, non in America, ma in alcuni paradisi fiscali in Europa e nel mondo, come evidenzia Siliconbeat: il 93% del cash di Apple è fuori dal continente americano, e anche il 94% di Microsoft, il 59% di Alphabet e l’87% di Oracle: «1,2 trilioni fuori dai confini americani in un tentativo di evitare le tasse da pagare sul rientro dei capitali in US», scrive il Financial Times.

Una situazione quella tra tasse e big della new economy che continua a essere un tema infuocato. Apple è sotto inchiesta della Commissione europea per la sua politica fiscale (vedi gli accordi sulla tassazione con il governo irlandese). Una situazione che potrebbe portare l’azienda a pagare una multa multimiliardaria in due mesi. Mentre sono molto più note le polemiche tra Google e il Fisco di molti Paesi, come l’ultima battaglia legale in UK, riportata da Bloomberg. Il governo inglese accusa Google e altri big della Silicon Valley di sfruttare la loro complessa struttura per spostare il capitale in paradisi fiscali. O i casi, ancora più recenti, in Francia con il raid di un centinaio di inquirenti nella sede principale di Google a Parigi per cercare prove di una super evasione di 1, 6 miliardi di euro, secondo fonti vicine al Tesoro.