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This is not a bank: questo è il punto di partenza su cui si basa Tinaba (acronimo appunto di This is not a bank), un sistema di pagamento e trasferimento di denaro tramite app a cui sta lavorando il gruppo Sator di Matteo Arpe. L’obiettivo: creare un ambiente in cui il denaro non si muove, ma cambia solo etichetta, con transazioni gratuite, via Mobile, e soprattutto attente all’aspetto social. Tinaba s.r.l., società al 100% di Sator Private Equity Fund, mira a diffondere il proprio sistema in tutto il mondo. Per ogni paese ci sarà una banca partner esclusiva: per l’Italia è Banca Profilo.

Matteo Arpe

Matteo Arpe – credits bluerating.com

Crowdfunding e Paga alla romana in un’app

Camilla D’Alfonso, portavoce Tinaba, definisce il progetto non un’app, ma un ecosistema digitale fintech, nato in un momento di grande espansione del circuito di pagamento via smartphone. Il sistema si fonda anche su un’idea social dei pagamenti: Tinaba infatti può essere usato per il crowdfunding o la cassa comune per un regalo o la creazione di un fondo familiare comune. Un’altra funzione social di Tinaba è il Paga alla romana: in questo modo puoi dividere la spesa in parti uguali e pagare il conto con una sola transazione. I partecipanti a loro volta verseranno le quote e riceveranno una notifica per l’avvenuto pagamento. L’app contempla anche trasferimenti per beneficenza e progetti di solidarietà.

Ecommerce bluetooth

Ma l’aspetto più interessante si collega alla parola ecommerce. Se Arpe non esclude che nel futuro Tinaba potrà lavorare anche con gli store online, al momento tra le funzionalità offerte c’è quella di poter pagare in un negozio reale, dove si sta facendo shopping, senza nemmeno andare alla cassa. Si tira fuori lo smartphone, click sull’app che, via bluetooth, invia il pagamento al dispositivo del commerciante. “Stiamo ridefinendo tutte le possibilità dell’ecommerce ma offline“, spiega la portavoce della startup.

Tinaba è gratis

Il valore aggiunto che distingue Tinaba da app di mobile payment come Satispay, HypeJiffy per citarne alcune, è la gratuità. Né l’utente né il commerciante devono pagare fee sulle transazioni. È su questa caratteristica che Arpe punta per conquistare una rapida diffusione e assicurare immediata scalabilità al suo business. Vi chiederete: ma se non ci sono fee, dov’è il guadagno di Tinaba? «Sui servizi a valore aggiunto – spiega Camilla D’Alfonso – le transazioni su Tinaba sono gratis per sempre. Se si sceglie di aumentare le proprie transazioni o di usufruire dei servizi a valore aggiunto di Tinaba, come la profilazione utenti, questi saranno a pagamento».
Inoltre anche la banca partner trarrà un margine dalle transazioni di Tinaba. Innanzitutto potrà raggiungere nuove fasce di clienti a cui offrire prodotti bancari innovativi. Inoltre, scaricando l’app e profilandosi, si apre un conto di monetica presso ad esempio Banca Profilo: l’istituto guadagnerà dalla giacenza di denaro che, come abbiamo detto, rimane fermo, cambia solo etichetta, passando da un portafoglio virtuale all’altro. Inoltre ogni istituto di credito coinvolto potrà sottoscrivere una quota del proprio capitale indicativamente pari al 5%.

30 milioni di euro investiti nel progetto

Nonostante sottolinei di non essere una banca, Tinaba vanta un livello di sicurezza tecnologica analogo a quello dei migliori istituti di credito online. È possibile controllare il proprio portafoglio virtuale in ogni momento. L’accesso all’app è protetto da un codice che l’utente sceglie al momento della registrazione. Operando in partnership con Banca Profilo, Tinaba poi deve rispettare gli stessi criteri di eccellenza e sicurezza.

Al momento l’app, disponibile per iOs e Android, è in fase di test. In questa fase sono state coinvolte 500 persone che fanno parte del gruppo Sartor (che nel progetto ha investito 30 milioni di euro). Ognuna di esse può invitare altre 5 persone nel sistema. Secondo Arpe «tra la fine di settembre e la metà di ottobre l’app sarà disponibile per tutti e da marzo 2017 partiremo con l’espansione internazionale».