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Dopo Foodora anche Deliveroo rischia una battaglia legale sui lavoratori autonomi (in UK)

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Dopo Foodora anche Deliveroo rischia una battaglia legale sui lavoratori autonomi (in UK)

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Uno studio legale, che ha già vinto contro Uber, pronto a lanciare una causa di gruppo e a rimettere in discussione lo status dei rider: “Non sono lavoratori autonomi”

Uno studio legale, che ha già vinto contro Uber, pronto a lanciare una causa di gruppo e a rimettere in discussione lo status dei rider: “Non sono lavoratori autonomi”

Food Tech
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Simone Cosimi
13 gen 2017

Il copione potrebbe essere simile a quello visto con le proteste contro Foodora. Forse peggio. Anche se stavolta non c’è di mezzo l’Italia ma la Gran Bretagna. E un’altra società di food delivery, dallo schema tuttavia simile: Deliveroo. Potrebbe infatti essere la prossima piattaforma a doversi confrontare con una dura battaglia legale.

La sfida in tribunale?

Il punto del contendere è sempre lo stesso. Cioè lo status dei lavoratori di Deliveroo, i corrieri. Sono autonomi o dipendenti? Secondo lo studio legale londinese Leigh Day le restrizioni e i vincoli a loro sottoposti dovrebbero condurre la società a fornire ai rider almeno alcuni diritti di base come un salario minimo orario e un extra per il lavoro nei giorni festivi.

Leggi anche: Dipendere da un algoritmo. Cosa ci dice il caso Foodora sul futuro del nostro lavoro

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Stando a Business Insider, lo studio legale ha dunque annunciato di essere in contatto con diverse persone pronte a lanciare una sorta di class action all’americana, simile a quelle intentate dagli autisti di Uber alla startup di Travis Kalanick in diversi Stati. Il modello di business della principale piattaforma londinese di food delivery, sostengono i legali, è “assurdo”.

I precedenti

In realtà, anche se in Italia la startup guidata da Matteo Sarzana e presente nel nostro Paese a Roma, Milano e Piacenza si è finora salvata, simili proteste erano già andate in scena nel 2015, quando alcuni rider alzarono la voce contro i cambiamenti ai loro contratti e alle paghe. Con una valutazione intorno al miliardo di dollari, Deliveroo è una delle startup londinesi più chiacchierate e ambite: è operativa in più di 100 città e 12 Paesi del mondo.

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Se fossimo in William Shu, Ceo di Deliveroo, terremmo gli occhi ben aperti. Leigh Day ha già vinto una causa nella seconda parte del 2016 proprio contro Uber, quando un tribunale del lavoro decise che i suoi autisti dovevano essere definiti “dipendenti” e a loro attribuiti dei benefit.

“L’idea che i rider di Deliveroo siano lavoratori autonomi e che Deliveroo sia un cliente di ciascun corriere è assurda – ha spiegato Annie Powell dello studio legale – i corrieri svolgono l’unica funzione di Deliveroo, cioè consegnare cibo e bevande dai ristoranti ai clienti e sono strettamente sorvegliati dalla società in quella che è un evidente rapporto lavorativo”. La società ha risposto che i rider guadagnano in media più del salario minimo nazionale e che, solo in Gran Bretagna, arrivano “oltre 10mila candidature a settimana”. Ne vedremo delle belle.

Tags: #CIBO #DELIVEROO #FOOD #FOOD-DELIVERY #FOODORA #MATTEO-SARZANA #TRIBUNALE #UBER
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